Arch.Giampiero Lilli

Architetto Giampiero Lilli – L’elogio dell’orizzontalità

Il complesso parrocchiale a firma dell’architetto Lilli, oltre a fornire una risposta adeguata al tema progettuale proposto, ci consegna almeno tre temi degni di attenzione. Alla scala del paesaggio, la mimesi e l’alterità; alla scala dell’edificio, l’orizzontalità; alla scala della liturgia la proposizione di un impianto tipologico particolare, raramente
impiegato – fino ad oggi – per l’aula di una chiesa parrocchiale.
Il primo elemento degno di considerazione, è l’approccio alla dimensione del paesaggio, giacché di contesto urbano non possiamo certamente parlare per il piccolo
quartiere ex-abusivo ai margini della via Prenestina. Siffatto approccio connota il complesso parrocchiale per l’understatement del progettista che a dispetto di una personalità marcata e di un curriculum di rilievo, decide di privilegiare l’orizzontalità a dispetto dell’evidenza, pur di misurare l’intervento al contesto che qui – più che altrove – conserva intatto il fascino del suburbio, vuoi per la presenza di elementi naturalistici di pregio, vuoi per la posizione dominante, sulla cresta di uno sperone tufaceo che affaccia sul tipico paesaggio dell’agro, connotato dalla presenza di una marana, purtroppo mortificata dalla dissennata trasformazione in discarica. La riconoscibilità planimetrica, la vista a «volo d’uccello», è invece più marcata, ridisegnando il profilo della collinetta con un mattonato che raccorda i singoli edifici fra loro, introducendo il tema della curva in un contesto fortemente razionale, seppure interrotto dal disassamento dichiarato del fronte degli edifici parrocchiali e da quello analogo del volume che ospita la sagrestia.

Foto del plastico
Aula liturgica

Più chiaro il programma alla scala dell’edificio. La sezione sulla chiesa – tanto longitudinale quanto traversale, propone un volume «adagiato» sul lotto, in cui la dimensione orizzontale prevale su quella verticale; la leggera curvatura del solaio di copertura, che fa volutamente contrasto col grande muro-facciata a profilo orizzontale, oltre a dinamizzare lo spazio liturgico, ne esalta ulteriormente l’aspetto «terreno», consegnando ai fedeli un’aula sui toni del grigio e del bianco, in cui sono i volumi a farla da padrona, secondo l’assunto lecorbusiano, per cui la luce – qui opportunamente filtrata dalle falde del tetto – è sufficiente, essa sola, a connotare lo spazio architettonico. Unica concessione alla verticalità e pertanto alla riconoscibilità, pare essere il campanile, che si relaziona metricamente al complesso, avendo la parte basamentale –disegnata alla maniera del primo Ridolfi a ricorsi doppi di mattoni – della stessa altezza del muro che delimita l’aula liturgica a settentrione;muro che cela esaltandolo il fonte battesimale.

Sezione Longitudinale
Cappella feriale

Complessivamente, dal punto di vista morfologico, un vago sentore anni ’30 ci riporta inaspettatamente al clima delle colonie marine di Sottsass padre, ed al fenomeno dello streamline – anche se più tardo – per quel desiderio di aerodinamicità che sagoma la parte posteriore del volume, alla stregua di un’auto da corsa. Più complesso il discorso relativamente all’impianto liturgico, apparentemente tridentino «a navata con cappelle laterali», che compone sotto un unico tetto l’aula liturgica e la cappella feriale, anche se l’architetto dà maggior risalto alla dimensione trasversale piuttosto che a quella longitudinale, avendo optato per un impianto a due poli liturgici e sedie contrapposte, alla maniera della Redentoris Mater in Vaticano, che vede l’altare dialogare con l’ambone, sotto lo sguardo benevolo del presidente che si preferisce assiso tra i fedeli. La cappella feriale insiste all’interno perimetrale del volume principale; il fonte, la custodia eucaristica, il battistero, ne fuoriescono, da un lato facendosi solido muro sul paesaggio, dall’altro inabissandosi lentamente in pochi centimetri d’acqua.

Arch. Stefano Mavilio

L’iniziativa MASTER, una finestra sul futuro che viene avviata da CHIESA OGGI architettura e comunicazione, vuole essere il contributo per la diffusione di proposte emerse nei master e negli stage che si stanno organizzando sul fronte nazionale e internazionale. Si vogliono così offrire spunti di ricerca e di discussione, offerti da giovani architetti ed artisti, dopo un percorso formativo interdisciplinare. Di fronte allo iato tra Chiesa ed arte, oltre che dinanzi alle difficoltà espressive dell’arte sacra nel post-‘900, ogni stimolo può essere criticamente utile per riportare l’arte sacra all’interno del vissuto ecclesiale, nel contesto sociale, tra gli interessi professionali.

 

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