Chiesa di San Francesco di Sales a Roma

Chiesa San Francesco di Sales a Roma

Sorto dal desiderio di armonizzare due concezioni spaziali apparentemente contradditorie, il progetto di questa Carbonara, Dattero e Re si rivela produttivo di risonanze e suggestioni. L’ampia copertura permette un’immagine unitaria pur con a una articolata definizione dei diversi ambienti e costituisce un segno forte nel tessuto del quartiere.

Una chiesa desiderata, inseguita, sudata: per quasi quarant’anni. Il suo primo approccio progettuale risale infatti al 1967: portò alla realizzazione di alcune opere parrocchiali. Ma il cuore, la chiesa vera e propria, è stato realizzato soltanto oggi, come parte del grande progetto "50 chiese per Roma 2000". Questo nulla ha tolto alla freschezza dell’edificio,o alle dimensioni delle aspettative.

Il parroco, p. Giuseppe, che reggeva la comunità costituitasi nel 1961, e che ha fortemente voluto la costruzione della sua chiesa, non ha fatto in tempo a vederne la conclusione. La comunità parrocchiale l’ha accompagnato con decisione sulla strada della realizzazione. E’ qualcosa che può sembrare non aver nulla a che fare con l’architettura; ma non è così. La comunità che segue con attenzione e partecipazione l’iter costruttivo ha un influsso evidente. Il fatto che la chiesa sia vissuta e partecipata nel corso di tutte le fasi ideative e costruttive, trova espressione concreta nell’architettura.
L’ingresso della chiesa.
In senso orario dall’alto i rendering del progetto: vista frontale dell’accesso principale della chiesa; vista a volo d’uccello del complesso; vista laterale del complesso; vista interna verso l’altare; vista a volo d’uccello sul campo sportivo.

La chiesa non è un monumento, ma una manifestazione della comunità parrocchiale, in tutta la sua complessità: è qui che la differenza si sente. Sia nei dettagli: dal modo in cui sono tenuti e gestiti gli arredi liturgici, alla cura che si rivolge alle aiuole. Sia nell’idea generale: in qualche modo, più o meno misterioso, la partecipazione del committente si riflette
nel disegno stesso della chiesa, nel concetto di base che l’architetto trasfonde nel progetto. Nella chiesa di San Francesco di Sales due aspetti immediatamente colpiscono: la magniloquenza del portale, con la ricchezza di richiami simbolici che lo intessono, e la conformazione dell’aula, con la sua ricca contaminazione tra forme diverse assieme intrecciate. Per quel che attiene al primo aspetto, il portale, è questo il volto della chiesa, quel che per altre chiese
è la facciata. Qui prende la forma di una copertura che aggetta protendendosi verso la strada. Protegge una triplice cornice bianca che sembra aprire una "fuga" verso l’interno, evidenziando l’invito nella ripetizione della forma su scala sempre più piccola, come se l’edificio si abbassasse così da farsi di dimensioni adatte ad accogliere. Mentre, tutto attorno alle cornici, si vedono vetri trasparenti dalle superfici che man mano si arretrano in un gesto che completa il gioco di ripetizioni a scalare del portale: quasi una vetrata "rastremata". Così che tutto l’insieme dice di un protendersi, di un venire verso l’esterno, mentre si prepara il gesto dell’accoglienza.

I diversi prospetti del complesso e la planimetria.

La copertura aggettante, che avanza a punta – memoria del protiro – si stende sopra tutto l’edificio con andamento ricurvo: appare come un grande manto che morbido si gonfia per ospitare il luogo della celebrazione.
Il secondo aspetto, la distribuzione spaziale dell’aula, presenta una soluzione di grande originalità, ed è frutto di quei ripensamenti scaturiti attorno al Concilio Vaticano II, su quale organizzazione spaziale fosse più adatta per accogliere l’assemblea celebrante. Qui il concetto di base è l’ottagono: ma è svolto in modo particolare. La regolarità della forma, nel momento in cui si ricerca la centralità, è trasfigurata nel tentativo di non perdere il senso dell’orientamento.
L’ottagono viene sottoposto a una trazione in senso longitudinale: tra entrata e luogo dell’altare. Lo stesso protendersi della copertura verso l’esterno sottolinea questa tensione, che porta il motivo dell’aula longitudinale, a navata, a sommarsi su quello della pianta centrale. L’ottagono diventa irregolare: quattro lati si allungano e la disposizione dell’assemblea risulta così, nello stesso tempo, centrale e longitudinale. La stessa elaborazione della copertura, l’ordinarsi delle centine lignee che formano la struttura del tetto, non fa che sottolineare questo sforzo.
Il risultato è un’aula dove l’assemblea è protagonista insieme con l’altare: non due luoghi che si fronteggiano, ma una tensione che parte dall’interno dell’asse
mblea per raggiungere l’altare. Quel che esternamente si manifestava come il protendersi verso la strada nel gesto dell’invito, all’interno diventa il prolungarsi dell’assemblea verso l’altare. Come se la prima si raccogliesse su di sé e poi si rivolgesse, una volta costituitasi, verso il luogo principe della chiesa.
Pur se mancassero altri segni eloquenti, la stessa forma architettonica dimostrerebbe l’essere chiesa, con un’interpretazione elaborata del tema liturgico.

