Opinion leader – Arch. Francesco Paolo Chieca

A colloquio con Francesco Paolo Chieca, Architetto Direttore, Funzionario Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per la provincia di Milano

Nel Duomo di Milano c’è già un ascensore, ora si dice si desideri installare un secondo ascensore esterno, in un volume trasparente.
L’esempio sono le piramidi di cristallo dell’Arch. Ieoh Ming Pei davanti al Museo del Louvre a Parigi. Anche davanti all’edificio storico (per quanto relativamente recente) del Museo Reina Sofia a Madrid sono state innalzate tre torri di cristallo per gli ascensori.
Dal punto di vista della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per la provincia di Milano, l’accostamento di questi elementi “altri” rispetto all’architettura storica, ma anche staccati da questa e “reversibili”, è una via percorribile per superare le barriere architettoniche?

In prima battuta bisogna fare alcune riflessioni sugli edifici in cui si intende intervenire, tenendo ben presente le disposizioni del D.Lgs. 42/2004, dove
alla Sezione II Misure di conservazione, l’Art. 29, Conservazione, sono citati i seguenti punti:
1. La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro.
2. Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto.
3. Per manutenzione si intende il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell’integrità, dell’efficienza funzionale e dell’identità del bene e delle sue parti.
4. Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Alla luce di questi commi, le Soprintendenze sono tenute a seguire la linea operativa in quanto in Italia abbiamo un Patrimonio monumentale unico al mondo che va tutelato.
Gli esempi citati nella domanda appartengono ad altre nazioni le cui disposizioni legislative sono diverse dalle normative italiane.
Le piramidi di cristallo dell’Arch. Ieoh Ming Pei davanti al Museo del Louvre sono un richiamo architettonico al passato e nella loro trasparenza e distacco dall’edificio stesso, riescono a inserirsi bene nel contesto. Anche le tre torri di cristallo staccate dalle facciate del Museo Reina Sofia si inseriscono bene in un contesto architettonico e volumetrico semplice. La facciata del Museo non presenta particolarità architettoniche e stilistiche di notevole pregio, anzi la disposizione di questi volumi arricchisce la monotonia propria della facciata. Ogni edificio ha una sua caratteristica e una sua storia ed è soggetto a un intervento unico di progettazione, ossia, non si possono mettere le “torri” su tutti gli edifici storici e soprattutto su tutti gli edifici storici “vincolati”. Prendiamo ad esempio il Vittoriano a Roma, conosciuto comunemente come l’”Altare della Patria”.
Come è riferito da fonti giornalistiche al momento dell’inaugurazione dei due nuovi ascensori, questi sono “un segno moderno che dialoga con l’antico.. completamente reversibile, si può smontare in due settimane.”(Adnkronos/ANSARoma, 31/05/2007). Eppure i due ascensori panoramici esterni dell’Altare della Patria, che permettevano l’accesso alla sua terrazza più alta, saranno smantellati. A distanza di un anno dalla loro inaugurazione, gli ascensori in cristallo con tutta la struttura in acciaio, costati ben 1.155mila euro, saranno rimossi perché giudicati, dalle nuove Istituzioni comunali romane, troppo moderni e quindi esteticamente non congrui all’edificio realizzato dall’Arch. Giuseppe Sacconi nel 1911.
In alternativa, per raggiungere la terrazza panoramica, oltre ai tradizionali 196 gradini della scalinata interna, molto probabilmente saranno realizzati altri ascensori all’interno del monumento.
Su questo intervento è opportuno dire che da un lato il contesto storico “nega” la posizione del nuovo costruito per almeno due ragioni: la torre ascensori si trova quasi a ridosso della torre campanaria della Basilica di Santa Maria in Ara Coeli e quindi un insieme architettonico di notevole pregio; la torre forse andava spostata in altra parte. Ma faccio osservare che la torre ascensori si trova in una stradina secondaria, quindi non visibile dalla piazza antistante l’edificio. Inoltre viste le caratteristiche delle pareti posteriori del Vittoriano, l’elemento nuovo non disturba i caratteri stilistici dello stesso edificio.
In Italia ci sono molti edifici storici e monumentali di caratteristiche pregevoli in cui è impossibile edificare ascensori per il superamento delle barriere architettoniche. Pensiamo per esempio alla Torre di Pisa o al Campanile di Giotto. Quindi bisogna ricordarsi che un progetto va elaborato in base alle caratteristiche dello stesso edificio e nel contesto dell’area circostante l’edificio.
Per la Soprintendenza, questi elementi decisamente “altri” potrebbero essere una scelta progettuale percorribile per il superamento delle barriere architettoniche là dove l’edificio storico-monumentale lo permette, per esempio l’ascensore inserito nel Colosseo. Per il Duomo di Milano credo sia difficile inserire una torre ascensore se non con un accurato studio volumetrico e forse in costruito “provocatorio”, ossia in uno stile che si appropria e si confonde con l’esistente.

