Pensare razionale

Ad ottanta anni dalla loro costruzione le Siedlungen sulla valle del Nidda a Francoforte restano un esempio importante ed unico a cui riferirsi per un ripensamento sui temi dell’abitazione, temi legati all’architettura ed ai luoghi del loro insediamento; luoghi, appunto, con quella qualità legata alla riconoscilità delle ragioni dei siti stessi e delle loro morfologie.
Il rapporto Architettura-Natura che la vicenda del ‘Das neue Frankfurt’ mette anche in evidenza, nel ‘Mare Magnum’ di questa questione, mi sembra, sia il più scontato, il più semplice ed, in qualche modo, il più elementare. Tuttavia questa elementarità mi sembra anche la più convincente perchè attiene alla ‘pratica’ del costruire nel suo complesso. Costruire, quindi i ‘pieni ed i vuoti’, ovvero costruire i volumi e gli spazi aperti, alla stessa maniera, con la stessa attenzione progettuale, in modo che gli uni siano ragione degli altri. Da questa attenzione ne deriva la possibilità di rendere singolare un luogo.
Mi piace richiamare una definizione rintracciabile in ‘Architecture, essai sur l’art’ di Etienne Louis Boullée: L’Architecture est mettre en ordre la nature.
Mi rendo conto che una definizione così rischia di essere troppo ideologicamente ingenua … sia perché è una definizione sia perché è generica, come lo sono la più parte delle definizioni.
Tuttavia voglio sostenere questa tesi a partire da esempi presi da alcune fondamentali soluzioni presenti nelle Siedlungen francofortesi.
Soluzioni datate, certo, ma non per questo meno significative ed attuali.
Soluzioni tra l’altro spesso meno segnalate perché meno ‘ideologiche’ rispetto alla ‘rottura’ conclamata di questa architettura con la tradizione e col passato in generale.
Gli interventi di E. May a Francoforte per la valle del Nidda, un affluente del Meno, mi sembrano esemplari e pertinenti. Le soluzioni del 1929, ancora presenti come buone soluzioni, possono essere ancora più chiare ‘ermeneuticamente’ leggendo un diario di Martin Heidegger su certe passeggiate che il filosofo faceva su di un sentiero di campagna e pubblicate dal figlio nel 1989 (fig. 1).
In questo brevissimo diario il filosofo tra l’altro annota: … Il semplice serba e custodisce l’enigma di ciò che è destinato a durare e di ciò che è grande … Gli stessi poderi e declini erbosi accompagnano il sentiero di campagna in ogni stagione con una vicinanza che muta costantemente … Ma la benevolenza del sentiero di campagna parla così a lungo finchè vi sono uomini che, nati nelle sue vicinanze, sono capaci di ascoltarlo … Il semplice è diventato ancora più semplice …1 Naturalmente gli interventi di May ed il diario in questione non hanno nessuna ‘meccanica’ consequenzialità e però, a mio giudizio, le riflessioni del filosofo confortano l’interpretazione, secondo la quale la ‘natura’ per essere ‘familiare’, deve essere interpretata, riconosciuta, come ‘singolare’ e la sua singolarità non è data da fatti eclatanti, ma da intromissioni anche piccole, da segni giusti per quel luogo. Basta mettere con precisione ‘pietruzze bianche’ su di un sentiero del bosco per far riconoscere ad Hänsel e Gretel il giusto percorso di ritorno.
Nell’opera di Ernst May per le Siedlungen del nord-ovest di Francoforte l’aver adoperato l’architettura come ordine della natura avendo riconosciuto le possibilità della Valle del Nidda come ‘virtualmente’ forte: … pur lavorando anche con pre-figurazioni elementari (l’uso di standard minimi per gli appartamenti e spesso sistemi di prefabbricazione anche pesante) tuttavia capaci, come con il gioco del Lego, di con-figurarsi, ri-configurarsi, adattarsi, in ragione delle convenienze e tra queste le tecnologie ed i costi possibili, ma anche, e in ‘primis’, le morfologie dei siti …2 ha deciso per la riscrittura di una geografia, di un paesaggio costruito con l’unità degli elementi in causa, piuttosto che con l’autonoma evidenza delle singole parti.
Questa attenzione al ‘naturale’ trovato, in sostanza alla campagna e non solo, non era ‘superflua’ o ‘eccezionale’ anche nell’assillo delle urgenze residenziali degli anni venti (la necessità di alloggi a basso costo era davvero urgente a Francoforte nel 1927-1929.Più di 15.000 alloggi furono costruiti in due anni … allora …), ma logica e faceva parte del dato progettuale, e quindi della natura del costruire e del costruire, nel caso specifico, sulla valle del Nidda …!
La vicenda delle Siedlungen del 1926-30 a Francoforte è nota. Forse è meno noto il perché di certe scelte insediative tra periferie agricole e periferie urbane.
La valle del Nidda viene scelta, tra l’altro, secondo una ipotesi per la quale il ‘verde’ di quella ‘colonia agricola’ è parte fondamentale per la nuova forma della città a nord-ovest, come lo era lo Sadtwald a sud e come lo erano i parchi delle ville della prima corona urbana oltre la corona di verde sull’area delle vecchie mura del centro urbano.
