ATRIUM GENTIUM

La Chiesa è nel mondo, e per essa “il dialogo è una questione di principio. Perché nelle nostre società, orgogliose della propria secolarizzazione, si constata anche il riemergere delle domande fondamentali”. 
Così si esprimeva sul giornale francese “La Croix” , S.Em. Card. Gianfranco Ravasi,  Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura nonché della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, nel presentare l’iniziativa Il Cortile dei Gentili, lanciata nel marzo 2011, con un grande convegno svoltosi a Parigi, sulla scorta dell’idea formulata da Benedetto XVI nel dicembre 2009. 
S.Em. Card. Gianfranco Ravasi stesso, in un articolo esclusivo per CHIESA OGGI  architettura e comunicazione (v. servizio alle pagg. 12-13) dà conto in dettaglio dell’iniziativa e della sua vasta dimensione, che risponde magistralmente al disagio della nostra epoca, accendendo una nuova luce di speranza per il mondo. Il Cortile dei Gentili è anzitutto una proposta culturale aperta all’incontro e al dialogo: ma, nella sua connotazione semantica ed eziologica, è anche un luogo fisico. E, un po’ come nella chiesa i poli liturgici sono espressione vivificata della celebrazione ma sono anche veri e propri luoghi fisici che del rito conservano la memoria, così anche il Cortile dei Gentili può anche essere spazio strutturato nei centri parrocchiali. 
Del resto già negli anni passati la nostra rivista ha organizzato due Premi Nazionali di Idee di Architettura, insieme con il Consiglio Nazionale degli Architetti (CNAPPC), la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, con i settori della Conferenza Episcopale Italiana preposti ai Beni Culturali e all’Edilizia di Culto, e in un caso con il CONI, finalizzati a presentare nuovi progetti per i sagrati (nel 2005) e per gli spazi per la cultura e lo sport nei centri parrocchiali (nel 2007). Questi fatti richiamano l’enorme responsabilità che grava sulle spalle dei progettisti: come ricordava Mons. Giuseppe Russo, responsabile del Servizio Nazionale per l’Edilizia di Culto della CEI, nell’articolo pubblicato su CHIESA OGGI architettura e comunicazione n. 93/2011 (“Il dialogo, internet e il progetto”), l’architettura, e in particolare quella delle chiese, è espressione autentica della propria epoca, e di questa resta come testimone e memoria.
Ma con le sue proposte, l’architettura delle chiese può anche rivestirsi di un ruolo profetico.
Proprio per questo gli ambienti del sagrato e quelli dedicati allo sport e alla cultura sono da noi concepiti, da tempo, quale “luogo “ privilegiato per l’incontro con “l’altro” nelle nostra società multietniche, multiculturali, “globalizzate”. Consci di questa responsabilità oggi desideriamo proporre una nuova tematica: l’anniversario dei santi Cirillo e Metodio, gli evangelizzatori dell’Europa orientale, sarà celebrato nel 2013, in concomitanza con la ricorrenza dell’Editto di Milano grazie al quale i Cristiani, tra l’altro, hanno cominciato a erigere le loro chiese, che da allora restano al cuore delle città. Ne parlano diffusamente i Consoli Onorari delle Repubbliche Slovena e Ceca a Milano, rispettivamente SE Gianvico Camisasca e SE Giorgio Franco Aletti (v. servizio a pag. 18), come anche, qui a lato, Don Francesco Braschi, Direttore della Classe di Slavistica dell’Accademia Ambrosiana. 
Con l’anniversario di Cirillo e Metodio si individueranno altri luoghi fisici: e le vie seguite dai due fratelli nei Paesi slavi diverranno Cammini d’Europa, come il Cammino di Santiago de Compostela o le Vie Francigene. Luoghi fisici e luoghi spirituali, momenti di incontro e dialogo punteggiati dalle chiese: segni di un’umanità che avanza. Segni che ancora oggi l’architettura dissemina lungo il cammino che la Chiesa percorre avanzando nella storia, col suo carico di tradizione e di speranza: e che su queste pagine documentiamo da un ventennio, fiduciosi che il cammino non si interromperà.

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L’anno 2013 vedrà la celebrazione di due anniversari di eccezionale importanza per la storia dell’Europa:
– il 1700° anniversario dell’Editto di Milano (313), mediante il quale gli imperatori Costantino e Licinio posero fine alle persecuzioni nei confronti dei cristiani per proclamare la liceità di ogni culto alla “somma divinità”, in vista della pace e della concordia nell’impero;
– il 1150° anniversario dell’arrivo dei fratelli Cirillo e Metodio (nativi di Tessalonica) in Moravia, nel cuore dell’Europa, per svolgervi un’attività missionaria di carattere eminentemente religioso ma insieme anche linguistico-culturale, dal momento che fu loro precipua preoccupazione condurre una monumentale opera di traduzione in slavo antico di testi biblici, patristici, legislativi, così da formare un primo “corpus” di letteratura paleoslava.

