L’architettura dei luoghi

La presente riflessione nasce dalla consapevolezza che l’architettura degli anni duemila abbia accentuato alcuni dei difetti di quella degli anni novanta, come il proporre, almeno da parte di alcune delle attuali Archistar, più un design a grande scala o una ‘moda’, che un’arte del costruire rivolta all’uomo e alla risoluzione del rapporto tra quest’ultimo e il contesto all’interno del quale esso vive.
Per sviluppare il nostro discorso ci serviremo di alcune opere architettoniche che costituiscono casi rappresentativi, alcuni presentati in quanto esempi negativi che ignorano i caratteri del luogo, altri in quanto esempi positivi, dai quali trarre stimolo per operare verso l’essenza dell’architettura come arte del luogo.
In quest’ottica proponiamo come primo esempio l’edificio di R. Meier per l’Ara Pacis a Roma, edificio molto discusso, ma che può essere interessante mettere in relazione al tema dell’architettura dei luoghi (fig. 1).
Nel caso dell’Ara Pacis, Meier sembra aver impostato un edificio senza aver analizzato profondamente né la storia né i caratteri del luogo, quali il carattere del Campo Marzio con la presenza della tomba dell’imperatore Augusto o la presenza di due importanti chiese come quella di San Rocco e di San Giacomo degli Schiavoni…

L’articolo completo è disponibile in
ARCHITETTURA E CITTA’ 6
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