Chiesa di S. Domenico di Guzman a Roma

Per scelta progettuale, si è evitata la ricerca del disegno eclatante, a favore di un progetto che si presentasse in condizioni di continuità col tessuto urbano del nuovo quartiere “Cinquina” della periferia romana. Il complesso parrocchiale si presenta compatto e articolato, culminante nella chiesa, posta sulla parte alta del terreno.

Il modello del complesso consente di apprezzarne lo sviluppo e la compattezza. Il sagrato si trova a una quota sopraelevata rispetto agli accessi esterni, ma al livello del terreno su cui sorge la chiesa.

Il rifiuto dell’eccentricità caratterizza questo progetto, impostato per rispondere in modo ragionato alle esigenze della collocazione topografica e di offrire un complesso di spazi integrati: oltre alla chiesa, la canonica, le aule per il catechismo, il campo sportivo, un sagrato protetto, un’ampia sala per riunioni, ecc. Essendo collocata al margine dell’abitato, tra questo e una zona a parco, il complesso presenta la facciata principale, quella in cui si apre l’ingresso alla chiesa, verso il quartiere, ubicato a est della chiesa stessa. il dislivello del terreno è stato valorizzato collocando l’edificio di culto nella parte più alta. In tal modo il percorso che si viene a costituire seguendo il porticato perimetrale che accompagna esternamente l’edificio delle opere parrocchiali, si riveste del significato metaforico dell’ascesa verso il luogo della celebrazione. Si tratta di un’architettura nella quale prima del significato simbolico, che peraltro è sempre ravvisabile negli edifici di culto, appare evidente la logica costruttiva, la solidità dell’impianto, l’economia di progetto entro una visione che privilegia la funzionalità sulla forma. È nell’aula celebrativa che la cura particolarmente attenta alle necessità liturgiche ha portato all’elaborazione di una poesia della luce e dei chiaroscuri. La descrizione del complesso comincia dalla parte triangolare che ospita il salone per conferenze e gli spogliatoi, nella parte più bassa del terreno. Proseguendo verso la zona dell’ingresso alla chiesa si trovano, al livello basso, altri spazi per riunioni e al livello alto le abitazioni dei sacerdoti. Nella zona di angolo due scalinate e una rampa portano al livello del sagrato, che resta in parte chiuso dai contigui corpi di fabbrica e si presenta così come uno spazio protetto. Da qui si entra nella grande aula circolare della chiesa. Il volume dell’aula si palesa con evidenza all’esterno: si eleva a tamburo al di sopra di una base a pianta quadrata che costituisce la continuazione dell’edificio dei servizi parrocchiali. Ne deriva una disposizione a “L” dell’impianto architettonico che definisce su due lati uno spazio in cui è stato collocato il campo di gioco. Il campanile si eleva allo spigolo diametralmente opposto a quello nel quale si apre l’ingresso all’aula. I rivestimenti esterni in laterizio con inserti verticali e orizzontali di marmo caratterizzano e ritmano tutto il complesso, mentre il quadrato di base dell’aula ecclesiastica è caratterizzato esternamente da un manto marmoreo che si eleva in coincidenza col campanile e si apre in un balcone che aggetta verso l’esterno dello spigolo, determinando così una sorta di gradualità ascendente rispetto al corpo del campanile stesso, che si eleva arretrato e di forma triangolare, e culmina con un poderoso, metallico castello delle campane. L’aula occupa, dell’ampio spazio a base quadrata, la parte definita in alto dalla copertura a “tamburo” circolare. La relazione tra quadrato e cerchio dà luogo a un’articolazione spaziale che movimenta l’ambiente e consente di individuare i diversi luoghi liturgici negli spazi che restano al di fuori del perimetro circolare. Nell’aula si apprezza anzitutto il modo in cui resta inquadrato l’altare: su una pedana sopraelevata, davanti a una parete marmorea sulla quale si staglia il crocifisso. Questo si pone in continuità col taglio verticale disegnato nella base dell’altare: in tal modo si costituisce una specie di asse geometrico verticale capace di conferire allo spazio circolare un deciso orientamento. In questa pagina: la corona interna che come un velabro sovrasta lo spazio dell’assemblea eucaristica, funge anche da filtro di luce.

A lato: sopra il presbiterio la “corona” si interrompe e diventa cornice che inquadra la croce e l’altare.

