L’ARCHITETTURA: SPAZIO DI AGGREGAZIONE

Un’architettura che sappia dare risposte concrete in un momento di crisi: temi quali quello della solidarietà e della riqualificazione urbana promossa anche grazie all’opera dei luoghi di aggregazione quali le parrocchie, tornano di attualità. Lo sostiene Luca Zevi, curatore del Padiglione Italia nella Biennale 2012 di Venezia.

Anche l’architettura può contribuire a sconfiggere la crisi. Come spiega l’architetto Luca Zevi: «L’architettura deve aiutare a elaborare risposte importanti per i problemi di questi anni d’eccezione. Negli ultimi trent’anni ha prevalso la finanza, e con essa la rendita monetaria, fondiaria, edilizia. Ma quest’epoca è finita. Ed è tempo di elaborare proposte capaci di creare opportunità di lavoro, crescita, creatività.»

Sembrano argomenti politici…
Nell’immaginare la mia proposta per il Padiglione Italia alla Biennale 2012 mi sono rivolto all’opera di Adriano Olivetti a Ivrea. Negli anni ’50, Olivetti guidava un’industria di avanguardia, che realizzava prodotti d’eccellenza, e nel contempo promuoveva un nuovo insediamento importante nel territorio, i cui progetti affidò ai migliori architetti.
Così Olivetti ancora oggi rappresenta un esempio di virtuosa collaborazione tra industria e architettura, che ha come scopo un’organizzazione sociale equilibrata.
Egli perseguì gli stessi obiettivi anche da presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU); promosse il Piano Territoriale della Valle d’Aosta e fu un grande organizzatore culturale.

Oggi è ancora un esempio valido?
Certo. La grande industria e la struttura delle metropoli mostrano condizioni critiche: vitale è il tessuto di piccole e medie imprese che non solo realizzano prodotti di eccellenza, ma sanno anche rappresentarsi per mezzo di architetture di qualità. E non sono pochi gli imprenditori che contribuiscono alla riqualificazione del territorio con le loro aziende vinicole, agrituristiche, alberghiere, oltre che con iniziative culturali.

Ma non solo la campagna, anche la città va riqualificata…
Ci mancherebbe. La periferia negli anni ’60 e ’70 si espandeva in quartieri monofunzionali. Mentre oggi è chiaro a tutti che i quartieri devono essere polifunzionali. Per riorganizzare l’economia e la città è necessario promuovere la collaborazione tra tre ambiti: economico, culturale e progettuale. Se si metteranno a sistema, potranno dar vita a uno sviluppo importante, fondato sulla produttività, sulla creatività e anche sulla solidarietà. Così si supereranno la competizione selvaggia e l’individualismo esasperato degli ultimi decenni.
Ed è cruciale promuovere progetti sostenibili in tutto il territorio. Il Made in Italy rappresenta un bacino di prodotti di eccellenza: su questo architettura e industria possono costruire nuove iniziative virtuose. Altrimenti si rischia la decadenza.E questo riguarda anche gli spazi pubblici?
Nell’ultimo trentennio la dimensione collettiva è stata sacrificata, ma la vera tradizione italiana è quella che vive nei luoghi dell’incontro. Penso sia tempo di ridare peso alla sfera collettiva. L’alleanza che auspico tra architettura ed economia, dovrà muoversi proprio in questo senso. Nel tessuto urbano questo vuol dire guardare alle piazze e ai sistemi di servizi. Magari anche riducendo il ruolo di supplenza alla mancanza di luoghi di aggregazione e di spazi pubblici che svolgono, e in modo meritorio, i complessi parrocchiali.
Grazie al suo inveterato radicamento, la Chiesa continuerà a svolgere questo ruolo ma, auspicabilmente, come missione e non come sostituto di quanto va invece espletato dalle amministrazioni locali.

Pensa che questo valga anche per la città multietnica e multireligiosa?
Credo che le differenze culturali costituiscano eccellenti occasioni di reciproco arricchimento. E questo va attuato con un dialogo paritario tra le tante identità che oggi abitano il nostro paese. La reciproca conoscenza si arricchisce nel rispetto.
Com’è noto, il forte afflusso di immigrati costituisce in realtà una fonte di ricchezza per un paese quale il nostro, che tende a invecchiare: il nostro futuro è legato anche ai tanti giovani immigrati. Architettura ed economia possono agire in sinergia per comporre città accoglienti, nelle quali tutti possano sentirsi cittadini. In questa prospettiva urbana, sia i luoghi di culto di altre religioni, sia le chiese continueranno ad assolvere a importanti finalità aggregative e spirituali.Usa il link pro: aggiungi la stringa chiave e leggi altri contributi: es: http://pro.dibaio.com/biennale-venezia
http://pro.dibaio.com/padiglione-italia

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