Fernando Miglietta


Spazi del futuro/Città e nuovo millennio

Quando si parla di ‘altro spazio’ ci si riferisce ad uno spazio alternativo, ad uno spazio che non c’è, ad uno spazio invisibile, che immaginiamo, che è nei nostri desideri, ad uno spazio che vorremmo costruire; comunque ad uno spazio altro, un luogo in cui ritrovare identità e valori, percorsi e sentimenti della nostra storia, della nostra esperienza sociale ed umana. Uno spazio altro, confinante sempre più con lo spazio della lontananza, lo spazio dell’utopia, lo spazio dei nostri desideri. Quanto volte abbiamo immaginato uno spazio diverso, in grado di esprimere i nostri bisogni. Una città, una casa, degli oggetti in cui riconoscersi con il proprio destino. Viviamo, invece in città prive di immagine, di riferimenti simbolici, di architetture di qualità. Le città sono sempre più anonime, alienanti, invivibili. L’arte è sempre quella del
passato, mai del presente; una storia che anticipa puntualmente un futuro assente. Le città d’arte sono sempre quelle storiche, la contemporaneità sembra tutta da abolire, da rimuovere. Sempre e comunque, il Novecento pare non lasci traccia; i suoi segni appaiono deboli, non convincenti, a volte retorici, vere e proprio enunciazioni corali di regime. Si impone ai nostri occhi la città del non senso, dello spiazzamento culturale ed esistenziale, la città da cui fuggire. La città dialettica, democratica, la città dell’arte, diviene sempre più un’utopia. Non c’è più spazio per la creatività. L’immaginazione appare ininfluente come la stessa idea di città.

Abitacolo. La fabbrica estetica
Abitacolo. Città Opera d’Arte

Il mercato vince sulla cultura della città. Eppure, si costruisce, si pianifica; le città si modificano continuamente, grandi aree vengono compromesse, snaturate, riconsegnate a disegni faraonici, a investimenti e speculazioni lucrose. Nuove volontà pubbliche e private regolano e anticipano il destino delle città. Mutazione e diversità sono state due costanti storiche nella formazione della città; la città moderna pare invece aver dimenticato proprio questa caratteristica alimentando processi di edificazione elefantiaca secondo i modelli di un linguaggio ripetitivo e ossessivo. Solo una città che nasce dall’arte può avere un futuro; la città del domani si costruisce con l’arte. Solo l’arte può costruire la città dei valori, la città delle differenze, la città della creatività diffusa. E di arte e di architettura di qualità dovranno nutrirsi le città del domani nel loro processo di riqualificazione urbana e ricostruzione territoriale, dai centri antichi alle periferie degradate. Dinanzi alla retorica monumentale, alla insignificante riproposizione di stilemi del passato e la affermazione negativa della babele di forme e linguaggi anonimi ed insignificanti, è necessario nel nuovo millennio promuovere un progetto di contaminazione della qualità architettonica in cui riaffermare accanto ad una nuova idea di città, forme altre, dissacratorie, eretiche, di nuova creatività. È giunto il momento di ripensare le città come organismi viventi, in armonia con la natura. Nei prossimi decenni la comunicazione in rete trasformerà anche gli spazi urbani e l’esplosione migratoria creerà altre complessità e mutamenti epocali. Nuove forme di città disegneranno il nostro futuro.

