L’edificio si presenta con un impianto a ‘U’ prevalentemente chiuso su tre lati ed aperto sul quarto, al cui interno è stata realizzata una ‘piazza’ che si apre verso il paesaggio circostante. La sua architettura è stata concepita in sintonia con le caratteristiche del luogo: la latitudine, le condizioni climatiche locali, l’orografia del sito, la relazione con lo spazio naturale ed edificato circostante sono i dati di base che hanno definito le coordinate di progetto.
|
|
|
Vista in corrispondenza dell’Auditorium
|
L’edificio si presenta con un’immagine prevalentemente introversa e chiusa, con poche aperture e con una configurazione geometrica dell’involucro tesa a privilegiare la protezione dall’eccessivo surriscaldamento estivo che caratterizza questa latitudine geografica piuttosto che la captazione solare di un inverno breve e comunque mite. L’articolazione delle forme frammentate e oblique, concepite con un atteggiamento che ha il riferimento nella decostruzione, offre una maggiore resistenza alla penetrazione diretta dei raggi solari.
|
|
Edificio inserito nel contesto
|
|
Dal punto di vista funzionale l’edificio è composto da tre ‘parti’, giuntate sismicamente, nella prima delle quali, vale a dire quella centrale, sono state individuate tutte le destinazioni riguardanti le attività di ricezione, custodia, infermeria, bar-caffetteria; nella seconda parte dell’edificio si trovano sia al piano terra che al primo piano, gli uffici ed una banca. La terza parte invece è costituita al piano terra da una sala espositiva che ha la possibilità, per la presenza di una facciata continua di duplicarsi verso lo spazio esterno.
|
|
|
Dettaglio della scala esterna
|
La sala espositiva è a sua volta sovrastata da un auditorium di 150 posti. Dal piano di calpestio dell’auditorium, grazie ad un ‘ponte sospeso’, è possibile connettersi con la parte centrale dell’edificio. Tutte le parti poggiano su un plateau che rende unitario l’intervento raccordandolo con l’area circostante che si trova a quota variabile.
Timothy D. Brownlee Parco Vezzola a Teramo
Tra il centro storico e la prima espansione della città di Teramo esiste una fascia interstiziale che accompagna il torrente Vezzola. Lungo questa zona il limite tra naturale ed artificiale è molto marcato, sia per l’infittirsi della vegetazione spontanea in prossimità del torrente, sia per la presenza di alcuni macroelementi urbani che si trovano in prossimità di tale fascia verde. Nell’area oggetto di studio scompare per i pedoni la ‘permeabilità isotropa’, ovvero la possibilità di muoversi liberamente in ogni direzione, che invece caratterizza la maglia fortemente regolare del tessuto urbano. La proposta progettuale prevede dunque di stabilire delle nuove possibilità di movimento ciclopedonale, in senso longitudinale (parallela al torrente), trasversale (attraversamento del torrente) e verticale (dalla quota della città a quella del parco/torrente). Il progetto è caratterizzato dalla sovrapposizione di tre livelli: – scomposizione del terreno in elementi che, riprendendo il modulo della maglia del centro urbano della città (40x40m), ripropongono le vegetazioni tipiche del paesaggio agricolo abruzzese; – creazione di un percorso longitudinale; – creazione di 6 ponti pedonali che attraversano il fiume, ospitano alcune delle funzioni di
cui la città è carente, fungono da cerniera tra le due sponde della città e il parco, e si generano ‘stratificando’ vuoti o macroelementi urbani che costituiscono questa porzione di città: ponti carrabili, parcheggi multipiano, palazzine … Uno di questi ponti non è generato ex novo, ma si appoggia al ponte carrabile di San Francesco, come citazione contemporanea del Ponte Vecchio di Firenze. Le funzioni sono organizzate in maniera tematica e toccano ambiti differenti (amministrativo, di intrattenimento, didattico e commerciale). Il parco presenta molteplici possibilità di movimento, diventando un ‘mezzo’ per attraversare più comodamente a piedi o in bici la città, una ‘destinazione’ da raggiungere o una combinazione di entrambi.
