Un tessuto di discontinuità

In un suo articolo recente Alberto Asor Rosa ha espresso un dubbio sul ruolo degli urbanisti chiedendosi in che cosa consistesse per davvero la loro responsabilità. Il ‘tessuto mondano’, ovvero l’insieme stratificato delle tracce relative all’abitare, un tessuto che lo storico della letteratura pensa sia stato costruito dagli urbanisti, è in realtà il prodotto di processi insediativi e architettonici che oggi gli stessi urbanisti controllano solo in minima parte. Al massimo essi possono oggi dare vita a frammenti urbani di non rilevante incidenza, parti interrotte le quali non riescono neanche a fare sistema le une con le altre rimanendo interventi autonomi, privi di una vera riconoscibilità strutturale e morfologica, altrettante isole nella corrente dei flussi metropolitani.
Inoltre gli urbanisti non sono più coloro i quali affrontano i conflitti urbani dando ad essi una risposta valida per un certo periodo, ovvero fino a quando l’equilibrio instabile che può essere trovato non viene di nuovo messo in crisi. I conflitti urbani sono stati espulsi dalla discussione pubblica sulla città, diventando entità rappresentate e poi ricomposte solo sul piano di una nuova crescita urbana che si manifesta in distanziamenti e marginalità, in occupazioni temporanee tramite funzioni urbane provvisorie di luoghi centrali, in eterotopie più o meno ermetiche.
Il conflitto non è più politico, ma spaziale e temporale…

L’articolo completo è disponibile in
ARCHITETTURA E CITTA’ 6
Acquistalo online o in Edicola! 

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)