Architettura in movimento


Il bicchiere mezzo pieno

Punto d’incontro tra la dimensione onirica e quella reale, la stanza da letto, ricavata nella parte più alta dell’edificio, è paragonata ad un’imbarcazione sospesa tra due mondi, adibita a traghettare
da una sponda all’altra.

di Edith Ballabio

L’ambiente interpreta il passaggio tra due stati mentali come metafora di un viaggio: nello studio di forme e colori risulta evidente che il fine perseguito è quello di creare un luogo che non sia solamente custode silenzioso del riposo, ma anche soglia ambivalente lungo la via che oscilla, seguendo un moto pendolare di andata e ritorno, dalla strada del sogno a quella della veglia. Il progetto mira a catturare l’attenzione sul ruolo attivo della stanza e persegue l’intento sfruttando un arredo che gioca sul contrasto tra la linea tradizionale in cui sono concepiti letto, cassettiera
e lucernario, ed il design della porta del bagno, che richiama quello delle navi e fa sorgere l’impressione di essere in transito verso una meta ancora da raggiungere; l’abbraccio del tetto a capanna ed il parquet in legno contribuiscono a riscaldare l’atmosfera. Immaginata come il posto ideale per rilassarsi anche nella sfera diurna, la zona notte è resa idonea allo scopo optando per delle tinte insolite alle pareti: l’alternarsi di bianco e rosso, dal forte impatto visivo, esprime il connubio tra purezza e creatività, precisione e dinamismo.
L’accostamento suscita un effetto rigenerante che migliora la visione degli avvenimenti e consente all’individuo di valicare i confini del sogno anche ad occhi aperti, permettendogli di andare incontro ad una continua rinascita e di partecipare attivamente a quel divenire che, come indica per primo Eraclito, è l’unico sovrano in un mondo fatto di caducità, figlie della legge del tempo. Sostenitore della teoria che vede il principio della realtà nel cambiamento, il solo a permanere identico nel mutare incessante del tutto, egli si avvale dell’immagine del fiume che scorre per illustrare il regno fenomenico, soggetto a trasformazione perenne: la struttura dello spazio in questione, concepito pensando
alla condizione transitoria dell’uomo, rispecchia i fondamenti della sua filosofia.

ERACLITO (550 ca – 480 ca a.C.)
La biografia di Eraclito (550 ca – 480 ca a.C.) risente della sua reputazione di uomo aristocratico e stravagante. Discendente dei re di Efeso, colonia ateniese sulle coste della Lidia in Asia Minore, compose intorno al 490 un’opera intitolata Sulla natura delle cose, che gli valse la fama di pensatore oscuro per via dello stile oracolare e dell’uso frequente di aforismi: la leggenda vuole che l’autore abbia deciso di offrirla in dono votivo al tempio di Artemide, al fine di sottrarla, in quanto “sacro discorso”, all’incomprensione del più. Tramandato attraverso un centinaio di frammenti e numerose testimonianze indirette, il suo pensiero si ritrova tanto in età antica quanto nella filosofia moderna, specialmente negli sviluppi della cultura tedesca con Hegel, Nietzsche ed Heidegger, che in lui hanno visto un vero ideale di profondità speculativa.

“Nessun uomo può bagnarsi nello stesso fiume per due volte, perchè nè l’uomo nè le acque del fiume sono gli stessi.”

Eraclito

 

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