Chiesa San Francesco di Sales a Roma

Indirizzo: V.le Alessandrino 585, Roma
Progetto architettonico: Arch. Lucrezio Carbonara, Arch. Paolo Dattero,
Arch. Alfredo Re (Studio Dattero & Re), Roma
Direzione lavori: Studio Pallotta Ass. Prof., Roma
Opere edili: Ruggieri Mario, Roma
Copertura lamellare: Stratex, Sutrio (UD)
Rivestimento in rame: Tegola Canadese,Vittorio Veneto (TV)
Campane e automatismi: ETI, Roma
Arredi sacri: DomusDei Sud,Albano Laziale (RM)
Banchi: CIBIEMME, Snc Asolo (TV)
Diffusione sonora: ORION GT, Ospitaletto di Cormano, (MI)

La figura di Cristo che domina il presbiterio, inserito nel cerchio e nella stella a quattro punte, riassume il tema. La centralità del Figlio è posta in evidenza dal cerchio che fa da sfondo. Lo slancio delle punte della stella evidenziano l’irraggiarsi da quel centro, nella quattro direzioni. La figura e il suo corredo geometrico costituiscono un’immagine che esalta l’eloquenza del luogo. Il quartiere dove sorge la chiesa, la borgata Alessandrina, è nella periferia est della capitale, su un terreno in decisa pendenza. L’edificio, che si sviluppa in prevalenza su un unico livello, è ubicato
nella parte alta del lotto, così da costituire un segno forte per il quartiere. Una forza che a prima vista si manifesta nella torsione del margine esterno della copertura, che accompagna il suo ripiegarsi avanti, con moto simile a quello dell’onda che si rovescia in avanti.

Vista verso il presbiterio, si noti la parete concava che si eleva alle spalle dello stesso
Camminamento dietro tale parete
Vista generale dell’aula.

Il campanile è contenuto nella essenzialità di setto reggitore, mano crocifera che eleva l’annuncio del segno e del suono, ed è ubicato nello snodo tra aula e canonica. Mentre un porticato accompagna i movimenti attorno all’edificio e segna i percorsi esterni. La forma della struttura dà luogo a un’articolazione complessa, a un ripetersi di setti e archi, vele e colonne che ritmano lo spazio secondo continue variazioni, che tutte rimandano all’unicità della grande volta di copertura.

Quel che dicono della chiesa

Il committente. L’importanza della comunità

Poco più di due anni fa Sua Eminenza mi ha chiamato a dirigere l’opera per la preservazione della fede e la provvista di nuove chiese a Roma. Il primo progetto che mi trovai sulla scrivania era quello di san Francesco di Sales. Il progetto mi suscitò molte perplessità perché non corrispondeva ai parametri economici che in modo rigido avevamo dato all’ufficio. La tentazione di bloccare tutto per l’ennesima volta era molto forte. Però prima di prendere qualunque decisione mi incontrai con padre Giuseppe. Non lo conoscevo. L’incontro fu estremamente franco. Ma anche cordialissimo. Mi fece vedere il plastico, e notai che la prima impressione negativa sul progetto era del tutto sbagliata e poi soprattutto con padre Giuseppe decidemmo di metterci al lavoro per cercare di risolvere tutte le difficoltà. E padre Giuseppe mi assicurò l’aiuto suo personale e di tutta la comunità. E il senso di responsabilità
di tutti (e ringrazio di cuore i progettisti per questo senso di responsabilità) permise all’ufficio di prendere una decisione saggia. Credo sia mio dovere dire che questa è una delle parrocchie che ha dato il maggior contributo alla costruzione della propria Chiesa. Se si è potuto portare a compimento quest’opera è anche merito di tutti voi. E non parlo solo del sostegno economico. Ricordo ancora la sera in cui mi avete invitato a benedire le campane. In quell’occasione ho notato tanto entusiasmo e tanta fede nella vostra comunità. Ho sentito il desiderio e il bisogno di ricordare queste cose perché mentre dedichiamo questa chiesa sono in corso i lavori della costruzione della Parrocchia del Santo Volto alla Magliana, sono iniziati i cantieri delle Parrocchie di San Patrizio e di Santa Maria Stella dell’Evangelizzazione, e quasi sicuramente entro la fine di febbraio saranno pronti i progetti di san Massimiliano
Kolbe, di Santa Edith Stein, della Madonna del Rosario di Pompei, l’impegno è veramente grande. E solo il sostegno di tutte le comunità e di tutta la diocesi ci può permettere di mandare avanti un programma che sta a cuore al Santo Padre e che il Cardinal Vicario ha seguito in questi anni con grande attenzione.

