Al mare da giovane architetto

San Michele di Pagana vicino a Portofino
Al mare da giovane architetto

Servizio di: Luisa Carrara
Testo di: Walter Pagliero
Foto: Athos Lecce

La ristrutturazione di una piccola casa anni ’50 crea spazi anche visivamente più godibili, privilegiando le forme geometriche, le superfici “nude” e i materiali lasciati naturali.

A un giovane architetto ligure come piace vivere la seconda casa al mare? Con semplicità, in un ambiente moderno, luminoso, tutto bianco, con solo mobili di design e senza orpelli, dove vengono tollerati solo vecchi tappeti e preziosi quadri di famiglia; tutto il resto dev’essere semplificato, essenziale, ridotto a forma primaria, legato alla struttura e alla funzione. Qui c’è tutta la poetica del razionalismo degli anni ’20, molto funzionale, certo, ma con un linguaggio visivo particolare, derivato dal movimento olandese del “neoplasticismo” caratterizzato dalla giustapposizione ortogonale di piani e di volumi elementari.

Ed è una casa anche arredata con mobili storici degli anni ’20, oggi replicati, come quelli in tubo cromato di Marcel Breuer e Mies van der Rohe, diventati dei veri classici del “movimento moderno”. Ed è interessante sapere come l’architetto che ha progettato la ristrutturazione, Fabrizio Bartolomeo (lessismore@ newtown.it), è arrivato a questo risultato partendo da realtà poco esaltanti. “Pur localizzata in un contesto ambientale di grande pregio, qual è S.Michele di Pagana e il Golfo del Tigullio, questa costruzione era imprigionata in un tessuto edilizio che ne impediva la percezione e immiseriva il contatto con l’esterno, frutto della cementificazione selvaggia degli anni ’50. Da questi presupposti si sono mosse le scelte progettuali della ristrutturazione, indirizzate verso uno spazio “introverso” dove lo scambio con l’esterno è sempre filtrato, accuratamente indirizzato o addirittura negato, perché vince la volontà di interiorizzazione.

“Qui, essendo compromesso il contatto diretto con l’esterno, ha prevalso una interiorizzazione degli interni dove i protagonisti sono la materia, la luce e il colore.”

Quindi i veri protagonisti dell’interno diventano la materia, la luce e il colore: la materia, sempre usata al naturale senza mistificazioni o “belletti”; la luce esterna, non filtrata e violenta; il colore, puro e senza compromessi. Realizzato con alcune demolizioni uno spazio più fruibile e meno frazionato, si è lavorato sulle nude superfici rese perfettamente leggibili e senza intralci alla lettura: il pavimento, è un’unica gettata di resina bianca senza giunti o fughe e riflette il soffitto che si presenta come il suo doppio, entrambi contenuti dalle pareti con l’intonaco al naturale, che ha come unico ornamento la sua texture e il suo colore originario. Un altro tipo d’intonaco è stato utilizzato per il passaggio verso la cucina, sempre naturale ma eseguito col cemento, quindi di colore e aspetto diverso. Le porte che proteggono le camere da letto sono a tutta altezza, in modo da non interrompere la continuità del perimetro murario. Il bagno, inserito tra le due camere, e l’armadiatura che fiancheggia il corridoio separando la zona notte, si pongono all’interno dello spazio come volumi esattamente definiti. Per uniformare, si è usato lo stesso legno chiaro in pannelli leggeri per tutti i tamponamenti apribili: porte, ante e sportelli.

Nelle foto: poltrona in cuoio e acciaio di Mies van der Rohe (1925) e lampada di De Lucchi.
Il bagno col lavandino disegnato da Fabrizio Bartolomeo.
La cucina con sgabelli di Alvar Aalto.

Differenti i pochi colori scelti, applicati a smalto lucido, come il grigio chiaro del pannello che fa da controsoffitto sospeso sul tavolo da pranzo. Anche le strutture architettoniche sono state usate senza censure o pudori, esibendo la loro tecnologia elementare. Così come sono in vista i tiranti che reggono il controsoffitto ed è visibile sulle pareti il collante per le piastrelle. Al contrario sono molto curati i raccordi tra le varie superfici (pavimento, muri, vetri fissi) e alcuni dettagli, come i fermi delle grandi porte su pivot eseguiti in acciaio piegato, per esaltare col contrasto la povertà dei materiali utilizzati”. Fin qui la voce del progettista. Resta da constatare come tutti gli obiettivi da lui posti siano perfettamente leggibili nella realizzazione, con un risultato godibile e coerente.

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