Berardo Dujovne



Puerto Madero fu costruito intorno al 1900 di fronte al centro di Buenos Aires; fra la città e il suo porto ci fu e permane tuttora uno stretto rapporto, malgrado lo stesso abbia cessato di essere attivo negli anni ’60. Da allora fu abbandonato poiché divenuto antieconomico e, con l’abbandono, iniziò un costante degrado, mantenendo comunque un grande patrimonio edilizio.
Negli anni ’90 si predispose il masterplan dando l’avvio al recupero e la ricostruzione dei vecchi docks situati nel margine ovest delle dighe.
Lo Studio Dujovne-Hirsch Asociados progettò, fra l’altro, il restauro di alcuni di questi docks di cui si presenta qui un breve saggio.

Puerto Madero
Veduta dei docks in abbandono
Masterplan
Primo edificio recuperato

Il principio ordinatore fu quello di rispettare la logica degli edifici esistenti, del loro involucro e delle strutture, generando nel contempo un evento architettonico nuovo, con concezioni spaziali contemporanee.
Quando il progetto del primo edificio fu realizzato lo spazio urbano era ancora indefinito, si ritenne importante, quindi, generare uno spazio interno di caratteristiche quasi urbane, in esso i percorsi sono organizzati come strade interne. Ad esso fanno capo tutte le funzioni dell’edificio. Le unità interne sono flessibili poiché non si sapeva se avrebbe prevalso l’uso residenziale o di uffici: infatti inizialmente prevalse l’uso abitativo, mentre attualmente l’edificio è interamente destinato ad uffici.

Chiostrina interna con i percorsi di relazione
Secondo edificio recuperato, a carattere residenziale
Terzo edificio prima dell’intervento
L’edificio ricostruito con inserimento dei nuovi volumi

Viceversa, il secondo edificio ristrutturato è utilizzato interamente come residenze; anche in questo caso si sono fatti interventi puntuali rispettando l’involucro edilizio. In questo edificio si è curata la ventilazione naturale, mentre il forte spessore dei muri esterni garantisce una grande inerzia termica e quindi un risparmio di energia.
La preesistente struttura a telai di c.a., mantenuta a vista anche all’interno degli appartamenti, conferisce allo spazio architettonico una caratterizzazione di tipo industriale che evoca l’originaria funzione dell’edificio.
Le attrezzature dell’edificio sono vincolate ai percorsi interni che si articolano, anche in questo caso, come strade e allo spazio da essi generato.
Un terzo progetto riguarda la ricostruzione di un edificio in parte demolito: il tema progettuale riguardava proprio l’inserimento del nuovo volume nel contesto esistente.

Particolare di un interno con la preesistente struttura intelaiata a vista
Particolare dell’innesto delle nuove strutture con le preesistenti
Veduta notturna

Tale ricostruzione si è risolta con superfici vetrate intelaiate in una trama di profili metallici di grande sezione, mentre la testa dell’edificio è stata chiusa con un muro di mattoni trattato con linguaggio contemporaneo che fa da contrappeso, sul lato opposto, alla massa muraria dell’edificio superstite.

B.D. professore decano della Facoltà di Architettura dell’Università di Buenos Aires,
titolare dello Studio Dujovne-Hirsch Asociados.
Ha realizzato numerose opere in Argentina e all’estero

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Archeoclub d’Italia
movimento di opinione pubblica
al servizio dei beni culturali e ambientali

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