Là dove s’incontrano i caprioli

La famiglia che qui abita era alla ricerca di una casa autenticamente alpina; l’ha trovata sul bordo di un parco naturalistico protetto.

Quando il destino bussa, la casa giusta arriva. C’è un aneddoto a proposito di questa abitazione: una coppia di torinesi che ama la montagna più autentica, giunta alla sommità della Val Chisone, fu colta dal desiderio di avere qui un pied-a-terre per vivere la natura alpina nel modo più incontaminato possibile. Nell’antico borgo c’era una vecchia casa con i muri a secco completamente in rovina, e i due si dissero “siamo arrivati troppo tardi, questa era la casa che volevamo”. Fermandosi in una trattoria chiesero all’oste se vi fossero delle baite in vendita.

Questa abitazione è stata ristrutturata conservando la tipologia delle case valdesi della valle, riprendendo il tradizionale sistema di costruzione del tetto col suggestivo intersecarsi di travi di larice. La facciata tradizionale col lungo balcone è stata fedelmente mantenuta nelle sue forme e nei suoi materiali.
Il camino è su disegno dei progettisti: alla parte intonacata contrappone pietre locali di recupero. La cappa è grande per meglio diffondere il calore.Lo spettacolare soffitto, realizzato con travi di larice disposte in modo particolare secondo la tradizione delle case valdesi, è ancora quello originale (smontato, ripulito e risanato) e contribuisce moltissimo a comunicare il sapore della civiltà contadina

Nell’ampio soggiorno mansardato lo spazio è completamente aperto ma nello stesso tempo modulato, in modo da avere angoli appartati quali quello del camino, la zona pranzo e l’angolo bar. Questo permette di vivere piacevolmente i diversi momenti della giornata in luoghi intimi e funzionali, ognuno col suo carattere specifico.
La parte più scenografica del soggiorno, oltre alla vista inquadrata dalle grandi vetrate, è costituita dall’orditura tradizionale del tetto, ricostruita con le travi originali risanate. Si tratta di una struttura in larice a maschiatura, ora trattato con speciali impregnanti ignifughi per ragioni di sicurezza.
L’architetto in questo interno di ridotte dimensioni è riuscito a creare più ambienti funzionali e luminosi senza sprecare il più piccolo spazio, tenendo intatto il sapore di una architettura tipicamente contadina in una declinazione montanara.
“Mi spiace – fu la risposta – qui non c’è niente da comprare. Ma forse il proprietario del rudere qui vicino potrebbe vendere il terreno.” La signora apparteneva a una famiglia di costruttori, e sia il padre che il fratello erano in grado di aiutarla nel far risorgere qualsiasi edificio lei avesse voluto. E così è stato. Scegliendo tra le maestranze dell’impresa di famiglia quelle più in grado di capire il senso dell’operazione, la vecchia casa contadina costruita da una famiglia valdese, ha ripreso di nuovo a vivere. Si tratta infatti di una casa tipica dell’enclave dei valdesi, caratterizzata da un lungo balcone frontale che riempie la facciata: un’architettura semplice, espressione di una vita povera fatta di continue persecuzioni.Il fatto di aver mantenuto le strutture originali della casa valdese e di aver arredato con mobili trovati in valle, non esclude il gusto gozzaniano per i piccoli quadri e i souvenir