 La felice coincidenza di questi due anniversari offre una opportunità difficilmente ripetibile per celebrare tre figure (Costantino, Cirillo e Metodio) indubitabilmente da collocare alle radici della civiltà europea. Le loro vicende personali e storiche, infatti – pur nella grande diversità di contesto e di significato tra l’imperatore Costantino e i due fratelli apostoli degli Slavi – hanno in comune la trasversalità della collocazione geografica (per Costantino dalla nascita nell’attuale Serbia all’attività in Britannia, Gallia, Asia Minore, nella penisola greca e a Roma; per Cirillo e Metodio da Tessalonica al Caucaso alla Moravia, a Roma e Venezia passando per la Carinzia e parte della Baviera) e la trasversalità dell’azione culturale, che li ha visti continuamente impegnati ad avvicinare e percorrere le grandi tradizioni linguistico-culturali greca, latina e (nel caso di Cirillo e Metodio) a trasfonderle nella nascente tradizione slava.
 In tal senso, proporre iniziative in grado di congiungere la celebrazione di tali anniversari significa riconoscere alle radici della civiltà europea i temi della libertas per le persone, di una visione dell’uomo e della società che comprenda come imprescindibile dato di realtà l’esperienza religiosa – nel rispetto e nella ricerca di un bene comune centrato sulla costruzione di un umano vivere prospero e pacifico – unitamente a una concezione dello spazio europeo quale fenomeno nativamente ed essenzialmente multiculturale, con una particolare sottolineatura della piena appartenenza ad esso delle culture e delle lingue slave.

 In un simile panorama, che vedrà numerose iniziative di carattere culturale, la Biblioteca Ambrosiana intende inserirsi con la ricchezza che le viene dalla sua storia. Nata nel 1609 dalla lungimirante magnanimità del Cardinale Federico Borromeo, fu pensata sin dall’inizio come istituzione dedicata ad essere non solo luogo di raccolta delle massime espressioni del pensiero umano e dell’arte, ma soprattutto possibilità di incontro e di conoscenza – per i suoi frequentatori – con e tra le diverse tradizioni nazionali, cultuali, confessionali cristiane e più ampiamente religiose. Per questo motivo, la storia dell’Ambrosiana è essenzialmente storia di continue e feconde relazioni tra i Dottori che l’hanno servita e animata e una moltitudine di visitatori, studiosi, grandi ingegni dell’umanità che l’hanno arricchita con la loro presenza e – sovente – con i loro scritti e le loro donazioni di libri e opere d’arte.
 Questa vocazione dell’Ambrosiana rifiorisce in questi anni attraverso l’Accademia Ambrosiana, che dal 2008 raccoglie l’eredità di precedenti sodalizi di studiosi per costituirsi – con le sue sette Classi di Studio e Ricerca – quale centro di eccellenza scientifica e culturale. Tra le diverse Classi dell’Accademia, quella di Slavistica ha appena celebrato il suo terzo dies academicus, giornata di studio a livello internazionale che vede convergere accademici da Italia, Germania, Stati Uniti, Bulgaria, Croazia, Macedonia, Polonia, Russia, Serbia. Gli ambiti di cui si occupa riguardano le tradizioni linguistica, storico-filosofica, letteraria, teologica, artistica del mondo Slavo, con particolare attenzione per le figure di S. Ambrogio di Milano e dei Santi Cirillo e Metodio. Per prepararsi al grande convegno del 313 – di cui la Biblioteca Ambrosiana è uno dei principali organizzatori e nel quale ben cinque delle sue Classi Accademiche saranno presenti con propri relatori –  la Classe di Slavistica terrà nel 2012 un convegno di studi su Costantino nella Tradizione Slava, dopo averne già nel 2009 dedicato uno a Cirillo e Metodio come figure all’origine della Tradizione scrittoria del mondo slavo. A queste iniziative scientifiche si accompagna la valorizzazione di disegni, quadri, incisioni afferenti all’ambito dei Paesi Slavi, sia per esposizioni presso la Biblioteca Ambrosiana, sia nella forma della partecipazione a mostre ed esposizioni presso prestigiose sedi museali anche dell’Est europeo.
L’intento è quello di diffondere e riproporre con nuovo slancio – memori di un passato ancora da riscoprire e di cui riappropriarsi – la coscienza di una comune appartenenza europea che appare la sola vera prospettiva da cui aspettarsi una rinnovata speranza per il nostro futuro.

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