S.E. Mons. Nicola Mandara
Responsabile diocesano per le nuove chiese
(Dal discorso tenuto nell’occasione della Dedicazione)

I progettisti: La fluidità della copertura

Sono state previste due lavorazioni principali per la struttura;
– cemento armato per tutte le parti in elevazione compresi i parapetti inclinati sia interni che esterni;
– il legno lamellare per la copertura;
Un unico colore, bianco per le pitture su intonaco e su cemento lisciato per l’interno. Un unico tipo di infisso in alluminio verniciato di colore blu scuro, sia per le vetrate che per gli infissi (porte e portali) e per i confessionali. Le vetrate sono trasparenti per quelle in alto e di colore celeste chiaro. Sono vetri tipo cattedrale bianchi per le finestre e porte nella parte bassa. La pianta di forma ottagonale, centrale ha tipicamente una copertura a cupola. Si è elaborata una soluzione che partendo da una centralità dettata dalla pianta sviluppasse una assialità crescente dal presbiterio verso il portale d’ingresso. La soluzione trovata si basa su un sistema di doppia coppia di
travi di sezione elissoidea. La coppia trasversale con appoggi complanari ( a q. +3.50) e la coppia longitudinale con appoggi variabili tra + 3,50 e + 9.75. Il completamento della copertura è con quattro vele. Le vele conchiudno i
lati corti dell’ottagono e contengono le aperture finestrate. Le vele basse hanno una finestra con architrave ad arco. Le finestre inserite sono ad andamento spezzato, a zig-zag. Queste due finestre sono visibili dall’ingresso. Questa forma risalta la luce frazionandola e inducendo ad una ricchezza di luminosità con l’uso della sola forma dell’infisso, quindi senza vetrate artistiche. Una soluzione formalmente articolata è quella delle vele alte. In questo caso la soluzione adottata è quella dei setti in legno lamellare. Si è venuta a determinare una sequenza ritmica di setti in legno e vetrate. Questa sequenza orientata sul lato corto dell’ottagono determina una ricchezza di luci e
ombre, trasparenze e sequenze che compensano le vetrate artistiche con gli elementi specifici della forma architettonica. Le forme in sequenza ritmica crescente sono la base formale del portale d’ingresso.
La vista frontale della Chiesa è caratterizzata da un elemento formale marcato e forse desueto, non strutturale, una “cornice” della copertura ad andamento rotante. E’ un elemento di coronamento che vuole richiamare un movimento, un’onda, una punta di una barca, comunque indurre ad una immagine forma simbolica della chiesa. La copertura è continua, fluida, aerea come potrebbe essere una tenda. La luce è presente e elemento diffuso sia la luce naturale attraverso le molte e varie finestre, sia come luce artificiale progettata e realizzata con cura per sottolineare gli spazi sia dell’assemblea riunita (sul presbiterio e in tutta la chiesa) sia verso la copertura, per sottolineare dall’esterno l’interno vivo. Elementi inclinati sono inseriti nella definizione dei parapetti di coronamento,
replicati all’esterno e all’interno. I parapetti esterni sono definiti da un coronamento in travertino a semi toro, quale modanatura. Il campanile presenta una complessità legata alla necessità di raccordare varie esigenze, sia formali che funzionali. Il campanile contiene un ascensore che raccorda i vari livelli della Chiesa e quelli delle opere
parrocchiali. La torre campanaria è a forma di croce in orizzontale e in verticale. Accoglie quattro campane al suo interno e sulle facce esterne quattro pannelli realizzati in vetroresina raffiguranti i simboli degli evangelisti.

(Dalla relazione di progetto)

Vista laterale del corpo della chiesa caratterizzato dalla copertura ricurva.

