Anna Longo



Il rapporto tra architettura e comunicazione è sempre più importante.
Se è vero, come sostiene Renato De Fusco, che l’architettura è essa stessa un ‘mass medium’ in quanto veicolo di linguaggi e valori, a maggior ragione è necessario che le persone siano in grado di capirne i messaggi, di giudicarne i prodotti.
Lo spazio che la stampa, la radio e la televisione dedicano all’architettura è effettivamente in aumento negli ultimi anni. Purtroppo, però, ad occupare le pagine dei giornali e in genere i mezzi di comunicazione, sono quasi esclusivamente i grandi nomi, quelli che fanno notizia.
Lo star system ha inglobato anche questa disciplina, nel bene e nel male. Di conseguenza, se da un lato cresce l’interesse dei lettori più colti, rimane la diffidenza della grande maggioranza dei cittadini per il lavoro dei progettisti. Quello che secondo me i media devono fare è fornire notizie e approfondimenti, far capire come nascono i progetti,
quali norme regolano l’urbanistica, perché – per esempio – si costruisce tanto nelle nostre campagne, chi lo decide … Insomma, creare le basi perché ciascuno possa capire i meccanismi e le finalità del costruire, imparare a distinguere l’utile e l’inopportuno, quello che è sostenibile da quello che non lo è. Questo permetterebbe anche una evoluzione del gusto delle masse, che spesso sono troppo conservatrici proprio perché poco informate.
Personalmente, mi sono occupata molto di questi temi nei miei servizi per il giornale radio Rai, ma anche e soprattutto nella trasmissione ‘Il Baco del Millennio’, contenitore culturale di Radio Uno ideato da Piero Dorfles. Se guardate su internet, potete verificare quanta attenzione abbiamo dato a questi argomenti. Non è detto però, che questa opportunità sia confermata, dal momento che ‘Il Baco’ sembra destinato ad essere cancellato dal palinsesto.1
Avvicinare l’architetto e la gente comune può essere molto interessante e utile. Ho tentato un esperimento in un’altra trasmissione che non c’è più, ‘La notte dei misteri’, una diretta che durava tutta la notte.
Conoscevo il caso di Piazza Fabrizio De Andrè, nel quartiere romano della Magliana. Il progetto, fatto da un giovane architetto che aveva vinto un concorso pubblico, non è piaciuto per niente agli abitanti della zona. La piazza è come sopraelevata, incombe sui negozi che occupano i due lati lunghi del rettangolo. In più la gente si lamentava delle panchine troppo scomode e del fatto che certe fontanelle non facevano altro che produrre zone di bagnato estremamente viscide, pericolose soprattutto per le persone anziane. Ho avuto l’idea di chiamare il progettista e proporgli di affrontare queste critiche in radio.
Ha avuto fegato e ha accettato. C’è stato un piccolo miracolo: anche se in fondo erano e rimangono scontenti del progetto, i cittadini hanno capito le buone intenzioni che c’erano dietro, i diversi inconvenienti (sotto la piazza c’è il collettore ma nessuno aveva segnalato la cosa, di qui la necessità della sopraelevazione), i problemi burocratici … E
soprattutto hanno apprezzato il fatto che l’amministrazione comunale avesse investito finalmente su un quartiere dimenticato come la Magliana. Certo, se la piazza fosse venuta meglio sarebbero stati più contenti, ma alla fine avevano accettato e compreso. La piazza è oggi il luogo di concerti, comizi, iniziative. E tutto questo contribuisce a cambiare il quartiere e la città.
La comunicazione dei temi dell’architettura può produrre risultati ‘politici’ davvero importanti perché l’architettura e l’urbanistica sono sempre presenti nella nostra vita. È giusto che i cittadini siano messi in condizione di giudicare e di scegliere questioni che li riguardano, come l’assetto di una piazza o l’estetica di una scuola. Dedicando spazi a questo tipo di argomenti, oltre che raccontare delle ‘archeostar’, i media possono davvero favorire la partecipazione e il senso di appartenenza di ognuno di noi a una comunità, alla ‘polis’.

1. In effetti la trasmissione è stata ufficialmente eliminata nel settembre 2007, quando alla ripresa della programmazione autunnale, è partito al suo posto il programma ‘Nudo e crudo’, condotto dall’attrice Giulia Fossà
A.L. giornalista Radio Rai

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Archeoclub d’Italia
movimento di opinione pubblica
al servizio dei beni culturali e ambientali

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