Le Siedlungen del nord-ovest si insediavano nelle ‘vecchie’ campagne di Francoforte. Campagne segnate dalla presenza del Nidda, che con un percorso tortuoso creava colline e dolci pendii esposti a sud.
Il piano di questa valle precede il piano degli interventi e di fatto in qualche modo ne suggerisce le geometrie. Alla dolcezza del terreno corrisponderanno insediamenti ‘rigidamente’ razionali (figg. 2,3).
Così come razionali saranno i parametri costruttivi in gioco circa le distanze, gli orientamenti, le altezze … insomma tutte quelle ‘scarse fantasie’ oggi inacettabili … anche se nel mercato dell’alloggio residenziale oggi a Francoforte, e non per carenza di alternative gli alloggi del Römerstadt, del Praunheim e del Westhausen sono molto richiesti e quasi introvabili.
In queste tre Siedlungen gli elementi presenti a definire un ‘modo’ di intendere il ‘vuoto’ tra le parti edificate riguardano il tema più generale del verde nelle accezioni del privato (di proprietà e in affitto), del condominiale, del pubblico. Più semplicemente i giardini diventano non solo una giusta mediazione tra ‘l’aperto ed il chiuso’ ma un nuovo modo di intendere lo spazio residenziale nel suo complesso ovvero per la ‘forma’ dell’insediamento (figg. 4, 5, 6).
I ‘modi’ adoperati sono semplici, ripetuti, sia tipologicamente che, spesso, dimensionalmente seguendo una logica del tutto conforme ai ‘modi’ standardizzati messi in gioco per i tipi edilizi e le conseguenti scelte costruttive. Gli alloggi sono dotati di due ‘tipi’ di verde. Uno antistante l’ingresso (area fiorita) di distacco dalla strada, ed uno, all’interno, prossimo al Wohnzimmer (il soggiorno) originariamente pensato come ‘orto’ ed ‘estensione’ della stanza coperta.
Nella compatezza degli insediamenti, le contiguità e le serialità di questi spazi aperti se dal lato degli ingressi sono, anche, il decoro delle parti pubbliche e delle strade, nel caso dei giardini-orti sono, in assenza di muri ed inferriate, veri spazi di verde ‘comuni’, pezzi di ‘campagna, attraversati da ‘sentieri’ che in qualche modo ricostruiscono una presenza consueta nel paesaggio delle ‘vecchie’ colonie agricole e nelle aree degli orti urbani in affitto (i giardini teorizzati dal Scherber e denominati ancora Scherbergarten) presenti nelle periferie urbane tedesche e non necessariamente prossimi ai fiumi (figg. 7, 8).
Questo modo di intendere una ‘parte’ privata come ‘decoro’ di uno spazio visualmente ‘pubblico’ è certo parte di un ‘merito’ del nord Europa, ma non era del tutto scontato o ‘naturale’ se E. May in un articolo proprio sulla descrizione delle sue Siedlungen dirà: Mentre negli anni precedenti veniva attribuita poca importanza alle corti e aigiardini delle Siedlungen, dal 1925 invece essi vengono curati scrupolosamente.
Le sistemazioni sono curate in modo autonomo in par
te dalla sezione ‘Giardini e cimiteri’ dell’ufficio tecnico comunale e in parte con la collaborazione di architetti privati. La sistemazione dei giardini della Siedlung Praunheim II e della Siedlung Römerstadt è stata curata dalla direzione generale dell’ufficio comunale per i giardini e i cimiteri in base ai piani dell’architetto dei giardini Leberecht-Migge.
Questa sistemazione non mira soltanto a ordinare i giardini nel modo più conveniente per gli inquilini, consentendone quindi anche un maggiore sfruttamento economico, ma persegue anche un fine estetico, in quanto con un progetto unitario della disposizione dei giardini si conferisce una tranquilla immagine di insieme a tutte le superfici a verde. Negli ultimi anni si riserva una particolare attenzione alle terrazze-giardino. L’interesse degli abitanti viene stimolato mediante gare di ornamentazione con i fiori più belli.4
Oggi il verde di quei luoghi è cresciuto e l’immaginato è una realtà tale da definire quella valle ‘Parco del Niddatal’, parco a misura urbana e non solo di ‘quartiere’ (figg. 9, 10).

Note:
1. M. Heidegger, Der Feldweg (il sentiero di campagna) V. Klostermann GmbH, Ff/Main
1989 – il melangolo editore Genova 2002: Hermann Heidegger, introduzione: Negli anni
della giovinezza di Martin Heidegger il sentiero di campagna iniziava subito dopo il
cancello del parco e con lievi tortuosità che seguivano le conformazioni proprie del terreno,
passando attraverso prati e campi coltivati, conduceva fino a Ehried.
2. E. May, Cinque anni di attività di edilizia residenziale a Francoforte sul Meno, Das Neue
Frankfurt, Anno IV, n. 2-3, feb. marz. 1930 pagg. 21-70.
3. op. cit. E. May.
4. E. May, Das Neue Frankfurt, anno IV, n. 4. 5, mag.1930.

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