editoriale

Tratto da:
Case di montagna n°50
Editoriale
 

CASE DI MONTAGNA
La storia della nostra architettura, dalle Alpi al Gran Sasso, dalle Dolomiti alle falde dell’Etna, è particolarmente ricca di stimoli progettuali. Ancora oggi, nonostante le nuove tecnologie e i nuovi materiali a disposizione, possiamo attingere alle tradizioni, ai costumi ed alle usanze di chi ci ha preceduto ed ha saputo affrontare, prima di noi, una realtà come quella alpina, splendida ma indubbiamente difficile. Per questo motivo, nonostante i nuovi materiali e le più avanzate tecnologie, quando affrontiamo un intervento architettonico in montagna, non possiamo dimenticare la sapienza costruttiva che ci è stata tramandata dai nostri predecessori (fatta anche di abitudini, di vita quotidiana e vecchi mestieri) sia che si tratti di progettare una casa ex-novo che di ristrutturare un vecchio fienile. Come il camino, fulcro della casa, può assumere forme diverse a seconda del luogo in cui si trova, così altri elementi, come il tetto, le scale e le decorazioni, hanno assunto caratteristiche diverse a secondo della loro collocazione territoriale e storica. Se vogliamo che la nostra casa abbia un’anima, dobbiamo rispettare le diverse tipologie, adeguandole alle esigenze moderne. Mantenere all’interno di una abitazione la suggestione dell’ambiente circostante significa portare rispetto all’architettura alpina tradizionale, ma anche offrire un modo di vivere e di abitare in sintonia con l’ambiente e con sè stessi. In questo modo, interno ed esterno diventano lo spec-chio di un unico e coerente percorso progettuale in cui il tema del recupero diventa protagonista.

OPINIONI
Roberto Lorenzani
Viaggiatore ed esploratore parmense ha compiuto, in ogni parte del globo, viaggi e spedizioni che hanno richiesto un elevato impegno organizzativo e fisico.

“Vivere a contatto con la natura, – sostiene lo stesso Lorenzani- soprattutto se si riesce ad allontanarsi dalle affollate località turistiche, è sicuramente positivo. Cogliere l’occasione per fare qualche escursione (naturalmente sempre rapportata alle proprie possibilità fisiche-atletiche) contribuisce sicuramente al raggiungimento della tranquillità interiore e può influenzare la nostra personalità. La montagna è per eccellenza l’ambiente ideale per confrontarsi con se stessi e alcuni giorni dedicati anche solo a lunghe passeggiate possono migliorarci fisicamente e psicologicamente.”
Cristoph M. Fingerle
Si laurea nel 1978 all’Università di Innsbruck e apre una studio professionale a Bolzano nel 1981, iniziando una serie di realizzazioni nel campo della ristrutturazione e dell’arredamento d’interni.
Organizza una serie di convegni e mostre a partire dal 1985, come responsabile per le attività culturali dell’ordine degli Architetti di Bolzano. Tiene diverse conferenze sull’architettura contemporanea in Italia e all’estero e ed è curatore dal 1989 di mostre e cataloghi sull’architettura alpina contemporanea.
“Negli ultimi trent’anni in larghe fasce delle regioni alpine, grazie al turismo nel bene e nel male la vita è cambiata radicalmente. Una serie di iniziative come il nostro premio di architettura contemporanea alpina hanno favorito una giovane generazione di architetti che ha aqcuistato una consapevolezza tecnica e culturale intorno le tematiche alpine ed è riuscita a tradurle in progetti di grande qualità. Le zone architettonicamente più interessanti sono le Grigioni (Svizzera) e il Vorarlberg (Austria ponente) dove si respira un clima particolarmente favorevole e aperto al nuovo. Il concetto di architettura alpina non necessariamente è legato al legno o alla pietra in modo tradizionale ma si sta spostando verso interpretazioni nuove, a volte più vicine all’arte moderna e contemporanea.”

Architetto Luigi VIETTI
“…la mia casa è impostata su parti che appaiono chiaramente e parti che si intravedono con oggetti evocativi che affondano nell’ombra. Volevo che fosse come stare in un bosco pieno di presenze nascoste, entrare negli spacchi delle rocce, insomma ricreare un’esperienza magica”
L’architetto Luigi Vietti è sicuramente uno dei protagonisti indiscussi della storia italiana del XX secolo. Nel lontano ’57 viene incaricato del piano urbanistico di Cortina e si attiene al principio basilare di creare complessi e ambienti che ricalcano i punti d’incontro caratteristici dei paesi isolati, limita le altezze delle case e segnala le antiche costruzioni da salvare e da restaurare. Raccontava Vietti “i problemi erano tanti e dei generi più svariati e la cosa che più mi ha aiutato in questo non facile lavoro è stato il mio modo istintivo di “sentire” la montagna, la capacità di immedesimarmi nella sua intrinseca natura, di capirne i paesaggi, la luce, l’aria.” Nella sua casa di Cortina, un antico tabià restaurato, risalente al ‘600 , consolidato e arredato da lui stesso, l’arredo interno è improntato sul sapiente uso dei colori ed un particolare gusto per il dettaglio.

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