Architettura come missione

Ho recentemente avuto l’opportunità di approfondire la conoscenza della Famiglia Religiosa delle Pie Discepole del Divin Maestro (PDDM) fondata dal Beato Giacomo Alberione (1884-1971). 
Questa missione ha un carisma molto attuale e utilizza tutte le forme dell’arte e dell’artigianato, in modo che attraverso l’opera umana si possa contemplare l’infinita bellezza divina, cantare la gloria di Dio ed aiutare gli uomini a incontrarLo nella preghiera liturgica. 
Suor Michelangela (al secolo arch. Gabriela Ballan) è una religiosa delle Pie Discepole che ha collaborato più volte con la Rivista Chiesa Oggi. Ha trascorso parecchi anni a Milano; ora vive e lavora presso l’Apostolato Liturgico di Cinisello Balsamo, sede operativa milanese delle Pie Discepole. 
Nei primi anni di vita consacrata, frequentando dei corsi di ceramica è emersa la sua predisposizione creativa per la realizzazione di plastici e modellini. Da qui la motivazione ad intraprendere il corso di laurea in Architettura al Politecnico di Milano.  
Nel progettare edifici impegnativi come una chiesa, si pone l’obiettivo di creare uno spazio vivo nella sobrietà, attraverso una essenzialità che si fa bellezza, che aiuta a pregare e che nello stesso tempo risponde alle esigenze liturgiche. 
Quando si occupa di “design” per l’Apostolato Liturgico, ha il fine principale di operare nel rispetto della dignità e del decoro del culto, con l’innovazione delle forme e dei materiali. 
Preferisce utilizzare più il mattone che il cemento; per gli interni adotta il marmo.  
In oltre trent’anni ha raggiunto una versatile esperienza lavorativa, sviluppata sia in Italia che all’estero. Questa instancabile suora-architetto ha operato in Lombardia, in Emilia e in Veneto, ristrutturando chiese antiche e costruendone di nuove. 
All’estero ha collaborato per due chiese nuove a Hong Kong e a Parigi; in Venezuela ha dato il suo contributo per una chiesa della Congregazione.  
Ultimamente si è occupata dell’adeguamento liturgico presso: la Basilica di S. Bernardino a L’Aquila; la Prepositura dei SS. Ippolito e Donato Martiri di Bibbiena (AR); la chiesa di S. Francesco a Lodi.
Chiedo da quali figure abbia tratto suggerimenti per la sua intensa attività religiosa e artistica. 
Suor Michelangela ricorda come sia stato fondamentale per la sua missione apostolica incontrare il Beato Giacomo Alberione, la cui presenza infondeva in tutti una sensazione di sicurezza e di speranza nel futuro. 
In architettura si ispira al liturgista e antropologo mons. Crispino Valenziano, il quale afferma che per progettare una chiesa occorre prima pensare al luogo dell’Altare, centro focale della chiesa.  
Negli anni scorsi alcune consorelle sono state sue collaboratrici; quasi tutte hanno conseguito la laurea in architettura ed ora operano nei propri Paesi, impegnate a livello diocesano per l’arte sacra. 
Suor Michelangela desidera citarne alcune: suor Maria Giampaola Laide Sonda, progettista in Brasile. suor Ester Hwang (Corea del Sud); suor Maristella Sienicka (Polonia); suor Vimala Thottumamil (India). In Italia operano: suor Maria Mascitelli e suor Maria Enza Vinci; suor Angelica Ballan, scultrice; suor Agar Loche, pittrice; suor Chiara Noventa, designer. 
Ancora una domanda: che cosa consiglia a ingegneri e architetti che operano per le strutture sacre? Suor Michelangela sorride e riferisce che il card. Carlo Maria Martini, in occasione delle riunioni della Commissione di arte sacra, a chi gli chiedeva come raffigurare la Madonna, rispose: “Leggiti le scritture”. Al professionista incaricato di edificare ed arredare un edificio sacro il Cardinale chiedeva di conoscere la liturgia che viene celebrata all’altare. 
“Un insegnamento valido ora come allora” conclude suor Michelangela, le cui parole ispirano una visuale armoniosa e liturgica dell’arte sacra contemporanea. 
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