Le torri del Museo Reina Sofia a Madrid

Si è parlato molto delle nuove architetture e dello sviluppo urbano di Barcellona: all’epoca delle Olimpiadi del 1992 il modello catalano ha fatto scuola in Europa ed è diventato una specie di paradigma evolutivo per la città contemporanea. Questo anche perché Barcellona è città dell’Art Nouveau, un esempio preclaro di quanto il moderno lascia come testimonianza alla storia.
L’evoluzione di Madrid, la capitale spagnola, è avvenuto invece un poco defilato rispetto al proscenio dei mass media: le sue trasformazioni recenti hanno avuto luogo in un arco di tempo dilatato, in particolare dai primi anni Ottanta in poi, ma con un’accelerazione che ha conosciuto il suo acme nei primi anni del XXI secolo. E nel complesso, l’aggiornamento di Madrid non è stato meno importante rispetto a quanto è avvenuto nella capitale catalana. Anzi, i cambiamenti sono maggiori, più incisivi ed evidenti.
Basti pensare che soltanto negli ultimi tre anni sono sorte tre torri la cui altezza si aggira sui 250 metri, che impongono un rapporto visivo del tutto nuovo tra la metropoli e il suo intorno.La città è divenuta visibile a decine di chilometri di distanza grazie a questi nuovi pinnacoli che sovrastano il suo panorama urbano.
Tra le principali trasformazioni attraversate, c’è quella che riguarda la rete delle connessioni e dei trasporti.
L’ottocentesca stazione ferroviaria di Atocha, che era andata decadendo, è rinata alla fine degli anni Novanta grazie al noto intervento di Rafael Moneo, che ha valorizzato il grande padiglione in ferro che un tempo accoglieva i convogli, trasformandolo in un fantastico giardino d’inverno con specie floreali tropicali, in cui si genera un microclima gradevole per i passeggeri che si servono dell’alta velocità (AVE, Alta Velocidad Española) con cui la capitale è collegata a Siviglia, Valencia, Barcellona, i Paesi Baschi…
L’afflusso turistico e commerciale a Madrid è aumentato in modo esponenziale e le sue “porte” principali sono il nuovo fantasmagorico Terminal 4 di Barajas, che ha portato l’aeroporto di Madrid, da relativamente marginale che era fino agli anni Ottanta, ad occupare i primi posti per volumi di traffico in Europa, con Heathrow o Francoforte. E, appunto, la stazione di Atocha.Accanto a questa sorge il Museo Nazionale di Arte Contemporanea Reina Sofia. Uscendo da Atocha se ne vedono subito le facciate tinteggiate chiare: sulla sinistra, oltre la trafficata piazza. Un edificio grande, ma non imponente, non maestoso: finestre allineate in lunghe file, la mole cospicua. Era l’ospedale principale della città, dalle origini  antiche, ricostruito nel Settecento.
Il cambio di uso dell’edificio, progettato dal 1989 e avvenuto nel corso degli anni Novanta, ha comportato una riorganizzazione interna per sfruttare al meglio i cortili e i lunghi corridoi, ricavando al loro lato ampie sale espositive in cui si può ammirare la maggiore collezione di opere d’arte contemporanea in Spagna: autori quali Salvador Dalí, Joan Miró, Antoni Tapies, Òscar Domìnguez, Joaquìn Valverde, Mark Rothko, Robert Motherwell, e tantissimi altri. L’opera principale, centro di tutta l’esposizione, essendo il Guernica di Pablo Picasso. Il nome, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, ovviamente deriva dal fatto che la principale ispiratrice dell’impresa è stata l’attuale regina spagnola. Il progetto di ristrutturazione è stato curato dal Ministero della Cultura spagnolo, e affidato agli architetti Iñigueza de Ozoño e Vasquez de Castro. Per alcuni aspetti specifici sono stati coinvolti anche Ian Ritchie Architects e Jean Nouvel.Questi ha completato, ultimo in senso cronologico tra gli interventi nel Museo, il corpo con la biblioteca e la libreria collegate da un’ampia piazza coperta, che è stato aggiunto all’esterno dell’edificio storico, sul viale che porta alla glorieta (rondò) di Atocha. Ma l’ingresso principale del Museo è sul lato opposto, e dà su una grande piazza pedonale che si profila come il raccordo tra la zona di Atocha e le stradine che attraversano la città vecchia, il nucleo storico della capitale, di stampo seicentesco; dove si trova anche la casa in cui abitò Miguel de Cervantes. Su questa piazza, ai lati dell’ingresso principale, Ian Ritchie Architects, con la consulenza tecnica di Arup, ha progettato due nuove torri di cristallo, totalmente esterne all’edificio, staccate da questo ma a questo raccordate da una serie di passaggi a ponte.
Una terza torre-ascensore di cristallo si trova su un altro lato del palazzo. Queste
nuove strutture di cristallo, come il successivo intervento di Jean Nouvel, sono state volute proprio per dare il significato del passaggio, del cambiamento di stato dell’edificio. Da luogo di cura dei malati, a canto di gioia per la creatività. Sono torri che trasportano l’edificio nel XXI secolo, col nome “Reina Sofia” serigrafato in verticale sui vetri.Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia a Madrid (Spagna)
Progetto:
Ian Ritchie Architects
Impianti: all’interno di tre torri panoramiche, n. 3 ascensori ad alta velocità ciascuno, realizzati da FAIN Ascensores
Portata: 1.500 Kg
Capienza: n. 20 persone
Altezza di ciascuna torre panoramica: 35 metri
Numero fermate: 4
Velocità: 1,60 m/s
Cabina climatizzata

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