Il legno qui rimane il protagonista assoluto: legno per le spettacolari travature del soffitto, per la calda pavimentazione in tavole di larice di recupero, per le porte antiche, per le armadiature e gli arredi, nuovi e vecchi di origine contadina trovati nella valle. Anche la scala ha i gradini in legno, come il camino che alterna al legno l’intonaco e la pietra. Si contrappone al legno l’intonaco rustico usato in zona che permette, con la sua riflessione ottimale, di illuminare al meglio ogni angolo dell’interno.I valdesi già nel XII secolo iniziarono a fuggire dalla Francia meridionale perché considerati eretici. Volevano predicare in pubblico senza essere frati o preti riconosciuti e, fatto ancora più scandaloso, anche le donne erano delle predicatrici erranti. Furono spesso costretti a vivere in clandestinità e a nascondersi nelle valli più decentrate, come appunto la Val Chisone. Delle loro persecuzioni sono rimaste nella memoria le “Pasque Piemontesi” quando, nel 1665, il duca di Savoia organizzò una caccia all’uomo che arrivò anche in Val Chisone e in Val Troncea distruggendo tutto e costringendoli alla fuga. Ma l’ostinazione dei valdesi riuscì a farli sopravvivere fino ai tempi dell’Illuminismo, quando nel 1848 un’altro Savoia, Carlo Alberto, riconobbe con le “Lettere Patenti” il loro diritto all’esistenza.Oggi hanno una loro Chiesa Valdese riconosciuta dallo Stato; una chiesa molto liberal che spesso ha posizioni antitetiche rispetto alla Chiesa Cattolica sui temi etici più scottanti, come il diaconato delle donne, il testamento biologico e l’eutanasia. Tutto questo è stato ottenuto con uno stile di vita religiosamente povero e dedito alla divulgazione del Vangelo. Per questo la casa valdese non è solo una seconda casa, ma la scelta di uno stile di vita. È quindi una bandiera.Articoli in porcellana per l’installazione elettrica
www.gigambarelli.comLA PORCELLANA È DA SEMPRE UN ELEMENTO DISTINTIVO PER LE SUE PROPRIETÀ. IL PIACERE DEL CONTATTO FISICO, L’ELEGANZA VISIVA, IL CONNUBIO FRA FRAGILITÀ E DUREZZA CHE RENDONO ETERNO QUESTO MATERIALE. NEL 1992 NASCE UN’AZIENDA, GRAZIE AD UN IMPRENDITORE “FIGLIO D’ARTE” (IL PADRE AVEVA UN NEGOZIO NEL SETTORE), CHE DECIDE DI PRODURRE CIÒ CHE ERA STATO SMESSO DA TEMPO. SI RIPROPONE UNA SERIE PER L’ILLUMINAZIONE IN STILE RETRÒ, MA CON L’UTILIZZO DI TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA CHE PERMETTONO DI SVILUPPARE UNA SERIE DI PRODOTTI PER SODDISFARE LE ESIGENZE DEI GIORNI NOSTRI. TUTTO È DA SEMPRE CURATO E STUDIATO PER AVERE, OLTRE LA MASSIMA RESA, UNA SICUREZZA GARANTITA E CERTIFICATA. LA PORCELLANA È IL MATERIALE PRINCIPE LEGATO AD UNA PRODUZIONE CHE RIPRENDE I PEZZI LEGATI AL PASSATO: NON SOLO APPARECCHIATURE ILLUMINANTI, MA ANCHE INTERRUTTORI E PRESE ELETTRICHE, SINO AD ARRIVARE ALLE PRESE TV E TELEFONICHE, DIFFUSIONE SONORA E DOMOTICA.TUTTI I PRODOTTI SONO PENSATI PER INSERIRSI, IN MANIERA ELEGANTE E DISCRETA, IN SITUAZIONI DI RESTAURO E RISTRUTTURAZIONE, NEL PIENO RISPETTO DELLE CARATTERISTICHE ARCHITETTONICHE, STORICHE ED ARTISTICHE DELLE NOSTRE CASE, PER AVERE DI NUOVO IL FASCINO DEL PASSATO, CON UN’ANIMA MODERNA E TECNOLOGICA. (Gi Gambarelli)PAOLO COSTANTINI, INGEGNERE E ORNELLA VIGNOLO LUTATI, ARCHITETTO, LAUREATI ENTRAMBI A TORINO, SI OCCUPANO PREVALENTEMENTE DI RISTRUTTURAZIONI E COSTRUZIONI MONTANE, SCELTA IN PARTE DETTATA DA UNA COMUNE PASSIONE PER LA MONTAGNA E PER I SUOI SPORT. IL LORO MODUS OPERANDI È FINALIZZATO ALLA CONSERVAZIONE E AL RIADATTAMENTO DEI VECCHI RUSTICI, NEL RISPETTO DELLA TRADIZIONE ARCHITETTONICA LEGATA AL TERRITORIO E ALL’AMBIENTE NATURALE. LO SPECIFICO DELL’INGEGNERE È LA PARTE TECNICA, PROGETTUALE ED ESECUTIVA, MENTRE QUELLO DELL’ARCHITETTO È L’INTERIOR DESIGN.Sopra l’abitato di Pragelato si apre, alla destra della Val Chisone, la Val Troncea, che conserva la naturalezza di un tempo ed è preservata e valorizzata dall’omonimo Parco Naturale. Le borgate Plan, Troncea, Laval e Seytes conservano esempi di architettura tradizionale occitana, qui portata dalla migrazione dei Valdesi nel XIII sec. Il dialetto  parlato deriva dall’antica langue d’oc, la lingua dei trovatori.
Pragelato, durante i XX Giochi olimpici invernali di Torino e l’Universiade invernale 2007 è stata sede di gara per il salto con gli sci, lo sci di fondo e la combinata nordica.

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