Precisa richiesta del bando di concorso per la riqualificazione urbana del Comune di Fonte Nuova era di legare in maniera inscindibile le questioni specifiche alla scala del singolo oggetto di arredo a quelle più generali relative alla delimitazione e definizione dei comparti urbani omogenei e delle zone sensibili. Ciò è certamente stato decisivo nella messa a punto di un’idea guida che ha cercato di riassumere un’aspirazione antica e moderna al tempo stesso: l’unità fra la piccola e la grande scala. Contemporaneamente, la complessità delle problematiche poste dalla specifica occasione progettuale ci ha indirizzato verso la ricerca di elementi metodologico/ progettuali dalla forte ed immediata riconoscibilità figurativa e spaziale.
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Piazza Varisco, sistema integrato di pensilina autobus e accesso ai garages sotterranei
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Piazza Padre Pio, vista generale
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Partendo da queste premesse, infatti, è stato proprio lo studio del territorio ha svelare delle inattese geometrie, affioranti dalla compagine urbana e dal modellato arcaico e consolidato del circostante paesaggio. Triangoli, cerchi, quadrilateri ed assialità, già presenti1 e profondamente incastonati nel tessuto urbano della cittadina, si sono così allineati alle plastiche masse dei covoni che punteggiano l’adiacente paesaggio agreste della campagna romana; facendo affiorare nella nostra memoria le stereometriche volumetrie lecorbuseriane. Il presente progetto muove proprio dalla suggestione dei ‘volumi sotto la luce’ che, in sinergia con le altre tracce evocative presenti sul territorio (acqua/fontanili, torri, scavi archeologici, etc.), si stagliano sullo sfondo delle seguenti riflessioni, suggerendo la difficile scommessa di una loro trascrizione architettonica. Geometrie e volumetrie elementari, dunque, che a nostro avviso vanno semplicemente portate alla luce e fatte affiorare all’interno del corpo urbano, divenendo elementi figurativamente riconoscibili nell’organizzazione dell’arredo urbano e soprattutto della qualità dello spazio pubblico.
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Piazza Aldo Moro, vista generale
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Anche una sommaria analisi delle cortine edilizie della cittadina, infatti, mostra come un caotico affastellamento di vari sistemi di delimitazione della proprietà sia pubblica che privata (dissuasori, catenelle, segnaletica di vario tipo, segna sosta, paletti, spazi ambigui, ringhiere, muretti, cambi di quota e differenze di pavimentazione), anziché restituire una sezione urbana unitaria, produca un mortificante inquinamento visivo e un devastante effetto ‘labirinto’ capace di ridurre drasticamente la vivibilità dello spazio pubblico. Questo affastellamento di segni generato dall’ossessione di delimitare lo spazio genera un assetto urbano che riproduce meccanicamente le logiche del catastale ed individua un problema che va ben oltre la dimensione specifica di questa singola occasione concorsuale. Di conseguenza, la strategia di progetto articola una riqualificazione per ‘punti’ e per ‘linee’, simultaneamente associata ad una capillare rimozione degli elementi di degrado della qualità urbana, denominati ‘fattori erosivi’.
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Piazza Varisco, intervento puntiforme tipo di ‘riforma’ Piazza Padre Pio, intervento puntiforme tipo di ‘completamento’
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Piazza Aldo Moro, intervento puntiforme tipo ‘ex-novo’ Planimetria generale con gli interventi pilota su un segmento di comparto urbano omogeneo e indicazione dei principali movimenti di suolo
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In particolare, gli interventi ‘lineari’, ispirati alle tematiche dei woonerf olandesi, abbracciano il sistema strada-marciapiedi, inglobando tutti gli slarghi e gli spazi residuali adiacenti, e definendo diverse tipologie di comparti omogenei. Essi si strutturano secondo un principio di riappropriazione della scena urbana, attraverso misurati movimenti di suolo e contrazioni-dilatazioni del rapporto fra lo spazio pubblico e quello privato ed individuano sostanzialmente una azione di riqualificazione della sezione stradale e delle sue attuali criticità.
GF Università ‘Mediterranea’ di Reggio Calabria
Il progetto presentato, classificatosi primo, è stato elaborato con l’arch. Marina Cimato (capogruppo) e l’arch. Agata Conte, con la collaborazione di Mario Covello e dell’arch. Francesco Miroddi (consulente).
1. Ci riferiamo al triangolo che racchiude l’ampia porzione di tessuto urbano individuatoda via Nomentana, via IV Novembre e via Valle dei Corsi; alle sinuose curvature che orga
nizzano l’espansione urbana ad est di via Nomentana; alla precisa disposizione ‘quadrata’ regolata dalle tracce di centuriatio affioranti lungo la via Palombarese; alla possibile futura rilevanza urbana dell’incrocio ‘cardo-decumanico’ definito da via Santa Lucia e via Salvatoretto con la via Nomentana.
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www.archeoclubitalia.it Archeoclub d’Italia movimento di opinione pubblica al servizio dei beni culturali e ambientali
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Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori
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