L’Impresa e la Chiesa: CALOI INDUSTRIA srl

Le panche fanno parte integrante dell’architettura di una chiesa: sono elementi mobili ma di fatto restano permanentemente collocate entro l’aula. Vengono così a completarne il disegno, a sottolinearne le dimensioni, a definirne i cromatismi. Soprattutto la loro forma e la loro disposizione determina il modo in cui l’assemblea eucaristica si conforma durante la celebrazione. Questo è un aspetto fondamentale nello svolgimento del rito. L’assemblea tanto meglio potrà partecipare attivamente e sentirsi coinvolta nella celebrazione, quanto meglio potrà relazionarsi a un tempo col presbitero e con sé stessa. La disposizione dell’assemblea è di grandissima importanza perché non si realizzi la situazione “a platea”, in cui l’assemblea tende a trovarsi come se fosse in un teatro ad assistere ai gesti lontani dell’officiante. Ecco che la collaborazione tra progettista, liturgista e produttore delle panche diventa un nodo di grande rilevanza anche per la realizzazione delle panche: che siano non solo ergonomiche, ma anche appropriate per la specificità dell’aula celebrativa. Nella chiesa di S. Domenico di Guzman vi è stata una collaborazione stretta tra progettista e ditta produttrice delle panche: il modello della CALOI è stato rielaborato dall’Arch. Maicher Biagini per renderlo coerente col disegno generale dell’aula. Questa necessaria collaborazione è tanto più f
ruttuosa quanto più l’industria di rispondere con una produzione di qualità ai desideri del progettista. La CALOI di Susegana (TV), fondata nel 1922, è sempre stata leader nel settore delle panche da chiesa, all’avanguardia nel rispondere alle esigenze delle chiese moderne. La CALOI collabora con i maggiori architetti del momento, come Renzo Piano e Richard Meier.

L’altare è costituito da tre elementi in marmo rosso di Verona accostati in modo che la connessione in porfido rappresenti una croce a tau. La mensa è una grande lastra regolare, bocciardata fine. Il battistero costituisce uno spazio autonomo, alla destra del presbiterio, non lontano da esso e ben visibile per quanto al di fuori del perimetro circolare che definisce il luogo dell’assemblea eucaristica. Resta in tal modo connesso ma separato, sempre visibile eppure “esterno”. Il fonte battesimale, rivestito in lastre di marmo di Verona, riprende la forma ottagonale della tradizione. Ma l’ottagono è spaccato e vi si può entrare dai quattro lati: da quello rivolto al presbiterio entra il celebrante, dagli altri tre lati, ribassati di un gradino, entrano il battezzando e i padrini.

A sinistra: disegno del portone di ingresso della chiesa. Sotto: la sede del presidente della celebrazione, realizzata con lo stesso marmo rosso di Verona con cui sono stati ottenuti anche tutti gli altri elementi (altare, ambone, colonna del tabernacolo).

A questo contribuisce anche il fatto che la corona interna del tamburo superiore è interrotta in coincidenza con lo spazio del presbiterio. Il secondo aspetto che maggiormente colpisce nell’aula è la sapiente elaborazione della copertura circolare, il cui fine è quello di graduare con efficacia la luminosità naturale interna. Al tamburo esterno della copertura corrisponde una più piccola “corona” interna che presenta una serie di fenditure verticali. Lo spazio tra questi due elementi aerei circolari – tamburo esterno e corona interna – serve sia per determinare un corridoio perimetrale che definisce l’aula celebrativa e consente i movimenti attorno a essa, sia per filtrare la luce che in tal modo spiove e rimbalza indirettamente nell’ambiente. L’intersezione geometrica del cerchio e del quadrato contiene una notevole capacità di diversificare gli spazi. Cappella feriale, tabernacolo, ambone, altare, sede del presidente, battistero: tutti i luoghi liturgici trovano una collocazione che mantiene un collegamento diretto tra loro. La logica che informa il luogo si riveste quasi naturalmente di una valenza simbolica, poiché sul quadrato terreno si eleva il cerchio celeste, simbolo del tutto.


Chiesa di S. Domenico di Guzman a Roma

Indirizzo: Quartiere Cinquina, Roma
Progetto: Cooperativa Architetti e Ingegneri, Reggio Emilia (capogruppo: Arch. Maicher Biagini, con Arch. Nanni Ferrari, Arch. Sergio Cabassi, Arch. Mauro Nasi)
Calcoli Strutture: Ing. Antonio Michetti e Arch. Francesco Borgognoni; Ing. Cinnuzzi, Roma
Progetto impianti: Ing. Franco Amodio, Roma
Impresa costruttrice: Costruzioni Generali Gilardi, Roma
Banchi: Caloi Industria s.r.l., Susegana (TV)
Corpi illuminanti: Reggiani Illuminazione Spa, Sovico (MI)
Legno lamellare: Habitat Legno Spa, Edolo (BS)
Laterizi: Pica Spa, Pesaro
Pavimenti gres porcellanato: Graniti Fiandre, Castellarano (RE)  

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