Chiesa del Redentore a Erding-Klettham (Germania)

Chiesa del Redentore a Erding-Klettham (Monaco di Baviera-Germania)

Basamento di mattoni e copertura di legno, le forme si intrecciano memori di un passato gotico e barocco. La chiesa del Redentore è il primo capolavoro d’arte sacra di Hans-Busso von Busse, realizzato col teologo Hans Haberer. Un edificio ormai dal sapore storico, testimone di una ricerca formale improntata alla compostezza.

Una grande collaborazione, quella tra l’architetto Hans-Busso von Busse, uno tra i maggiori architetti di chiese della Germania, e il teologo Hans Haberer. La copertura in legno che caratterizza l’edificio rievoca le forme del gotico reinterpretandole in modo moderno. La chiesa, un capolavoro di arditezza, è uno dei primi lavori di von Busse; l’edificio fu costruito per la comunità protestante di Erding nel 1962, nei pressi di Monaco di Baviera. Esternamente, un volume lineare e rigoroso di mattoni è sovrastato per un terzo della sua lunghezza, nella parte centrale, da una copertura dalle forme originali. Se in relazione ai recenti riferimenti di molti progettisti contemporanei, la citazione alle pagode e alle coperture orientali sembra quasi scontata, sfogliando il quaderno degli acquarelli dell’architetto, sembra molto
più veritiero un parallelo con le curve barocche, con i tetti a cipolla o ad elmo dei complessi benedettini delle campagne bavaresi.

Vista esterna del complesso, totalmente
circondato da un muro in mattoni.
Scorcio verso il campanile.
Pianta generale del complesso"esplosa"
(si noti l’elemento esagonale del battistero,
unica interruzione nella continuità
della cinta muraria).

Negli studi e negli schizzi di von Busse non mancano però profondi riferimenti al Giappone, alle case da tè e ai giardini che dimostrano una passione postuma per le suddette forme (schizzi del 1990). La copertura ha una struttura composta di sei coppie di capriate di legno ad arco curvate biassialmente e calcolate per resistere a torsione. La tecnologia a listelli incollati all’epoca era molto innovativa: fu realizzata "non senza rischi tecnici".
Come spiega il progettista, l’operazione "fu possibile grazie al supporto del dott. Hans Haberer, giovane e coraggioso teologo". Ispirato dalla chiesa norvegese di legno di Hopperstad, che risale al 1160, oltre che dalle basiliche romane
italiane viste e schizzate durante innumerevoli viaggi, Hans-Busso von Busse ha accompagnato il processo progettuale di questa sua prima chiesa sviluppando numerosi modelli in scala, in cui si evidenzia il concetto di tenda, elemento simbolico primordiale della "raccolta o dell’agape".

Vista interna laterale dell’aula. Si notino le panche dal disegno schietto ed essenziale
(una struttura in metallo che regge la seduta e lo schienale), conformate ad andamento ricurvo
per favorire il raccogliersi dell’assemblea attorno all’altare. I costoloni che reggono la copertura
lignea di per sé costituiscono ornamento. L’ambone sulla pedana sopraelevata.

Chiesa del Redentore a Erding-Klettham
(Monaco di Baviera-Germania)

Progetto: Prof. Arch. Hans-Busso von Busse e Arch. e Dott. in teologia Hans Haberer
Capo progetto: Roland Büch
Struttura: Fritz Sailer e Kurt Stepan & Partner, Monaco di Baviera
Consulenza artistica: Prof. René Roubièek, Praga
Anno di costruzione: 1962
Materiali: rivestimento colmo di copertura, lamiera di rame 0,8 mm su cartone catramato;
manto di copertura su cartone catramato, correnti 30/50 cm, controcorrenti 30/50 cm,
cartone catramato, perline 24 mm, controcorrenti 50/60, isolante, perline a vista di pino.

La copertura, che costituisce un sistema stabile alle spinte laterali del vento, spicca dal volume in laterizio rosso poggiante su una fondazione continua in calcestruzzo armato, la cui compattezza e "materialità" è sottolineata dalla scelta di una doppia muratura in mattoni con faccia a vista anche all’interno della chiesa e da mattonelle di rivestimento della pavimentazione simili al laterizio delle pareti. Il concetto attorno al quale si sviluppa l’aula liturgica è molto chiaro e si focalizza su due elementi fondamentali della funzione ecclesiastica: l’altare e il pulpito. Attorno a questi poli ruotano tutti gli altri elementi architettonici e d’arredo della chiesa, e su di essi si basano anche le scelte fondamentali di progetto. Come in tutte le successive costruzioni sacre di von Busse, il concetto spaziale parte dalla liturgia, considerata essa stessa opera d’arte e generatrice dello spazio.

L’altare e disegno dei costoloni strutturali raffrontato al disegno di una navata barocca.

"La liturgia abbraccia l’intera umanità, lo spirito e il pensiero. La struttura spaziale segue allora nella sua unicità il processo liturgico, supportandolo, e sotto certi aspetti accentuandolo e mettendolo in risalto". L’evento liturgico inizia con l’ingresso all’area ecclesiale attraverso il portale, superando i gradini ed entrando nell’atrio chiuso. Il percorso scandito dal ritmo e dalla successione del colonnato che ripartisce lo spazio ecclesiale in tre navate, culmina in corrispondenza dell’altare, rialzato e protetto da una parete libera in laterizio, dietro la quale si crea una cornice d’ intensa luce naturale che non disturba però il resto della chiesa, che resta immersa in una piacevole penombra che concilia il raccoglimento.

Vista generale dell’aula dal lato del presbiterio e disegno prospettico dell’insieme.

All’esterno, antistante la chiesa, si trova il sagrato, protetto dal muro di mattoni continuo a lato del quale sorge isolata la torre campanaria con campane a vista. Lo spazio intimo e raccolto del sagrato invita alla meditazione e alla raccolta prima della liturgia. Sul lato opposto, verso nord, chiude l’area sacra il volume della casa parrocchiale e dell’appartamento del sacrestano, separato dalla chiesa da un cortile interno. L’unico elemento che si inserisce nella continuità della cinta muraria è il fonte battesimale, contenuto in un volume esagonale. Questo si manifesta all’esterno e consente all’interno, di mantenere una maggior purezza di linee nell’aula ecclesiale.

Rossella Letizia Mombelli, architetto

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