Un ponte a più dimensioni. Sul Po presso Cremona: il più lungo in Italia, verso un’oasi naturale protetta

Sul Po presso Cremona: il più lungo in Italia, verso un’oasi naturale protetta

Progetto Arch. Giancarlo Marzorati
Testo Luca Signorelli

Il progetto e la realizzazione dei ponti di solito è affidata agli ingegneri: vi sono pochi architetti cui è concesso di esercitarsi su questo terreno, e tra essi il più noto è lo spagnolo Santiago Calatrava, che definisce strutture dal sapore “organico” in cui le linee di forza sono evidenziate come collegamenti tra viadotti e archi variamente conformati, posti in verticale o inclinati, con piloni che a volte ricordano la positura delle colonne vertebrali.
Anche Giancarlo Marzorati ha potuto esprimersi su tale tema con questo progetto per un ponte da erigersi sul Po: il terzo presso Cremona.
Ha due caratteristiche che lo rendono eccezionale: la campata libera è la più lunga in Italia, 250 metri circa, ed è ottenuta con una originale struttura di sostegno mista: con i due piloni che reggono un sistema a “ponte sospeso” collaborano due archi strallati che convergono in alto, nella parte mediana.

Rendering del ponte.

Alle molteplici corsie stradali si affiancano i viali ciclabili e quelli per i cavalli. La struttura è duplice: a “ponte sospeso” e ad archi strallati. Si notano le capsule che ospitano il ristorante e il punto di osservazione faunistico.

 Nel riquadro, la specie rara dell’albanella.

In pratica si tratta di due ponti fusi in uno. I piloni che reggono la fune di sospensione sono aperti a compasso e rivestiti in cotto: un materiale consono al genius loci. I due archi sono in acciaio. Il sommarsi di questi due sistemi strutturali accentua del ponte la dimensione longitudinale. Mentre infatti l’estetica dei “ponti sospesi” tende a privilegiare la verticalità dei piloni di sostegno, qui a Cremona il complesso strutturale diventa un articolato slancio in avanti compiuto con l’elaborata complessità che si ritrova nel movimento composito e strutturato di un organismo biologico, quale potrebbe essere il balzo di un levriero in corsa, con le tante diverse sezioni delle zampe e del corpo che si muovono in modo armonico, riportando la loro pluralità nell’unicità del gesto: perché la natura fa sempre tutto in modo sovrabbondante. Come avviene nel caso delle torri-antenne visibili in molte città, da Francoforte a Ottawa, che reggono in alto capsule belvedere spesso dotate di ristorante, così che la struttura elevata diventa occasione per godere di una vista globale
sull’intorno, allo stesso modo qui sul Po il progettista ha scelto di rendere “praticabili” i piloni di sostegno appendendo, sotto ciascuna delle due travi che li uniscono, un’ampia cabina. Delle quali, quella sospesa sopra l’imboccatura del ponte verso la città ospita un ristorante; quella sull’altro lato, verso l’oasi del parco naturale, ospita un punto di osservazione sulla fauna locale, dove è cospicua la presenza di un rapace ormai raro e protetto: l’albanella.

In alto, la vista prospettica evidenzia la città di Cremona a destra e l’oasi naturistica a sinistra. Si nota la scala che si avvolge sul pilone inclinato. In basso, vista interna del ristorante panoramico. Pagina a lato: prospettiva centrale, in evidenza la duplice struttura a “ponte sospeso” e ad archi strallati.

LA PAROLA PRIMA DELL’ARCHITETTURA

È l’ultima nata in casa Di Baio Editore: una collana di agili libri da “mettere in tasca” basati sull’acronimo CREDERE, come scrive il Direttore, Arch. Gjlla Giani, a “sottolineare il percorso virtuoso di un professionista che nelle sue opere testimonia Creatività, Ricerca, Esperienza, Documentazione, Etica, Rispetto – quindi conoscenza del territorio – con le sue valenze Ecologiche”. La Collana presenta i lavori e la genialità dei più rappresentativi progettisti di oggi, in modo scorrevole, sinottico, comprensivo: si legge come un “biglietto da visita completo ed esaustivo”. Recentemente è uscito Giancarlo Marzorati. Oltre la forma (160 pagine, 9,90 euro): presenta una quarantina di opere (molte realizzate, altre in definizione) che il progettista sestese ha ideato negli ultimi dieci anni. Dal restauro di Villa Torretta a Sesto San Giovanni, all’Auditorium di Milano; dai vari Multicinema agli imponenti complessi residenziali, quale Santa Monica a Segrate; dalla Torre Sospesa al fantasmagorico Aquardens di Pescantina (principale centro termale italiano); dal centro di acco
glienza Giovanni Paolo II a Roma, all’imponente Mediapolis, al Ponte sul Po, alle nuove porte della città… l’architettura è esplorata in tutti i suoi registri.

Per l’accesso a tali punti belvedere scorrono due ascensori panoramici sul lato esterno dei piloni inclinati, attorno ai quali si avvolge la scala. Ed ecco che la complessità del ponte si arricchisce ulteriormente: la sua figura a compasso gli conferisce un poco il volto del luogo di passaggio che definisce un limite, e diventa una “porta della città”. Le due capsule belvedere evidenziano la vocazione turistica del luogo: così il ponte si protende verso un’oasi naturale protetta e allo stesso tempo offre il modo per osservare tale ambiente dall’alto (a portare a compimento tale vocazione, lungo il ponte si trovano corsie specializzate per le biciclette e altre riservate a chi pratica lo sport ippico. Quello dell’ascensore esterno in funzione turistica non è un tema nuovo: è in un certo senso assimilabile a quello della funivia o della cremagliera. La differenza è che tali impianti sono tipici dei luoghi montani o comunque dei pendii naturali, mentre qui il pendio è quello dei piloni che formano il profilo scenografico di una gigantesca “A”. Sono ascensori che mettono a frutto la dimensione verticale del ponte. 

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