Università di Camerino Facoltà di Architettura Tesi di Laurea Relatore arch. C. Toraldo di Francia Correlatore ing. G. Leoni Aprile 2006
|
Area interessata dallo studio. Emerge chiaramente la fitta vegetazione in corrispondenza del torrente e la presenza di elementi artificiali molto importanti
|
|
I nuovi ponti congiungono le due sponde della città al parco e ospitano delle nuove funzioni
|
|
|
|
L’idea progettuale nasce come sovrapposizione di tre livelli
|
Vista esterna del parco in corrispondenza del children’s museum
|
Vista del teatro senza copertura
|
|
Planimetria generale e sezioni territoriali
|
|
|
Sezione trasversale della superfetazione del ponte carrabile San Francesco. Il nuovo elemento stratifica il vecchio tenendo sospesi dei volumi sopra al torrente
|
Immagine del nuovo ponte San Francesco dalla quota del parco
|
|
Vista generale del nuovo ponte San Francesco
|
Cristiana Antonini, Manuela Vittori Parco tecnologico e riuso dei silos Fox, nell’area Tombaccia a Pesaro
L’area centrale di Pesaro, stretta tra il colle San Bartolo e le più dolci colline meridionali, è circondata da un discreto tessuto di zone industriali e commerciali, distese lungo l’asse che collega il centro storico al casello autostradale, molto più a nord, e intorno all’area del monumentale Palazzo dello Sport. Inserita in questa sequenza e allo stesso tempo un po’ appartata rispetto alla nuova viabilità, l’area della Tombaccia rivela alcune caratteristiche specifiche e interessanti, che la rendono l’oggetto ideale della nostra sperimentazione progettuale. La prima è che si tratta dell’area produttiva più ‘antica’ e vicina al centro urbano, e che proprio per questo versa in avanzato stato di ‘dismissione’. La seconda, collegata alla prima, corrisponde alla relazione immediata che connette il tracciato viario di questo quartiere con un’importante zona residenziale a est. La terza, last but not least, ha invece a che fare con la particolare condizione paesaggistica della zona, interamente inserita in un’ansa del fiume Foglia, al margine sud-occidentale dell’edificato più denso.
Persa la sua identità originaria – quella di un’area produttiva ‘locale’ immediatamente promiscua alla città residenziale – la Tombaccia è oggi sospesa tra due possibili trasformazioni:
da un lato l’appartenenza più esplicita al sistema industriale territoriale, irresistibilmente magnetizzato dal nastro dell’A14; dall’altro il suo recupero al paesaggio più ‘urbano’, attraverso un cambio di destinazione d’uso più diffuso e orientato all’uso residenziale o ‘di servizio’. Nel primo caso non sarebbe impossibile pensare di riutilizzare con nuove funzioni parte del patrimonio edilizio esistente; nel secondo si dovrebbe probabilmente pensare a una sostituzione integrale. Solo che non mancano, nell’area, manufatti di notevole interesse, dotati di fascino figurativo e di una forte carica suggestiva, come nel caso dei silos dell’ex-Fox.
|
|
|
Pianta schematica con le linee di sezione
|
Il nostro progetto parte allora dall’idea di non voler ‘scegliere’ tra la vocazione locale e quella globale, e di voler invece cercare una soluzione capace di rispondere ad entrambe le esigenze: offrire alla Pesaro residenziale e commerciale un pezzo di città ‘riqualificabile’, con la giusta quota di residenza, servizi commerciali e di svago, e allo stesso tempo non perdere l’occasione, magari basandosi su un riuso ‘straniato’ di elementi presenti nell’aria, di collocare a Pesaro un servizio alla produzione di scala territoriale. I vecchi silos della Fox sono stati un ottimo punto di partenza di questo ragionamento, con la loro intrinseca capacità di ‘far separare’ il contenitore e il contenuto.
L’idea, riassunta nei suoi concetti cardine, è allora quella di: – recuperare i silos e reinserirli in una struttura di ricerca tecnologica e industriale, di livello sovra-regionale; – integrarli in un edificio-mondo, direttamente attraversato dall’infrastruttura, capace di erogare continuamente servizi e svaghi alla città di Pesaro e al territorio; – trasformare l’intera area, almeno alla quota più bassa, in un parco aperto sia alla città che agli utenti del centro di ricerca ex-Fox, innervato da una pista ciclabile che corre lungo il fiume, completato con una piccola quota di residenza, collegata al centro di ricerca ex-Fox, distribuita lungo la linea sinuosa del fiume.
|
Render: vista da Urbino verso Pesaro
|
Università di Camerino Facoltà di Architettura Tesi di Laurea Relatore prof. Pippo Ciorra
|
|
www.archeoclubitalia.it Archeoclub d’Italia movimento di opinione pubblica al servizio dei beni culturali e ambientali
|
|
|