ARREDO Banchi in faggio e le pareti divisorie

Per la fornitura dei banchi, la Parrocchia S. Francesco di Sales ha scelto la ditta C.B.M. s.n.c. di Asolo (Tv), specializzata nella realizzazione e restauro di arredi sacri. Il progetto realizzato dall’Arch. Lucrezio Carbonara e dallo Studio di Architettura Dattero & Re – Arch. Paolo Dattero e Arch. Alfredo Re – ha previsto l’inserimento di banchi di stile moderno ed essenziale, in linea con l’ambiente architettonico in cui si andavano a collocare. Come essenza è stato scelto il legno di faggio evaporato ed essiccato per evitare movimenti del legno nel tempo. Lungo le pareti sono state sistemate delle panche senza inginocchiatoio per ricavare ulteriori posti a sedere.
Oltre ai banchi sono state fornite anche delle pareti divisorie collocate negli spazi adibiti a confessionale, complete di grata, inginocchiatoio e sedile per il penitente, mensole e poltroncina per il confessore. Tutti i manufatti sono stati costruiti mediante l’utilizzo di macchinari a controllo numerico uniti ad una madopera qualificata, per garantirne
una perfetta realizzazione. La ditta C.B.M. s.n.c. opera da più di vent’anni nel settore degli arredamenti
e restauri per Chiese, lavorando sempre per il Clero con grande impegno e passione.

ARREDO Gli elementi marmorei e le decorazioni

La Domusdei di Albano Laziale (Roma) ha lavorato sul progetto dell’Arch. Paolo Dattero dello studio Dattero & Re, pertanto tutti gli elementi marmorei dell’aula celebrativa e della cappella feriale sono stati eseguiti da sue maestranze, basandosi sui progetti esecutivi dell’Arch. Paolo Dattero. La sede del celebrante e dei concelebranti è stata realizzata in travertino con lavorazioni bocciardate e lisce mentre gli inserti lignei delle sedute sono in rovere.
L’altare è in travertino con parti lisce e par ti bocciardate con incisioni raffiguranti simbologia eucaristica; anche l’ambone è stato eseguito con gli stessi materiali dell’altare.Il fonte battesimale è stato realizzato in travertino con parti bocciardate e parti lisce con alcuni motivi incisi nella pietra. Le acquasantiere sono tutte in travertino. Il tabernacolo è opera artistica della Domusdei e fuso in bronzo con la tecnica della cera persa. I muretti della zona presbiteriale, dove sono inserite le fioriere, sono tutti rivestiti in travertino.Tutta la pavimentazione è stata realizzata in biancone di Trani con formelle di cm. 70×70. La vetrata artistica è stata realizzata con vetro antico soffiato a bocca, legato al piombo su progetto del Prof. Ernesto Tross. Le decorazioni poste sul campanile, raffiguranti le simbologie degli Evangelisti, sono state modellate da Serena Martini e realizzate in fibra di vetro bianca.

TECNOLOGIA Le campane: il movimento e le vibrazioni

La società ETI Sas di Roma è intervenuta nella edificazione della nuova Chiesa di San Francesco di Sales a Roma con la realizzazione del concerto campanario. Le campane in bronzo, del peso complessivo di 760 Kg, sono state dedicate, secondo la volontà del Parroco, con immagini appositamente realizzate e diciture a San Francesco di Sales, all’Ordine degli Oblati di San Francesco di Sales, Nostra Signora della Luce, Santa Teresa di Gesù Bambino,
Santa Giovanna Francesca Chantal ed alle Suore Povere Figlie di Maria Santissima Incoronata, ospiti della parrocchia nei primi anni della fondazione. Particolare attenzione è stata rivolta dalla ETI alla progettazione del telaio di sostegno: dovendolo inserire in un campanile in cemento armato e ridossato al corpo chiesa, è stato isolato per mezzo di antivibranti cinetici così da eliminare la trasmissione di rumori meccanici nell’aula. Il sistema di suono è, come da tradizione, la distesa romana, completato con il suono a martello, il tutto coordinato da un programmatore digitale con la gestione annuale della Liturgia.

