Dove la città ritrova l’anima


Chiesa del Santo Volto a Torino

Il più recente progetto di Mario Botta è luogo di incontro tra il passato industriale della città e il suo futuro che vedrà prevalere le attività intellettuali. Il complesso architettonico riassume molte diverse funzioni e soprattutto recupera in diversi modi il valore simbolico della chiesa: in particolare con la riproposizione dell’immagine della Sindone.

Torino, come molte altre città europee, sta affrontando in questi ultimi decenni profonde trasformazioni.Vaste aree industriali dismesse nel cuore della città assumeranno in un prossimo futuro nuove vocazioni. Da città industriale si sta rapidamente profilando come nuova realtà post-terziaria.
È in questo contesto che l’arcivescovo della città, Card. Severino Poletto, ha deciso la costruzione, sull’area delle ex acciaierie in via Borgaro, di un centro liturgico-comunitario che include una chiesa dedicata al Santo Volto, i relativi servizi parrocchiali, tutti gli uffici della curia metropolitana e una sala congressuale. Per l’architetto, costruire una chiesa oggi entro il tessuto sociale multietnico di una comunità sempre più secolarizzata, rappresenta la sfida di affrontare il disegno e l’immagine urbana. È l’occasione per rileggere criticamente le trasformazioni attuate dalla cultura moderna e
tentare di correggere le molte distorsioni compiute nelle recenti urbanizzazioni.

Mario Botta, architetto

Il complesso parrocchiale e curiale si raccoglie attorno
a un ampio sagrato sopraelevato. Il camino resta come
memoria del passato industriale della città.

Un segno di speranza

Questa nuova chiesa è dedicata al Santo Volto di Cristo, misteriosamente richiamato dalla Santa Sindone, che la Chiesa torinese ha il privilegio di custodire,Volto che con ispirazione l’architetto Mario Botta ha riprodotto sulla parete absidale. Quel Volto segnato dal dolore ci ricorda le sofferenze di Gesù sopportate per noi nella Sua passione e morte e, nello stesso tempo, ci rimanda a quanti ancora oggi continuano nella loro vita personale quella stessa passione e cercano conforto e speranza in quel Volto che, dopo l’esperienza della morte e del sepolcro, si ripresenta a noi risorto e glorificato. Una chiesa quindi che contiene in sé un forte significato spirituale perché ci orienta su Gesù Cristo crocifisso
e risorto, unico nostro salvatore e, nello stesso tempo ci ricorda che quelle pietre che la compongono in armonica struttura che innalza l’anima verso la bellezza, sono un segno per tutti e che la Chiesa vera non è quella di mattoni ma di persone: tutti noi, ai quali è affidata la responsabilità di presentare al mondo un’immagine di comunità cristiana bella, perché santa in quanto abitata da Dio e protesa a realizzare in sé e intorno a sé soltanto il bene. Un particolare significativo: abbiamo voluto conservare e nobilitare una grande ciminiera già esistente in quello spazio di città dove un
tempo sorgevano strutture industriali, per esprimere un sincero atto di riconoscenza e omaggio al sudore di tanti lavoratori che in quel luogo hanno affrontato fatiche per realizzare i propri ideali di vita umana e cristiana. Come Arcivescovo sono lieto che la chiesa del Santo Volto resti per il futuro quale nuovo segno di speranza e di sviluppo. Essa richiama tutti a cercare la luce di verità e di amore dall’alto, da quel Dio che è vicino a ciascuno, essendosi fatto uomo per venire a vivere in noi e tra le nostre case. Sono convinto che la Torino moderna riceva un dono che la arricchisce, un punto di riferimento…

S.Em. Card. Severino Poletto

La pianta del complesso (a sinistra in basso) mette in evidenza l’ampiezza del sagrato, definito su due lati da un corpo a “L” in pianta, sul lato più lungo del quale sono ospitati gli uffici di curia, mentre il lato più corto ospita i servizi parrocchiali. L’apertura rotonda nel sagrato (foto in basso) dà aria e luce agli ambienti sotto il livello dell’aula. Oltre a un parcheggio coperto e a una grande hall, a questo livello si trova, proprio sotto la chiesa, una sala per conferenze, come si vede nella sezione trasversale a sinistra in alto e nell’immagine (poltrone Industria Caloi). Pagina a lato: dall’alto, foto dal livello della strada; in primo piano il corpo con la cappella feriale e i servizi parrocchiali. La ciminiera industriale che resta come valore simbolico, avvolta da una spirale con punte di acciaio. Le campane sono presso la sua base.

