Il raccordo per scendere al Primo secolo d.C.
Testo Flavio Ferrari
E uno dei luoghi più fortemente caratterizzati di quel che resta della Roma antica: dai Fori Imperiali, per chi cammina dal Colosseo verso Piazza Venezia, i mercati traianei compaiono sulla destra con la forza di un evento vivo, impressionante. Essi non sono staccati nel tessuto urbano in una individualità propria, come può esserlo il Colosseo o il Campidoglio. I Mercati si innestano sul pendio del Quirinale erodendolo alla base: là dove dall’anno 107 d.C. si scavò per aprire lo spiazzo di quello che sarebbe divenuto il Foro di Traiano. Il Foro sta a un livello più basso rispetto alla strada, con le sue colonne che oggi si ergono diretti e libere nell’aria (e su queste la dominante, altissima Colonna traianea, con fregio avvolto a spirale che narra le imprese dell’imperatore contro i Daci). Dalla balaustra ci si sporge su questo fantastico parco archeologico e si gode la vista delle bucature in mattoni del mercato, che stanno contro il declivio, oltre lo spazio ribassato e irto di reperti.
L’ascensore ha l’aspetto di una garitta: una struttura forte, protetta dalle intemperie e dalle minacce di vandali.
A pochi passi sulla sinistra si ergono le due chiese di S. Maria di Loreto (opera del Sangallo) e dei SS. Nomi di Maria: figure gemelle con le loro alte cupole rinascimentali. Lo scenario va assorbito come un tutt’uno nel tessuto cittadino, non v’è soluzione di continuità tra Fori Imperiali e gli spazi legati al nome di Traiano, e poi tra questi e il complesso ecclesiastico e la ripa che porta verso Via Nazionale. È un brano della città stratificata, in cui si sommano elementi diversi, epoche lontane, stili estranei: tutti uniti dalla continuità spaziale e dal ricordo delle grandiosità passate che recano in sé.
L’ascensore, che dalla quota di via dei Fori Imperiali porta al livello del foro di Traiano, ha l’aspetto di una garitta: una struttura forte, protetta dalle intemperie e dalle minacce di vandali. Un monito di modernità nel cuore archeologico di Roma, quasi partecipasse all’opera di custodia di questo luogo inimitabile, teatro di trionfi militari e di operosità mercantile.
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