La connotazione di eternità implicita nelle rovine è basilare per comprende quella che Howald definisce «la forma ritmica» della storia culturale europea, secondo cui queste sarebbero alla base del continuo alternarsi di morti e rinascite del concetto di ‘classico’.
In ciò è possibile individuare più di un’analogia con la storia di Veleia, municipium romano fondato nel 158 a. C., sull’Appennino piacentino, abbandonato dal III sec. d.C. e divenuto, dal 1760 sino ad oggi, oggetto di una serie di campagne di scavo dalle alterne fortune, determinando un ritmo ciclico di fasi di grande interesse, alternate a periodi di totale oblio. Da Filippo di Borbone, convinto di aver portato alla luce la ‘Pompei del nord’, alla versione neoclassica dell’Antolini, tale dinamica deriva dal fatto che ognuno vide nella città ciò che voleva e non ciò che era veramente…
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