Dalle rovine dell’antico castello


Sulle colline versiliesi

Nell’antico borgo di Massarosa, sulle colline che dominano le spiagge di Viareggio e di Lido di Camaiore, questa casa d’epoca è stata perfettamente restaurata e valorizzata nelle sue caratteristiche architettoniche: da segnalare due bellissimi camini

Progetto di Stefano Lazzarini
Servizio di Luisa Carrara
Foto di Athos Lecce

La zona di Massarosa, sulle colline alle spalle delle spiagge della Versilia, è ricca di storia, come si nota dai numerosi reperti ritrovati in varie parti del territorio: in particolar modo la zona di Massaciuccoli è molto ricca di resti del periodo romano. Un tempo chiamata Massagrausi, diventò un’importante centro, campo di battaglia tra le armi lucchesi e pisane, ma nonostante questi disordini la città riescì sempre e comunque a risollevarsi, fino ad ottenere i diritti di castellania. Il primo riferimento scritto che parla del castello è del 1087, nonostante questo molti storici sostengono che la data della sua edificazione sia ancora sconosciuta. Sulle rovine di quell’antico castello, attorno al Cinquecento,
venne edificato un borgo di povere case, in cui gli abitanti della pianura si erano rifugiati per sfuggire alla malaria, dedicandosi alla coltivazione degli ulivi.

Tutto era stato costruito con materiali poveri, in gran parte recuperati sul posto, soprattutto da quanto rimaneva dell’antico castello. Una di queste case, ben caratterizzata nella sua architettura spontanea a dimensione umana, è stata perfettamente recuperata dall’intervento di Stefano Lazzarini, che ne ha accuratamente rimesso in luce le tracce antiche nascoste dal tempo ed elegantemente valorizzato quelle ancora evidenti nelle strutture originarie. Ad esempio i camini dell’epoca: quello della pagina accanto, che si trova in cucina, è caratterizzato dalla struttura mista di mattoni e pietre, come le pareti che lo circondano, con una soglia che fonde armoniosamente cotto e pietra; nella nicchia è ricavato un forno da pane, che ancora oggi continua la tradizione di preparare il pane in casa e consumarlo
profumato e fragrante appena sfornato: un rito che richiama alla memoria aromi e archetipi ancestrali.

Accanto a questo bellissimo camino, possiamo ammirare una conca murata nella pietra, dove anticamente (e fino a pochi decenni fa) si faceva il bucato: le massaie stipavano in essa i panni colmandola fino all’orlo e ricoprendo il
tutto con cenere (ovviamente, presa dal focolare) e alloro; sul vicino camino venivano scaldate le caldaie di rame colme d’acqua, che, una volta bollente, veniva versata sul bucato, filtrando attraverso lo strato di cenere e alloro;
la procedura veniva ripetuta più volte, fino ad ottenere il bucato bianco e profumato, e si concludeva con il risciacquo finale in acqua fresca. Con lo stesso procedimento si pulivano pentole e stoviglie. L’altro camino si trova invece nel soggiorno, sotto il soffitto a travi annerite dal tempo ed è declinato in muratura bianca, come tutto l’ambiente: da notare le eleganti modanature che sostengono la trave e la mensola, che ospita due candelabri antichi e la base di cotto antico di recupero, come tutto il pavimento. Accanto al camino si fa indubbiamente notare una statua lignea del Cristo risalente alla fine del Quattrocento, mentre sulla parete a fianco spicca un bel quadro tedesco del Seicento che raffigura il Giudizio Universale. Completano l’ambiente i bei tappeti caucasici, alcune piccole sculture bronzee e un vaso di vetro settecentesco che contiene un putpourri che un tempo era costituito da arance, limoni e chiodi di garofano e serviva per tenere lontane mosche e zanzare.

GLI ALARI
alare s. m. [lat. Lar Laris, dio del focolare domestico e per metonimia (scambio di nome) «focolare »]. – Arnese che, di solito in coppia, viene posto sul focolare o sul caminetto per sorreggere la legna agevolandone la combustione, o anche per appoggiarvi lo spiedo o recipienti; talora di pietra o di terracotta, è più spesso di ferro battuto o di ghisa,
arricchiti anche di volute e di figure decorative, più o meno stilizzate, come viticci, foglie, animali varî (da www.treccani.it).
Esiste una lunga tradizione di alto artigianato o persino d’arte nella realizzazione degli alari, che, inizialmente creati dai fabbri con lo scopo utilitario di sostenere i ciocchi di legna tenendoli sollevati per facilitare la circolazione dell’aria, si sono trasformati in esempi di decorazione, fortemente connotati dallo stile dell’epoca e dalla personalità del creatore.

 

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