TECNOLOGIA Dalla segheria il legno lamellare

Stratex è considerata una delle aziende leader in Italia nella produzione di strutture in legno lamellare ed opera in tutto il territorio nazionale ed estero. Essa inizia la sua attività, come segheria, già negli anni Cinquanta, producendo fin d’allora semilavorati per l’edilizia e travature e presto si specializza nella produzione e posa in opera di coperture. La svolta avviene negli anni Ottanta quando, oltre alla tradizionale produzione di legno massiccio, viene deciso di avviare anche quella del legno lamellare, capendo subito le ottime opportunità che quel settore in continua espansione poteva offrire. Da quel momento inizierà una serie di investimenti che vede l’Azienda dotarsi di moderni impianti per la produzione delle travi lamellari e di centri di lavoro, ad alta tecnologia, per la finitura delle suddette travi di qualunque forma e dimensione, con elevato standard qualitativo.
Con i propri uffici tecnici, l’Azienda è in grado di fornire totale assistenza, dalla nascita del progetto alla

stesura dei disegni esecutivi e delle relazioni di calcolo, proponendo le più opportune soluzioni tecniche sia in fase progettuale che nella posa in opera delle strutture. Stratex è in possesso del Certificato di Categoria A dell’Istituto Ottograf di Stoccarda, oltre alle Cer tificazioni ISO 9001:2000 e ISO 14001. Per tutte queste ragioni sono state scelte le travi lamellari Stratex per la costruzione della chiesa di San Francesco di Sales a Roma.

TECNOLOGIA La varietà nel disegno della copertura

Prestige Compact è il tetto "tutto rame". La grande dimensione della lastra (100×34 cm) è evidenziata dall’apposita scandola coprigiunto in rame e l’effetto estetico che ne deriva è quello tipico delle coperture metalliche presenti in importanti edifici storici. Con Prestige Compact è possibile ottenere, sfalsando la sovrapposizione delle lastre, disegni diversi a seconda delle esigenze del progetto. Prodotto ideale per un progetto creativo, la lastra Prestige
Compact è composta da 8 strati di materiali diversi e ha uno spessore di 5 mm. Con il tempo, il rame assume la caratteristica patina verde per il quale è famoso.

Dati Tecnici
Tegole per mq°:
3,45
Superficie per pallet mq:
194,88
Pacchi per pallet n°:
48
Colore imballo:
Rame
Tipo di bitume:
Tia-Juana ossidato e HP
Dimensioni in cm:
100 x 34
Esposizione cm:
29
Peso kg/mq
8,5
Rame originale
Fase intermedia
Rame patinato

Questa patina rappresenta l’autoprotezione del metallo contro gli agenti atmosferici e gli effetti dell’inquinamento. La patina verde, segno del tempo, esalta la nobiltà del metallo e le sue doti di protezione e durata. PRESTIGE COMPACT è un prodotto della Linea Metallo di Tegola Canadese. Nella Linea Metallo troviamo i seguenti prodotti: PRESTIGE, tegola in rame nei modelli Compact ed Elite, PRESTIGE ZT, tegola in zinco titanio nel modello Compact e PRESTIGE ANTIQUE, tegola con patina verde rame ossia rame già ossidato nei modelli Compact ed Elite. L’esclusiva tecnologia produttiva Tegola Canadese consente di dare nuovo valore ad un materiale per copertura antico e prestigioso quale il rame assicurando al tetto un aspetto particolarmente raffinato. L’utilizzo dello zinco titanio è particolarmente indicato per l’architettura d’avanguardia che vede edifici avveniristici. Tegola Canadese sta sviluppando sempre più la sua Linea “Metal” che ben presto potrebbe annoverare nuovi prodotti.

TECNOLOGIA La diffusione del suono riducendo le dispersioni

L’edificio a pianta semicircolare, presenta una copertura irregolare in legno, che consente la diffrazione
e l’assorbimento delle riflessioni verticali del suono. L’impianto di amplificazione e diffusione sonora è
costituito da due diffusori ai lati del presbiterio, progettati in modo tale che l’acustica sia ottimale nell’aula
e nel presbiterio stesso. I diffusori, pluriamplificati e con potenza nominale di circa 250 Watt ciascuno,
sono elementi con lobo di emissione schiacciato, in forma approssimativamente di ventaglio, capaci
di proiettare il suono in modo tale che si diffonda con un’ampia apertura orizzontale ma con limitata
dispersione verticale. Sono stati collocati ai due lati dell’altare maggiore e fissati su due piedistalli, posti in modo da risultare visivamente il meno invasivi possibile, e nello stesso tempo richiamare l’estetica architettonica dell’ambiente. Benché il microfono del lettore si venga a trovare di fronte a uno dei due diffusori, l’utilizzo dei
microfoni automatici Orion GT ha consentito di ottimizzare le prestazioni complessive dell’impianto di
amplificazione (in termini di rapporto segnale/rumore) grazie al fatto che l’unico microfono attivo è
quello dove l’oratore sta parlando. L’ottimo risultato riscontrato anche in occasione della celebrazione
religiosa per l’inaugurazione della chiesa appena costruita, è stato raggiunto grazie all’intensa collaborazione
svolta tra l’architetto Dattero e lo staff tecnico della Orion Gt.

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