L’inserimento delle scale mobili per i centri storici delle città in alternativa
all’automobile risulta essere un intervento necessario.
A Perugia da anni funziona un sistema di scale mobili che unisce
la città bassa dal centro storico.

L’alternativa all’accostamento di volumi vetrati, differenti, staccati e “reversibili”, è l’inserimento degli ascensori dentro l’architettura. Tra i tanti esempi, è significativo quello della Mole Antonelliana a Torino, in cui l’ascensore si eleva al centro del volume praticamente scomparendo quando non è in movimento, come una funivia. In altri edifici si possono inserire gli elevatori nel volume delle spesse mura. Come stabilire qundo usare l’uno o l’altro sistema?
Per l’intervento nella Mole Antonelliana va detto che l’edificio si presta per la sua architettura interna a questo evento anche perché la struttura non presenta volumi e la cabina nell’alzarsi scompare alla percezione visiva. Ma sembra che la struttura sia “provvisoria” per la celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia. Comunque, se l’edificio presenta nella sua planimetria spazi interni vuoti o mura perimetrali e/o divisorie di notevoli dimensioni, che non abbiano caratteristiche particolari, quali affreschi, stucchi e altro, inserirvi ascensori è sostenibile.

Quali sono i luoghi principali per i quali si pone il problema oggi in Lombardia?
Si pone in tutti gli edifici storici e monumentali vincolati – a prevalente destinazione pubblica – per l’abbattimento delle barriere architettoniche.Oltre a singoli edifici, il problema si presenta in agglomerati urbani. Per esempio a Spoleto si sta inserendo un insieme di ascensori e scale mobili per raggiungere l’acropoli senza l’automobile che è riconosciuta come maggiormente stridente col luogo storico degli apparati fissi e in parte nascosti. Che ne pensa di questi sistemi alternativi all’auto?
L’inserimento delle scale mobili per i centri storici delle città in alternativa all’automobile risulta essere un intervento necessario. In Italia, a Perugia, nellaRocca Paolina, da anni funziona un sistema di scale mobili che unisce la città bassa dal centro storico. A Bergamo è in uso la funivia. Queste sono soluzioni ottimali per i vari fattori che giornalmente “soffocano” i centri di ogni città, soprattutto di quelle città che presentano variazioni di quota come quelle citate. Sarebbe il caso di progettare scale mobili e/o nastri trasportatori in tutti quei centri storici che ne risentono la necessità e sarebbe opportuno sviluppare le varie progettualità per quei paesi di collina o montagna che per le loro caratteristiche orografiche perdono abitanti e i pochi anziani che rimangono hanno notevoli difficoltà di movimento. L’ introduzione di nastri trasportatori e/o scale mobili in centri storici può portare a rivitalizzarli. Condizione fondamentale però è di occultare il più possibile detti interventi affinché non risultino in contrasto con i luoghi di inserimento pregni di storia e di atmosfera irripetibile.
Questi interventi sono da realizzare da parte di professionisti sensibili alle problematiche di inserimento nelle zone stratificate e in grado di percepire e adattarsi con il massimo rispetto al “genius loci”. La Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio è sempre disponibile a verificare e/o studiare con i professionisti le proposte per semplificare la vita non solo dei diversamente abili ma di tutti i fruitori dei beni culturali.

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