Felicità e tradizione

Vivere felici in un rustico

Recuperare il vecchio abbeveratoio e cercare una testimonianza del passato, quindi a ricordare quel frammento di felicità che portava un tempo l’uomo e il suo animale a bere un sorso di acqua dissetante.

Tre fratelli hanno ricavato in una casa torre gli appartamenti in cui ora vivono, recuperando il fienile e condividendo il portico con gli spazi comuni.

Sergio Rossi, architetto milanese, adora Bagolino, un paese in montagna che confina con il Trentino, non lontano da Salò, Desenzano e il Lago d’Idro.
Bagolino conserva intatti sia il tessuto medievale, sia le antiche tradizioni artigianali: la lavorazione del peltro, l’intaglio del legno, la tessitura dei tappeti, tutte attività di cui i “bagossi” (così si chiamano i suoi abitanti), sono molto fieri.

L’abbeveratoio è il luogo ove si conducono gli animali domestici a bere e anche la vasca o il recipiente contenente l’acqua con cui gli animali si dissetano.
Gli abbeveratoi talora consistono di semplici canali di tavole o tronchi di albero, ma più spesso in impianti in muratura, che in passato, specialmente nelle piazze e nelle vie di grande traffico, prendevano dimensioni ed aspetti notevoli, con ornamenti architettonici, epigrafi, stemmi, sculture e simili. Molto spesso è presente, murata nel punto dove zampilla l’acqua, una pietra levigata che reca inciso l’anno di costruzione del manufatto. Nelle costruzioni rurali gli abbeveratoi, situati per lo più nei cortili e nelle aie, sono generalmente di pietra, o scolpite in un sol blocco o come in questo caso con lastre tenute insieme da forti grappe in ferro.

“recuperare…
…memoria”

La sua filosofia è il recupero, ove sia possibile, delle strutture preesistenti, integrate da rifacimenti e completamenti in linea con la tradizione, rallegrati però da arredamenti giovani dai colori vivaci. Uno di questi progetti riguarda una casa a torre, posizionata ai margini dell’abitato, in località Salvì, detta così perché fu l’unica ad essersi salvata dall’incendio del 1779 che rovinò e decimò gran parte delle case. La primitiva costruzione era un edificio rustico, utilizzato come stalla o fienile.

Nell’appartamento del terzo e quarto piano vi è una scala che fa da
schermo divisorio in entrambi i piani: sotto, tra zona pranzo,
cucina e soggiorno, e sopra tra zona camino e studiolo.

La cantina posta sotto la strada attuale, i contorni in granito di una porta e di un finestrino a piano terra e le parti in muratura estena in pietrame ai piani più bassi. Al corpo di fabbrica esistente, abbassato per ritornare alle proporzioni
originarie, è stato aggiunto un secondo corpo che ne ha raddoppiato il volume. Inoltre, gli intonaci di facciata presentano volutamente tipologie e colori differenti. Alla base del nuovo corpo, c’è ora un ampio porticato, realizzato avvalendosi di tecniche costruttive locali tradizionali. Oltre ad architravi in legno per le finestre ed a cantonate in granito, sostenuta da una struttura portante principale in travi di ferro, è stata creata una soletta di copertura con travi di legno.

Imbuto affine a imbibere imbevere,
ma i più traggono da una radice
Ambh, Amb gonfiare; i Latini fecero
Imbutum (in Varrone) specie di vaso.
Piccolo strumento fatto a campana
con un cannello in fondo, che si
mette nella bocca dei vasi per versarvi
il liquore, acciocchè non si sparga.

“tutti insieme…
appassionatamente”

Incorniciato da un’arcata nel piccolo giardino è stato posizionato un abbeveratoio. Si tratta di un vecchio manufatto recuperato scavando nei pressi di un fienile nei dintorni. Per realizzare il condotto di adduzione dell’acqua si è pensato ad un tubo in bronzo ricurvo. Il porticato, una lavanderia ed una taverna costituiscono le parti comuni che tre fratelli e le loro famiglie, condividono distribuendo le proprie zone abitative sui tre piani e mansarda di cui è composto
l’edificio.

I colori primari giallo, rosso e blu, in vari toni, sono il leit-motiv che
continua in tutta la casa.

I 140 mq. che costituiscono l’appartamento più alto sono su due livellimessi in comunicazione internamente da una scala centrale, segno forte del progettista. Al livello inferio
re, posto al terzo piano, costituisce l’elemento divisorio tra la zona soggiorno e la zona pranzo cucina. Le pedate e le alzate in legno listellare di faggio richiamano le sedie, fatte dal padrone di casa in faggio evaporato. Il tavolo è di recupero, come la vecchia credenza azzurra portasecchi. Il pavimento, in graniglia di vari colori a disegni geometrici, corre anche nelle camere da letto.

 

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