Città Opera d’arte

La storia della città è storia dell’arte, ossia storia degli oggetti dal valore artistico e simbolico. Oggetti che generano la formae la struttura della città. Attorno alle relazioni tra arte, città e oggetto ruota il futuro della qualità dello spazio urbano; la sua attuale crisi è, appunto, la crisi dei rapporti tra creatività, architettura e città. Un rapporto che nella storia
ha prodotto invece esempi di città d’arte e singolari architetture. Lo spazio della città, così come per altri versi lo spazio della casa, è dunque, spazio di oggetti relazionati, di pieni e di vuoti, che si distinguono per qualità, per ‘differenza dell’arte’, perché fanno riferimento a regole d’arte. Una differenza di valore che, come spesso è accaduto nella storia dell’umanità, può generare l’opera d’arte, in alcuni casi città d’arte. Che cosa sarebbero, allora, città come Roma, Firenze, Parigi, senza le loro cattedrali, i loro monumenti, le storiche architetture, senza quella ricchezza di piazze, fontane, sculture; senza, cioè, quegli oggetti d’arte che le identificano e le rendono riconoscibili? Certamente città anonime, con un corpo ma senza anima, luoghi effimeri, spazi dell’alienazione umana ed esistenziale come gran parte
degli spazi urbani contemporanei: appunto non-città, non-luoghi, sempre più periferie. Ma non bastano gli oggetti a migliorare la città se non sono urbanisticamente organizzati; la bellezza della città è anche il suo disegno, la sua forma, che a volte può anche non corrispondere alla qualità artistica dei suoi componenti. È quindi, la qualità dei segni storici, il loro costituirsi e affermarsi nell’impianto urbano che influenzano la progettazione del nuovo, lo sviluppo delle città, il futuro stesso delle città. Ma la città oggi è anche una ‘complessa macchina linguistica’ in cui all’oggetto artistico si è contrapposta l’immagine pubblicitaria, ai luoghi di incontro la ‘piazza telematica’, alle relazioni di umanità di un tempo un sistema di informazioni e di comunicazione multimediale. Una grande comunità di forme e linguaggi aperta alla contemporaneità che rilancia con forza l’utopia di una città come un’immensa opera d’arteproiettata a delineare l’idea di un futuro diverso, di un’alternativa possibile. L’arte della cittàsi impone, dunque, come arte nuova, l’arte delle arti, in un sistema della comunicazione che si alimenta nei laboratori creativi della contaminazione e degli attraversamenti, e per questa sua complessità capace, finalmente, di riconquistare l’alfabeto estetico di una nuova alleanza tra natura e artificio, tra città e ambiente Una alleanza capace, forse, di restituire valore alla città e all’ architetturacome forma d’arte.

Fernando Miglietta, Laboratorio Città delle Arti, ‘Architetture e progetti di spazi pubblici –
Nuovi paesaggi contemporanei nelle città italiane’

La fabbricaestetica. L’Arte dell’Architettura e della Città

La città è opera d’arte che appare e scompare, con noi, con il nostro sguardo, la memoria, la percezione del futuro.
La città è opera d’arte totale, collettiva, a cui tutti partecipiamo coinvolti nel palcoscenico delle infinite illusioni e delle inquiete certezze. La città è teatro della nostra vita, dei mutamenti e delle diversità del mondo; spazio psichico di solitudini e affollamenti, di forme e linguaggi, di idee, sogni e utopie. La città è forma complessa; la sua mutazione è il suo divenire, il suo futuro la tutela della sua identità, della sua struttura fisica quale valore emblematico di una cultura. Il pensiero umano genera la sua forma, e le sue forme a volte agitano altri pensieri, altre forme. Eppure, ogni città è rimando di altre città, di altri luoghi, di città che si richiamano, si rincorrono, agitano forme e segni della nuova globalità urbana; si abitano, si parlano, quasi a costruire un mondo di città in cui è bello tuffarsi per ritrovare le ragioni di un’idea urbana. La città è rappresentazione, è movimento continuo, è continuità di immagini, segni, oggetti che suscitano visioni, quasi costruiscono una città di città. La città è visione infinita, è nuovo orizzonte di idee, è spiazzamento prospettico, è creatività. La città è Arte, è Architettura del mondo. Ecco, l’arte della città, l’arte di costruire la città, la sua bellezza, il suo fascino, la sua seduzione. La città è fabbrica estetica, costruzione di unità e differenze, spazialità di luoghi e non luoghi, attraversamenti e contaminazioni, interferenze e sovrapposizioni. Ma ogni città è anche ogni altra città. È l’arte di costruire vuoti e pieni dell’identità collettiva. La città oggi più che mai è complessità, di nuovi segni di ‘medialità comunicative’, articolazione e complementarità di subidentità. Ecco, allora, la città cinematografica, con la sua arte urbana, con il suo potere di dissolvimento e compenetrazione, con la sua forza comunicativa e la sua capacità di reinventarsi e, tuttavia, in grado ancora, da un lato, di narrare luoghi, storie e emozioni, dall’altro, di rinnovare
l’esperienza estetica tra arte, architettura e nuove forme della spazialità metropolitana. L’arte di costruire la città, lancia così, tra memoria e futuro, la sfida progettuale di una nuova dimensione estetica che, nella complessità di una condizione plurale, ritrova nuovi temi per ripensare i luoghi della alienazione contemporanea e disegnare il futuro.

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Archeoclub d’Italia
movimento di opinione pubblica
al servizio dei beni culturali e ambientali

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