Il progetto del “Santo Volto” è l’espressione più matura dell’ormai corposa esperienza di realizzazioni ecclesiastiche di Mario Botta. Il suo tipico approccio per volumi geometrici puri, qui si problematizza in un disegno complesso che ricorda un immenso ingranaggio rotatorio. È un voluto omaggio alla realtà industriale che Torino si sta lasciando alle spalle. La
antica ciminiera, ripulita e rivestita di una spirale d’acciaio lucente le cui punte a sfera riflettono la luce nella notte, è diventata il supporto della croce. Si uniscono così i due simboli: quello del lavoro e quello della cristianità. I
l passato diventa simbolicamente il supporto del nuovo impegno all’evangelizzazione nei quartieri. All’esterno la forma è definita dai sette alti “periscopi”, ognuno accompagnato alla base da due più basse prese di luce. Entro la chiesa lo spazio
è circolare alla base, mentre in alto i volumi dei lucernari si raccolgono in una suggestiva raggiera.

La composizione ettagonale consente, pur nella pianta centrale, di evidenziare una assialità che, dal varco dell’ingresso, porta alla parete absidale. Ed è qui che compare il Volto di Cristo: con geniale invenzione il progettista lo presenta in chiaroscuro nella texture della parete. Sulla base di una elaborazione computerizzata dell’immagine della Sacra Sindone
le facce dei mattoni nel rivestimento murario sono state inclinate verso l’interno o lasciate diritte: il disegno del Volto è stato riprodotto con l’alternanza chiaroscurale determinata dalle zone d’ombra così generate. Chi entra lo vede subito e, mentre si avvicina, l’immagine assume contorni variamente definiti, in relazione al variare degli angoli di incidenza
della luce rispetto all’osservatore. L’altare in marmo bianco (anch’esso disegnato dal progettista, come tutto il resto) risalta sul marmo nero della pedana.

Dall’alto: vista dell’aula dal presbiterio; le panche per l’assemblea (prodotte da Genuflex),
disposte su una pavimentazione in leggera pendenza. Pagina a lato: l’organo.
La faccia inclinata verso l’interno dei mattoni
di copertura genera zone d’ombra che disegnano
il volto sindonico.
Vista zenitale della copertura dell’aula. Le sette torri
di luce si raccordano nella corona centrale e i volumi
intermedi formano una spettacolare raggiera.

La chiesa è tutta intessuta del suo rapporto con la città: mentre si inserisce nell’ambiente un tempo industriale conservandone i segni, il suo alto volume (supera i trenta metri) si confronta con i vicini, recenti condomini. Così media un passaggio spaziale e temporale: mentre conserva la memoria del passato industriale, nella città attuale costituisce un luogo dalla presenza forte e organicamente inserita. Già ben visibile da lontano, la chiesa non è direttamente accessibile dalla strada. Due scalinate laterali conducono al sagrato, a sua volta definito su due lati dai volumi lineari che
ospitano la cappella feriale, gli ambienti di servizio della parrocchia e gli uffici della curia diocesana. Il sagrato è ampio e allo stesso tempo raccolto. E’ veramente luogo che introduce alla chiesa ed è accessibile solo a piedi; il parcheggio sta in basso, al livello della strada. Poiché alla chiesa si accede solo dal sagrato, tra questo e quella si costituisce un rapporto stretto e di mutua integrazione.

Chiesa del Santo Volto a Torino

Progetto architettonico:
Arch. Mario Botta, Lugano (Svizzera)
Progetto struttura e d.l.: Studio O. Siniscalco,Torino
Mattoni: Fornace Ballatore,Villanova d’Asti (Asti)
Poltrone Sala conferenze: Caloi Industria, Susegana (Treviso)
Impianti tecnologici: Gambarana,Torino; Kopa Engineering,Torino; ICA,Torino
Panche: Genuflex, Maser (Treviso)
Impianti elevatori: Kone, Pero (Milano)
Organo: F.lli Ruffatti, Padova
Campane: Trebino, Uscio (Genova)
Foto: Enrico Cano
La ciminiera con la spirale assume pregnanza di significato: è memoria del passato industriale, ricordo della passione, slancio di risurrezione.

Diverse soglie mediano il transito tra città e chiesa: le due scalinate, il sagrato, la bussola d’entrata e infine il passaggio tra due elementi verticali a pianta ellittica che, entro due oblò, ospitano le acquasantiere. Pur così articolato, il cammino verso il cuore della chiesa non risulta né complesso né tortuoso. L’aula ecclesiale è intessuta di luce, come con la luce è disegnato il volto sindonico che sembra offrire l’altare
ai fedeli, quasi spingendolo innanzi. D’altro canto la pavimentazione della chiesa è leggermente inclinata verso il presbiterio, così che tutta la configurazione dell’ambiente, spaziale e cromatica, tende verso l’altare.
Col suo protendersi ad attinge
re la luminosità celeste, la chiesa del Santo Volto ricorda, nell’impostazione compositiva, la chiesa progettata da Botta per Seriate (Bergamo); ma a Torino le dimensioni sono ben maggiori, e il complesso appare più completo e forse ancor più radicato nell’intorno urbano.

Leonardo Servadio

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