Ali d’angelo


Allegoria al boccascena

Un camino acceso è uno spettacolo sempre uguale e sempre diverso di fiamme che si inseguono, si divorano tra loro e si consumano al ritmo lento del bruciare della legna; uno spettacolo di calore, forza ed energia che continua a ripetersi davanti ai nostri occhi

Testo di Elisa Citterio

La sua funzione, quasi sacrale, all’interno della casa, lo ha da sempre reso uno dei luoghi di riunione, di racconti e di emozioni, che ci richiama una dimensione intima di storie, simbologie e fantasie, qualcosa di antico, ma sempre vivo dentro di noi. Da tempo cercavo dei progetti di camino che unissero, oltre ad una bellezza estetica anche una funzione più profonda, che lo rendesse boccascena dello spettacolo fiammeggiante che in lui si consuma, e che mantenessero un significato simbolico, anche quando lo spettacolo si è ormai concluso.
L’occasione giusta mi si è presentata visitando lo studio dello scultore Pierantonio Volpini. In questo suo mondo di statue, incisioni, disegni, poesie e lavori artistici di ogni tipo, ho proprio intravisto quella dimensione simbolica che stavo cercando in due bozzetti di una serie di disegni preparatori per dei progetti di camino, realizzati con moderna creatività in una impostazione classica.
Quando ho domandato all’artista a cosa fosse dovuta questa scelta, mi ha spiegato che, nel suo creare, trae sempre ispirazione dalle sue esperienze e dalla sua vita quotidiana, mostrandomi il grande camino seicentesco, presente in una delle sale di Palazzo Terzi, dove l’artista attualmente risiede, uno dei palazzi più belli ed importanti della città alta di Bergamo.

Il primo dei due bozzetti che mi hanno particolarmente colpito è quello dal titolo ”Il Camino del Collezionista”, in cui il tema classico viene rielaborato in modo personale, contornando il camino di una numerosa serie di cassetti, che diventano elemento fondamentale per definirne un nuovo utilizzo. Il camino assume una funzione scenica anche da spento e diventa il punto focale del fruire dell’opera d’arte. Come nella recente serie di sculture di Volpini “Contenitori”, nella quale l’artista utilizza i cassetti per riporvi delle opere d’arte, con l’atto simbolico di toglierle al consumo, così i cassetti del camino sono concepiti come contenitori di una collezione. La cappa si trasforma in un tokonoma, piccola alcova nelle stanze della casa giapponese tradizionale in cui vengono collocati pergamene e oggetti dal forte significato simbolico, dove le opere possono essere alternate ponendole all’attenzione e alla riflessione del collezionista.
L’altro bozzetto, dal titolo “Arc de Triomphe”, simboleggia con la sua espressività l’arrivo e punto culminante della propria vita. Lo scultore riprende le forme dell’arco trionfale classico, che nasce come monumento alla vittoria e alla celebrazione del proprio buon fare, per costruire un simbolo della propria vita e delle proprie idee. Ai lati del camino, troviamo due specchi, il primo che fa da riflesso a sé stessi ed esprime l’orgoglio per le proprie realizzazioni, il secondo che dall’altra parte fa riflettere, con una punta di saggezza, sul trascorrere del tempo che è stato utilizzato per raggiungere i propri obiettivi e che non tornerà più. L’aggiunta delle grandi ali nella parte superiore de ”Arc de Triomphe” è un tema caro a Volpini e richiama un altro dei suoi lavori, “Angeli siciliani”, opera nella quale è a sua volta presente un’architettura, una cancellata che rappresenta un’apertura dietro la quale le donne attendono il ritorno dei mariti dalla pesca e dal lavoro nei campi, aspettando gli eventi, mentre nel bozzetto del camino l’architettura riconduce
all’interno, alla casa, al sé, allo spettacolo intimo delle fiamme. Le ali sul camino richiamano la leggerezza, il volo, l’aria, esattamente come il fuoco, dalle fiamme impalpabili e leggere, è sempre in tensione per un’ascesa verso l’altoIl due camini sono interpretati quindi come boccascena teatrali, sottolineati dalla presenza in entrambi del drappeggio che si apre lateralmente, camini adatti per chi vive la propria vita come un avvenimento unico ed eccezionale.

I collezionisti hanno sempre un ruolo importante nella vita di un artista, incoraggiando, sostenendo, criticando, ispirando, a volte sfidando con soggetti inusuali. Una collezionista bergamasca, la prof.ssa Anna Arnoldi, considerata uno dei maggiori esperti mondiali di lupino, ha chiesto al maestro Volpini di inventare una scultura da passeggio/gioiello che celebrasse questo modesto legume, noto ai più solo per la celeberrima citazione nel romanzo I Malavoglia. Invece il lupino è interessantissimo per le sue eccellenti proprietà nutrizionali e funzionali e viene oggi riscoperto, dopo decenni di oblio, per produrre vari tipi di alimenti, come gelati completamente vegetali, bistecche e bocconcini vegetariani. La forma essenziale di questo seme, apparentemente poco stimolante, ha ispirato alla fantasia creativa di Volpini dei giochi con corde o nastri.

 

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