Firenze: I progetti di Mario Botta in Mostra
Dodici plastici in legno e tante immagini, schizzi, fotografie, poste su lunghi espositori neri collocati diagonalmente sulla pavimentazione scura. Bianco su nero: la traccia dell’architettura contemporanea di Mario Botta risalta con la stessa evidenza dei gessi, negli augusti ambienti della gipsoteca. La mostra «Mario Botta: "Preghiere di pietra" Architettura
«Di fronte al disagio delle incerte frontiere della nuova urbanizzazione – continua – la città storica, caposaldo della vecchia Europa cristiano-occidentale, ultimo baluardo di riferimento rispetto alle grandi istituzioni dell’uomo attorno alle quali è maturata la nostra coscienza collettiva (la chiesa, il museo, il teatro, la biblioteca, il mercato, la piazza…), pone continui interrogativi rispetto alle attuali architetture ormai orfane di un contesto e di una centralità. Per questo prive di credibilità, autorevolezza e della forza di un significato simbolico». Sono parole che indicano come l’architettura contemporanea abbia necessità di significato e come la chiesa sia il luogo per eccellenza ricco di significato: per il credente, ma anche per il mantenimento dell’identità storica della società e della città. L’opera di Botta affronta il cruciale passaggio nella modernità di un luogo che necessariamente resta fortemente legato a una tradizione antica. E lo fa con la capacità di rendere nelle forme quasi astratte della purezza geometrica il lascito dei secoli. Nella ricerca di un linguaggio capace di conciliare il filo della memoria e dell’identità con l’emergere di sensibilità nuove, spesso lontane e, probabilmente, solo apparentemente estranee. Un nuovo radicamento, insomma, che la mostra, curata dallo stesso Botta con Gabriele Cappellato, Massimo Lastrucci e Marco Meozzi, rende nella sua interezza grazie all’accostamento tra le nuove architetture e i gessi dove si ravvisano momenti cruciali della storia dell’arte.
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