Etnico e high tech


È UNA GRANDE CAPACITÀ DI MESCOLARE IL DESIGN PIÙ OCCIDENTALE CON GLI ARTIGIANATI PIÙ LONTANI CARATTERIZZA QUESTI SPAZI DOVE SI MIMETIZZA UN’ALTA TECNOLOGIA DOMESTICA
Appartamento nel centro storico di Milano. Decorazioni di Vincenzo Palumbo. Servizio di Gabriella Anedi. Foto di Athos Lecce.

E’ il primo mobile che si vede entrando in questa casa. Una libreria dove i libri, se hanno a volte sostituito i viaggi, hanno dato le chiavi di lettura per comprendere culture anche lontane. Un approccio fortemente razionale per Giuseppe Mascitelli che, non a caso, proviene dagli studi di filosofia, più precisamente filosofie orientali. Una laurea conseguita all’Università di Urbino quasi vent’anni fa e che lo ha portato poi a Milano in mondi diametralmente opposti a quelli di partenza. Una passione per lo spettacolo, per il cinema, ma anche la voglia di un metodo di indagine rigoroso. Ora, Giuseppe Mascitelli, amministratore delegato di Alboran e di Mediolanum Comunicazione, è uno dei massimi esperti di tv via internet e, al recente Futurshow di Bologna, ha presentato Black Cube, il nuovo format multimediale di Alboran. Questo mondo così smaterializzato trova però il suo equilibrio più emotivo negli arredi, caratterizzati tutti da forti connotazioni tattili o cromatiche. Sia nella sede di Alboran, sia nella casa, emerge questa predilezione per i segni evocatori di luoghi anche lontani. Qui si nota questa attenzione nella scelta dei tappeti etnici o di arredi asiatici: singolare è il tavolino, collocato nella veranda e ricavato da un letto originario di Bali montato su rotelle. Come conciliare etnie e tecnologie? “Essere circondato da questi oggetti mi garantisce il continuo rapporto con le culture di tutte le latitudini. Sembrerebbe, la mia, la casa di un grande viaggiatore e lo sono anche se torno spesso negli stessi luoghi. Anche nei cibi amo mescolare sapori provenienti da diverse regioni del mondo e per questo mi sono attrezzato con una cucina di elevate prestazioni per poter comodamente organizzare cene per gruppi anche numerosi. Credo che oggi, a Milano, tutto il mondo sia presente e per questo amo vivere nel centro storico che mi rende tutto così immediatamente prossimo.

Benché molto bassa, la seduta sui divani rende comodissime le cene con gli amici favorendo la conversazione. La veranda si apre sulla terrazza dove gli arredi in giunco, legno e vimini conferiscono un carattere esotico: una sorta di evocazione di quei mondi fatti propri dai coloni dell’800. Molto originale è la credenza indiana con vivaci inserti di ceramiche policrome accompagnate da comodi poltrone e sgabelli. Il verde poi è particolarmente curato con risultati quasi da clima mediterraneo. Una grande capacità di mescolare il design più occidentale con gli artigianati più lontani caratterizza questi spazi dove si mimetizza un’alta tecnologia domestica. Non mancano infatti in questa abitazione l’home theater, impianti hi-fi e computer stante l’impossibilità di staccare completamente vita e lavoro, però questa commissione è a doppio senso perché, nella sede di Alboran, tra gli uffici, i ca vi e le decine di schermi sempre accesi si nascondono una cucina, una cuoca e una dispensa. Questa tendenza a spezzare limiti e classificazioni va in direzione di una progressiva invasione del tempo lavorativo nella vita privata o in quella di una maggiore umanizzazione del tempo riservato al lavoro? Certo è che si registra nelle categorie professionali più creative, dove il coinvolgimento personale e le motivazioni annullano l’antica maledizione o le più recenti alienazioni della società industriale. Un segno dei tempi che questa, come altre case, vanno interpretando con accenti sempre diversi, modelli con cui confrontarsi interrogando anche gli oggetti della vita quotidiana. Una porta a due battenti rivestita in legno leggero come una scenografia apre la prospettiva verso la grande libreria che occupa l’intera parete del soggiorno.

 

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