Chiesa di Cristo Redentore a Monsummano Terme (Pistoia)

Chiesa di Cristo Redentore a Monsumanno Terme (Pistoia)

Un’idea ispiratrice semplice ed efficace, quella del pesce, tradizionale figura cristologica, dà forma alla pianta della nuova chiesa e fornisce la base su cui edificare nel rispetto della tradizione. La cittadina toscana di Monsummano Terme ritrova in questo modo un’architettura nuova ma familiare, elaborata anche grazie a un proficuo scambio di idee tra progettisti e committente.

La Chiesa vista da Sud Est

Nel medioevo si usava tracciare la pianta di un edificio sacro sulla falsariga di un disegno simbolico e poiché la chiesa è vista come il corpo di Cristo, spesso si trovano impianti a carattere antropomorfico. Ma anche il pesce è antichissimo simbolo di Cristo. Qui viene ripreso per dar vita al disegno della pianta della chiesa attraverso l’elaborazione geometrica dell’intersezione di cerchi. Il simbolo è reinterpretato con un garbato linguaggio moderno che si esprime nel disegno architettonico, nella scelta dei materiali, nell’articolazione del luogo liturgico. La scelta di porre a motivo ispiratore un disegno di valore simbolico diventa qui motivo di feconda produzione architettonica. «Filtrando quanto ci ha trasmesso la storia dell’arte sulle chiese – scrivono i progettisti, gli architetti Maurizio Cerchiai e Ornella Vezzani – abbiamo reinterpretato la semplicità e la robustezza dello stile romanico e la simbologia dello stile barocco per giungere a una tipologia di chiesa nuova, ma che porta in sé la memoria di stili storici». Le richieste del committente e le caratteristiche del luogo, in cui assume importanza la presenza sullo sfondo di una cava, costituiscono gli altri elementi che informano e motivano la progettazione. L’accostarsi di volumi di diversa altezza, i corsi orizzontali e diagonali dei blocchetti di copertura di due colori diversi, il porticato, il campanile triangolare in pianta e che si restringe nella parte alta; tutto questo offre prospettive cariche di suggestione e di rimandi alla memoria antica. La forma non appare conclusa, non si apprezza come una semplice proposizione geometrica, bensì come un complesso che sembra cresciuto nel tempo, come si vede nel sommarsi e giustapporsi di volumi nei villaggi antichi. La chiesa si presenta come un organismo in crescita. Dall’aula liturgica si staccano come appendici altri elementi nei quali trovano posto la sacrestia da un lato, tre cappelle dall’altro lato. Le linee curve in dialogo serrato si espandono dando luogo a un cortile interno e ai locali pastorali. Il sagrato antistante la facciata principale della chiesa si conclude con due spicchi di prato triangolari. Anche la simbologia trinitaria è stata ricercata: nei tre portoni d’ingresso, nei ripetuti gruppi di tre finestre, nei tre archi interni, nelle tre cappelle, nel campanile triangolare e nelle travi della copertura interna poste a triangolo.

La facciata principale, il campanile e la facciata laterale

 

Il Vescovo: COME UN PARTO MERAVIGLIOSO

L’esperienza della costruzione di una nuova chiesa per una comunità parrocchiale è certamente singolare. Per certi aspetti l’attesa assomiglia a quella della nascita di un essere vivente. Con questa differenza: al bambino è la natura che provvede in tutto, mentre nella costruzione di una nuova chiesa bisogna partire con idee precise e durante la costruzione ci vuole un’assistenza continua, un contributo incessante di soluzioni. Gli architetti Maurizio Cerchiai e Ornella Vezzani sono partiti da un’idea originale, quella del pesce, simbolo di Cristo. Intorno a questa idea è andata crescendo per la loro competenza, ed anche attraverso suggerimenti ed apporti del sottoscritto e delle persone più direttamente interessate, la nuova chiesa con gli ambienti pastorali. Alla fine è stata grande la soddisfazione di trovarsi una chiesa veramente nuova, ma insieme leggibile anche dalle persone più umili; una chiesa spaziosa, senza mancare di raccoglimento; una chiesa semplice nelle linee, come nella tradizione toscana, e nello stesso tempo solenne. Negli ultimi cinquant’anni l’esperienza della costruzione di nuove chiese non è stata esaltante: spesso l’originalità è andata a scapito di tutto il resto; non di rado la povertà è decaduta in sciatteria. Chi entra nella nuova chiesa di Cristo Redentore a le Case di Monsummano Terme si trova davanti quel tocco di preziosità suggerito dalla consapevolezza che non si costruisce solo per il presente ma anche per il futuro, che la chiesa non è semplice luogo per radunare le persone ma è la casa di Dio, autore della bellezza e che bisogna sforzarsi di non demeritare di Lui. I secoli cristiani ci hanno consegnato chiese splendide. Pur senza scopiazzare e profittando della sensibilità e dei materiali del tempo presente, la nuova chiesa di Cristo Redentore mi sembra un contributo importante alla storia dell’edilizia sacra della nostra regione. Un grazie di cuore agli architetti, alla ditta costruttrice e a quanti hanno contribuito con la loro generosità. Un grazie particolare al contributo determinante pervenuto dai fondi dell’otto per mille, messi a disposizione dalla Conferenza Episcopale Italiana.

S.E.R. Mons. Giovanni De Vivo Vescovo di Pescia Mons. Giovanni De Vivo

Il vecchio soffitto a cassettoni, caratteristico di tante chiese storiche, viene ripreso e rielaborato in forme moderne grazie all’uso del legno lamellare. La versatilità di quest’ultimo consente soluzioni architettoniche variate, capaci di significato simbolico e di grande impatto estetico.

