E’ giunta l’ora di aprire il dibattito

Testimonianze – E’ giunta l’ora di aprire il dibattito

Con l’adesione della maggioranza degli Ordini professionali provinciali, si conclude la fase organizzativa del I° Premio di Architettura gestito per via telematica. Massimo Gallione,Vicepresidente del Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) fa alcune considerazioni di carattere storico sugli antecedenti di questo evento e sulle nuove prospettive che esso apre.

"Il sagrato è un elemento
fondamentale per il panorama urbano ed
extraurbano. Dai progetti presentati emergeranno indicazioni sulle tendenze attuali: il numero dei partecipanti mostra che il tema è di vasto interesse"
Arch. Massimo Gallione

E’ il primo Premio di architettura in Italia organizzato e gestito tramite i mezzi elettronici. Con questo il sagrato torna protagonista del dibattito architettonico a livello nazionale.

E’ soddisfatto del risultato?
Certamente. Questo è stato il primo caso in Italia di premio di architettura gestito per via telematica. Ci siamo mossi secondo la direttiva europea del gennaio 2004 che consente, appunto, l’uso delle strumentazioni elettroniche per questo genere di avvenimenti. Eravamo convinti in tal modo di facilitare la partecipazione, l’organizzazione e la gestione di tutta l’operazione. I risultati ci hanno dato ragione. Hanno partecipato non solo i giovani, che si ritiene in genere abbiano maggiore familiarità con questi mezzi, ma anche molti architetti che già da molti anni sono sulla breccia.
L’organizzazione telematica ha consentito di coinvolgere la stragrande maggioranza degli Ordini provinciali, con una procedura che ha permesso di mantenere le massime garanzie di anonimato, equanimità e funzionalità procedurale. Altro aspetto non indifferente, ha consentito di ridurre i costi per la partecipazione: il che, soprattutto per i giovani,
è un grosso vantaggio.

Un’altra particolarità del Premio è che non prevede compensi, al di là del riconoscimento pubblico….

Infatti. Né si prevede l’assegnazione di lavori. Un fatto che sottolinea ulteriormente il grande significato della notevole partecipazione ottenuta. E che indica la volontà degli architetti, di esprimersi in progetti per un ambiente così particolare: molto, troppo poco frequentato nel corso degli ultimi cinquant’anni. E’ stata direi, una importante riscoperta.
Già alcuni anni fa l’argomento era stato ripreso: ricordo in particolare il convegno promosso a Baveno nel settembre 1990 dalla Diocesi di Novara (con la partecipazione di personaggi quali Germano Zaccheo, Roberto Gabetti, Maria
Luisa Gatti Perer, David Maria Turoldo e tanti altri esperti tra cui anche Giancarlo Santi, oggi direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Conferenza Episcopale Italiana e presidente della giuria del Premio); e l’impegno per il sagrato in quella diocesi è stato portato avanti anche in seguito, con passione e competenza da mons. Carlo Maria Scaciga.
Con questo Premio il nostro obiettivo era di riallacciare questo discorso sul piano nazionale. Direi che il numero dei partecipanti indica che i professionisti italiani concordano che la riscoperta del sagrato sia di importanza cruciale per la qualità della vita urbana.

Questo potrebbe innestare un’attenzione nuova…
Lo auspichiamo. La legge sulla qualità dell’architettura da noi promossa richiede proprio che il livello di attenzione per il panorama urbano ed extraurbano cresca. Il sagrato è un elemento di grande significato per questo. E’ uno spazio pubblico, non sempre di proprietà parrocchiale. Spesso è una piazza o parte di una piazza rilevante in generale per la vita civile. Non per nulla da qualche anno a questa parte le amministrazioni cittadine hanno riscoperto l’importanza di questa parte di città sia sotto il profilo paesaggistico, sia sotto quello sociale. Ricordo quel che ha detto Marguerite Yourcenar nelle "Memorie di Adriano" a proposito del fatto che l’intervento umano disegna il paesaggio, nel bene e nel male. Ecco: agli architetti spetta di vegliare perché questo disegno sia il migliore possibile. E il tema del sagrato è decisamente centrale per il volto della città.

Di solito si pensa ai sagrati storici. Ma come potranno presentarsi quelli del futuro?
E’ una domanda cui non si può rispondere in poche parole. Molto dipenderà dalla volontà di apertura della Chiesa. Un tempo l’edificio ecclesiastico si costituiva entro il tessuto urbano come il termine di un percorso, che era anche esemplificazione fisica dell’ascesi. Oggi, dopo il Concilio, direi piuttosto che è la chiesa che tende ad aprire le porte verso il sagrato e, attraverso questo, idealmente a tutto il mondo. Il Premio rappresenta un’opportunità. In Italia non ci sono solo sagrati"compiuti", come quello di piazza S. Pietro in Vaticano. Ci sono molte piazze legate alla chiesa che necessitano di essere portate a compimento. Molte negli ultimi decenni sono state deturpate.Vi sono sagrati che sono stati invasi da funzioni estranee. Ma non si può dare alcuna indicazione tipologica: vi deve essere la massima libertà di progettare secondo la sensibiltà, secondo l’ambiente, secondo il "genius loci". Forse, quando saranno resi noti i risultati del Premio, potremo desumerne alcune tendenze. Avremo materiale concreto su cui impostare un dibattito che auspichiamo sia il più ampio e proficuo possibile.

Leonardo Servadio

Nei siti www.sagrati2004.architetturaitalia.it e www.chiesaoggi.it sono disponibili, oltre alle informazioni sui risultati del I° Premio Nazionale di Idee di Architettura "I Sagrati d’Italia" anche l’elenco dei membri delle Giurie provinciali e nazionale che hanno partecipato alla selezione dei progetti presentati e all
‘individuazione dei vincitori.
Il numero prossimo di “CHIESA OGGI architettura e comunicazione” sarà dedicato a una puntuale informazione
dei risultati del Premio.

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