Editoriale

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I locali nelle loro dimensioni, ogni oggetto mobile e ogni funzione abitativa deve essere in armonia e in rapporto con chi abita la casa. Se è più facile parlare di armonia per un giusto accostamento di colori, se è facile pensare a note musicali in armonia, non è facile parlare di armonia nel progettare l’arredamento della propria casa, perchè vuol dire rispettare anche le singole personalità di chi abita la casa.
L’Uomo Vitruviano è al centro di un cerchio perfetto, su questi presupposti nasce il nostro Rinascimento, perché l’Uomo è riconosciuto al centro dell’Universo stesso.

La casa dove si abita è anch’essa un universo.
Ci sono funzioni, oggetti, luci, colori, testimonianze del presente e del passato, ci sono i progetti del futuro, c’è il dialogo, la confidenza, le speranze e il conforto, gli hobby e lo studio….. Anche gli spazi in cui è organizzata la propria casa, l’appartamento, il monolocale, il giardino, o la villa devono essere letti, progettati, riprogettati e vissuti in chiave ARMONICA.

Come nella musica. Come nella pittura. Anche le diverse personalità della famiglia , il papà, la mamma, i figli, il single, gli ospiti hanno motivo di oggettivarsi in spazi a loro armonici. Anche la mamma è un colore…anche la figlia è una nota musicale….

La felicità è un percorso che si può intraprendere rispettando carattere , predisposizione, ideali di ognuno, senza interferenze, cercando le consonanze o combinazione di accordi, che permettono di vivere la propria casa , il proprio rifugio quotidiano, con piacevolezza e ottimismo.

Gjlla Giani

L’uomo vitruviano

Vitruvio, nello spiegare il significato dell’euritmia e della simmetria stabiliva un paragone fra il corpo umano
ideale e quello di un edificio. L’euritmia o armonia di un corpo umano dipende dall’aspetto e dalla disposizione delle sue parti anatomiche. Nel tempio, la simmetria – o corrispondenza proporzionale- si ricava "dal modulo o unità di misura (o massimo comun divisore), che è il diametro delle colonne, oppure il triglifo".
Armonia
La composizione di un tempio esprime la ricerca della simmetria, "il cui calcolo gli architetti debbono scrupolosamente conoscere e applicare". La simmetria nasce dalla proporzione e pertanto ogni tempio deve
essere ispirato ad entrambe e ogni suo membro dovrà essere dimensionato in modo esatto, come si conviene ad un "uomo ben formato".

La Natura, che l’architetto deve imitare, ha composto il corpo dell’uomo ideale in modo tale che il viso, se misurato
dal mento alla sommità della fronte e alla radice dei capelli, corrisponde a un decimo dell’altezza del corpo. La
stessa proporzione si presenta nella mano aperta se viene misurata dalla sua articolazione fino alla punta del dito
medio. L’altezza del viso si divide in tre parti uguali: dal mento alla base delle narici, dal naso fino al punto d’incontro con le sopracciglia e da queste alla radice dei capelli. Il piede è la sesta parte dell’altezza del corpo e
così via. Rispettando tali proporzioni i pittori e gli scultori dell’antichità ottennero grandi elogi.
Alla stessa maniera, le misure delle parti di un tempio dovranno avere una stretta corrispondenza e concordanza
con il tutto.

Il corpo umano ha inoltre un centro che corrisponde all’ombelico. Se infatti "si collocasse supino un uomo colle mani e i piedi aperti e si mettesse il centro del compasso nell’ombelico, descrivendosi una circonferenza si toccherebbero tangenzialmente le dita delle mani e dei piedi. Ma non basta: oltre lo schema del circolo, nel corpo si troverà
anche la figura del quadrato. Infatti se si misura dal piano di posa dei piedi al vertice del capo, poi si trasporterà questa misura alle mani distese, si troverà una lunghezza uguale all’altezza, come accade nel quadrato tirato a squadra"

Questo brano, in cui Vitruvio riconduce l’uomo ideale (microcosmo) alle figure geometriche della circonferenza e del quadrato – simbolo dell’universo e della terra (macrocosmo)- ha affascinato schiere di architetti che, a partire
dal Rinascimento, si sono cimentati nella traduzione grafica di tale insegnamento.
Fra questi, va ricordato il famoso disegno di Leonardo da Vinci, conservato presso le Gallerie dell’Accademia di
Venezia; quello di Fra’ Giocondo, pubblicato nel suo trattato a Venezia nel 1511 e quello di Andrea Palladio, pubblicato nel commento a Vitruvio di Daniele Barbaro, uscito nell’edizione latina del 1567.

 

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