Chiesa di Cristo Redentore a Monsummano Terme (PT)

Indirizzo: Via Edison, Loc. Le Case, Monsummano Terme (PT)
Committente: Diocesi di Pescia
Progetto: Arch. Maurizio Cerchiai e Arch. Ornella Vezzani Calcoli
strutture: Arch. Maurizio Cerchiai
Impresa costruttrice: Cooperativa Muratori Sterratori e Affini, Montecatini Terme (PT)
Vetrate artistiche: Tocchi di Colore Snc, Crema (CR)
Legno lamellare: Stratex Spa, Sutrio (UD)
Campane: Fonderie Capanni, Castelnovo ne’ Monti (RE)
Blocchetti: Paver Costruzioni Spa, Ponte Buggianese (PT)

Due sono i nuclei architettonici che formano il complesso e danno luogo alla piazza esterna e a un chiostro interno. Il primo nucleo comprende tutti i locali pastorali ed è costituito da tre blocchi collegati da un disimpegno: il blocco delle aule per il catechismo ospita al piano superiore la canonica mentre al piano interrato è stato ricavato un magazzino e due posti auto. Al livello intermedio è posto anche il salone parrocchiale affiancato dai locali dei servizi. Il secondo nucleo è costituito dalla chiesa. L’aula, dall’ampia parete di controfacciata, si sviluppa secondo linee convergenti verso il presbiterio. Qui la copertura, sorretta da travi lamellari a vista, si innalza consentendo l’apertura di finestre schermate. Queste modulano una luce indiretta ma viva, che sembra raccogliere e portare a compimento l’altra luce, soffusa di vibranti cromatismi, proveniente dalle vetrate istoriate che a oblò si aprono nelle altre facciate. La parete verso nordest, a sinistra dell’aula, appare continua e spoglia (vi verrà collocata la Via Crucis), ritmata dalle lesene che si ricongiungono alle travi. Questa parete si apre solo verso il presbiterio per dar spazio al coro e all’organo. Dall’altra parte dell’aula invece, la parete dà luogo a una serie di tre cappelle che si proten-dono, quasi come se fossero slanciate all’esterno da una forza centrifuga, e sono, a partire dall’ingresso: il battistero, la penitenzieria e la cappella feriale col tabernacolo. Questi tre spazi costituiscono un percorso: il cammino del cristiano dall’iniziazione all’unione eucaristica. La gerarchia di questi tre momenti è evidenziata dall’altezza crescente degli spazi preposti. Mancano ancora alcune opere d’arte quali il Cristo in bronzo alto 4 metri che verrà realizzato da Iorio Vivarelli e sarà collocato a com-pletamento del presbiterio, mentre il portone centrale in bronzo verrà realizzato da Massimo Lippi. Mancano ancora il fonte battesimale definitivo e altri elementi, tuttavia la chiesa è in perfetta efficienza grazie all’impegno della comunità, la cui cura di per sé testimonia del suc-cesso di questa architettura che è stata subito accettata, subito abitata con partecipazione. È notevole quanto il colore, che le vetrate diffondono nelle cappelle laterali, possa vivacizzare l’ambiente differenziandone le funzioni, ed evidenziandone i significati. Anche grazie a questi garbati sprazzi cromatici l’aula, pur restringendosi verso l’altare, sa mostrarsi aperta e accogliente, come del resto lo è il complesso nella sua interezza.

L’Impresa e la Chiesa:
STRATEX Spa Industria Travi Lamellari

Chiese con coperture in legno lamellare prodotto dalla Stratex Spa Industria Travi Lamellari di Sutrio (UD), se ne trovano un po’ in tutta Italia. Non mancano, naturalmente, realizzazioni di grandi strutture di ben altro genere, dal Palaghiaccio di Claut di mq. 5.000 alla Fiera di Udine, all’Azienda Ortofrutticola “Giuliano” di Turi in provincia di Bari, dove la Stratex ha realizzato la copertura per una superficie totale di 6.000 mq. Ma certamente realizzare coperture in legno lamellare per le chiese è impresa che riveste sempre un’importanza particolare. Non solo per il significato intrinseco, per la nobiltà particolare dell’edificio, ma anche per la libertà espressiva dei progetti, che si traduce in architetture talvolta di grande arditezza, che richiedono un impegno tecnologico e una capacità non comune nell’esecuzione delle opere. Sono circa vent’anni che il legno è tornato di attualità come materiale per le costruzioni. La tecnologia “lamellare” ha consentito di ovviare ai problemi che il legno massello presenta nella realizzazione di opere di grandi dimensioni: realizzato con lamelle incollate con resine speciali, non corre rischi di deformazione nel tempo ed è in grado di sopportare spinte e tensioni molto elevate, al punto che si possono ottenere travature di luce non realizzabili in legno massello ed in grado di reggere il confronto con le prestazioni statiche del cemento armato. Rispetto a tutti gli altri materiali usati per le strutture, quali il cemento o l’acciaio, il legno lamellare presenta inoltre il grandissimo vantaggio estetico: il legno è gradevole alla vista; è sempre stato usato dall’uomo come materiale da costruzione e quindi anche nelle forme più moderne, richiama questa tradizione antichissima e radicata nella storia. Il legno “parla” e chi, come la STRATEX Spa Industria Travi Lamellari, ne comprende il linguaggio, è in grado di forgiarlo nel migliore dei modi.

 

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