Antoni Gaudì

Antoni Gaudì : Palazzo Güell
Foto di: Claudia Molteni

Geniale, pio ed introverso da anziano, dandy da giovane, Antoni Gaudì si è contraddistinto per una feconda creatività che non lo ha mai abbandonato durante la sua lunga carriera. Ha lavorato durante il periodo del Modernismo, ma il suo stile è difficilmente inquadrabile, a causa dell’estrema originalità. Nelle sue architetture il ferro battuto non è mai un elemento marginale, ma viene pensato in un rapporto sinergico con lo spazio in cui deve essere inserito. Nascono così luoghi indimenticabili, come Palazzo Güell.
Servizio di Claudia Molteni

Tre vedute del cuore di Palazzo Güell: lo spazio a tripla altezza, luogo di incontri mondani, situato al primo piano, su cui si affacciano le finestre anche del secondo e terzo piano. Pur apparendo uno spazio imponente grazie ai 17,5 metri di altezza, in realtà ha solo una superficie di 9 mq. È sovrastato da una cupola trapuntata da una miriade di piccole aperture circolari, così da sembrare un cielo stellato. L’incanto di questo luogo è dato anche dalla notevole presenza dei ferri battuti, che contribuiscono ad accrescere la sensazione di ricchezza ed opulenza di questa casa. In questa pagina un’immagine della facciata e, in basso, un particolare di una fiinestra del piano terra, dove l’inferriata inginocchiata si distingue per un ramo fiorito che stupisce per la sua delicatezza.

Forse Gaudì non sarebbe stato il grande Gaudì se non ci fosse stato Güell. Eusebi Güell fu il suo grande mecenate ed amico. Ricco industriale tessile, Güell era un uomo colto, dalle idee riformiste, che amava circondarsi di artisti. Il suo palazzo lo fece costruire in una stretta via a pochi passi dalla Rambla, in un quartiere non certo di classe, ma in una posizione che gli permetteva di mettere in diretta comunicazione la sua casa con quella della madre. Uno stile sobrio esternamente, opulento negli interni, fin troppo ricco per il normale stile di Gaudì, ma che rispecchiava la volontà del committente. Antoni scatenò la sua creatività sul tetto, dove i padroni di casa non andavano mai ed era patria solo della servitù. Qui, fuori dagli schemi architettonici comuni, progettò un giardino incantato fatto di strani camini colorati a mosaico. In questo bellissimo palazzo della ricca borghesia catalana, l’architetto sfrutta tutte le potenzialità del ferro battuto. Sfrutta la sua duttilità creando forme complesse e raffinate, lo fa diventare un materiale prezioso attraverso le dorature. Con il ferro battuto realizza le inferriate delle finestre e dei due grandi portali d’ingresso; all’interno lampade, parapetti, mensole architettoniche, elementi di sostegno si ispirano talvolta a forme moderniste, altre volte al lontano Medioevo. Ma anche di questo non c’è da meravigliarsi, infatti Gaudì, come tutti i giovani architetti della sua epoca, era un grande ammiratore dell’architetto francese Viollet-le-Duc, studioso del Medioevo e progettista dei restauri di Carcassonne in Francia. Palazzo Güell fu costruito tra il 1886 e il 1889, e fu grazie a questo edificio che Gaudì divenne famoso in breve tempo.

Gaudì continuava a modificare i progetti delle sue architetture man mano che queste progredivano nei lavori. Da vero “creatore” si lasciava guidare dall’istinto, realizzando spazi e decorazioni inediti per la sua epoca, ancora sorprendenti ai giorni nostri. Volumi, spazi ed elementi decorativi devono essere considerati globalmente, perché frutto di un unico pensiero.
Nelle foto soffitto a cassettoni del soggiorno e sala da pranzo, realizzato in legno di faggio e sostenuto da elementi in ferro battuto dorati; anche molte decorazioni sono in ferro. Nell’immagine a destra la parte superiore della cancellata di uno dei portali d’ingresso, dove al centro si evidenzia una delle due iniziali del proprietario, la E di Eusebi. La forma parabolica dell’arco è tipica di Gaudì e si ispira all’arco ogivale gotico. Anche all’interno l’architetto catalano usa gli archi parabolici, come è possibile vedere nella foto della pagina successiva, dove compare parte del soffitto cassettonato di cui abbiamo appena parlato. Palazzo Güell.

Il parco incantato
Antoni Gaudì : Parco Güell
Foto di: Claudia Molteni

Doveva essere una città giardino voluta da Eusebi Güell, ma non si andò oltre la realizzazione di un parco pubblico. Ma qui Antoni Gaudì fu come un grande mago che trasformò un luogo semideserto in uno spazio dove fantasia, sorpresa, natura e arte si incontrano per incantare ancora oggi ogni visitatore.
Nelle foto la veduta della scalinata d’ingresso, che porta alla sala ipostila e alla piazza soprastante. In questa pagina due immagini dei fantasmagorici edifici che caratterizzano l’ingresso principale al parco e una delle porte dei due edifici, realizzata
in ferro.

L’immagine della grande sala ipostila che sostiene la piazza del parco; le colonne, ispirate a quelle doriche, reggono un soffitto ondulato completamente rivestito a mosaico. Quattro elementi in ferro battuto, il particolare di un cancello; il grande cancello d’ingresso decorato con foglie di palma; la grata di una finestra di uno degli edifici d’ingresso; il parapetto di un balconcino di una delle case presenti nel parco.

Parco Güell nasce da un’idea grandiosa: la costruzione di un quartiere residenziale per cittadini abbienti, dove Gaudì aveva previsto un connubio tra abitazioni e aree di svago comuni. Purtroppo il progetto fallì poiché nessuno volle comprare i lotti edificabili, così divenne un grande parco pubblico. Gli edifici presenti, oltre alla portineria e alla sede amministrativa localizzati all’ingresso principale, erano una casa della famiglia Güell (attualmente sede di una scuola) e un’abitazione dove andò a vivere Gaudì stesso. Muri di cinta, edifici, la lunga panca a serpente che circonda la piazza, tutto è rivestito di piccoli pezzi di ceramica che donano un’incredibile vivacità alle forme, luccicano al sole e creano disegni sempre diversi e assolutamente sorprendenti. Anche in Parco Güell non mancano gli elementi in ferro battuto, che a volte si ispirano al mondo vegetale, come spesso accade nel gusto modernista, altre volte rappresentano nodi, intrecci e lastra lavorate, che prendono forma solo dalla grande fantasia dell’architetto e s’incurvano per seguire le forme organiche delle architetture, leggerissime ed irreali come gigantesche sculture di pan di zucchero. I ferri battuti presenti nel parco perdono la pesantezza visiva e diventano parte integrante di un mondo dove natura e costruito si esaltano vicendevolmente.

Le grandi immagini che illustrano questo articolo sono state tratte dal libro di Rainer Zerbst “Antoni Gaudì”, edito da Taschen. Il volume illustra le opere più importanti dell’architetto catalano e dedica il capitolo introduttivo alla sua biografia. Completa la già ricca iconografia di questo libro il reportage fotografico di Claudia Molteni che evidenzia, nelle opere di Gaudì, i particolari architettonici in ferro battuto.

Le meraviglie della Pedrera
Antoni Gaudì : Casa Milà

Pedrera significa “cava di pietra”, ed è il soprannome che gli abitanti di Barcellona diedero a casa Milà, edificio residenziale dalle forme incredibili, come una scogliera erosa dal mare.

Due immagini di uno dei cortili dell’edifico, a cui si accede dall’androne d’ingresso: i cortili di casa Milà hanno le pareti ad imbuto, cioè si allargano verso l’alto per far entrare più luce. L’ingresso e la scala che porta al primo piano sono caratterizzati da raffinati giochi cromatici e da ferri battuti dalle sembianze di nastri che si attorcigliano a volte in modo bizzarro, altre volte in modo regolare. I ferri battuti più belli sono le ringhiere dei balconi posti in facciata (pagina successiva): il ferro sembra vivere, appare palpitante in una crescita disordinata quanto quella di una pianta rampicante, ma con un complessivo equilibrio finale.

Antoni Gaudì amava la natura e la studiò al punto tale che le sue architetture sembrano strutturate sulle leggi della natura stessa. Casa Milà fece grande scalpore quando fu conclusa, nel 1910: le sue forme sono totalmente organiche, curvilinee, i volumi sono plastici, privi di angoli; la facciata, enorme scogliera erosa dalle onde del mare, sembra ricca di grotte abitate; il tetto è animato da imponenti figure scultoree (i camini). Al fascino della durezza dell’aspetto esteriore si contrappone un’estrema raffinatezza negli interni, oggi visibili nell’atrio e in un appartamento arredato con mobili e oggetti dell’epoca. Anche in questa residenza Gaudì ha usato il ferro battuto per il cancello d’ingresso (una spessa maglia irregolare e curvilinea che sembra descrivere un’agglomerato di cellule), ringhiere, parapetti e lampade. Le creazioni in ferro battuto più sorprendenti sono sicuramente le ringhiere dei balconi in facciata, una diversa dall’altra ma unite dall’aspetto formale pulsante e caotico, appaiono cresciute sotto la spinta di una frenesia creativa senza limiti.

 

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