UN’ACROPOLI CONTEMPORANEA

Il leggero rilievo del terreno presenta il sito come naturale luogo di riferimento per la borgata, mentre il disegno architettonico sviluppa gli elementi simbolici fondanti dell’edificio (campanile, portale, prese di luce…) attraverso forme pure che acquistano vitalità grazie agli accostamenti e alle sottolineature cromatiche.
Garofalo e Miura si esprimono con un linguaggio astratto ma allo stesso tempo marcatamente romano.Volumi semplici e nitidi. Superfici ampie e autorevoli nella loro presentazione materica e cromatica. Una pausa, uno stacco netto nella periferia urbana: la forma diventa astrazione e in quanto tale si eleva su quanto l’attornia e suggerisce la concretezza del mondo delle idee.
C’è qualcosa che forse vagamente ricorda la lezione di Aldo Rossi in questa recente opera di Garofalo e Miura, mentre pure la supera nella misura in cui si separa dalla monumentalità tradizionale per aprirsi alla leggerezza e alla metafisicità mediterranea, ben raccontate già da Richard England a Malta o prima ancora nelle tele di Renato Guttuso. L’intensità del giallo prepara a una luce densa, che prende corpo negli interni, grave e leggera assieme.Il progetto della chiesa di Santa Maria delle Grazie nasce dalle caratteristiche del sito: un pendio affacciato su un frammento di panorama ancora intatto della campagna romana.
L’area si trova a metà tra i nuovi edifici a 10 piani e il nucleo della borgata, che risale agli anni ‘60, dove risiede la maggioranza dei parrocchiani oltre via della Bufalotta.
Il complesso parrocchiale si propone come una piccola acropoli, un frammento urbano dotato di un proprio spazio aperto sul paesaggio, dove è ben visibile dalla borgata e dal nuovo quartiere. In posizione avanzata sul sagrato, il campanile è un segnale per fedeli e passanti. La comunità si raccoglie in una grande aula, resa ancora più vasta dalle semplici forme geometriche.Al suo interno la luce proviene soprattutto dall’alto, da quattro lucernari che evidenziano i luoghi salienti dello spazio liturgico: il fonte battesimale, la cappella feriale, la navata principale, la parete di fondo del presbiterio. Qui l’intreccio spaziale, acustico e luminoso intende rappresentare il vertice della celebrazione e del rito, i cui prodromi sono ravvisabili anche nelle opere parrocchiali, che fanno del complesso una risorsa della convivenza sociale e civile, oltre che religiosa.
La sequenza dei luoghi si apre nell’ingresso al sagrato dalla piazza, attraverso i parcheggi, e dalla strada.Le opere parrocchiali si dispongono a formare una corte in cui è evidente il riferimento al modello del chiostro. Il dislivello del terreno ha imposto di utilizzare anche il piano inferiore nella parte verso Casal Boccone, in cui è ospitato il salone parrocchiale, raggiungibile sia dalla scala che scende dalla corte, sia da un percorso in lieve pendenza che si stacca dal sagrato all’altezza del campanile. La chiesa e le opere appaiono quindi poggiati su un podio che le sostiene e le riconnette. L’aula liturgica è unitaria, e pone le proprie articolazioni spaziali come subordinate alla configurazione generale, che è una doppia falda rovesciata con un angolo di pochi gradi, impostata sul vano quasi quadrato a segnare l’asse ingresso-presbiterio.Sin dalla porta, sovrastata da una vetrata, si vede il presbiterio stagliarsi, illuminato dal primo lucernario.
L’area presbiteriale, elevata da due gradini, è leggermente decentrata, pur stando l’altare sull’asse di simmetria dello spazio interno.
Alla destra di questo si trova il fonte battesimale, che si prolunga senza soluzione di continuità nella cappella feriale. Alla sinistra dell’altare si dispongono la sede, l’ambone, i seggi dei concelebranti che precedono il percorso all’ingresso della sacrestia. Sulla grande parete di fondo, la cui monumentalità è enfatizzata dal lucernario e dal rivestimento in legno di acero, è collocato il grande crocifisso.La cappella feriale tiene conto di una duplice esigenza, quella della celebrazione per piccoli gruppi, e dell’adorazione dell’Eucaristia.
Si presenta come un’aula autonoma, dotata di un ingresso sul sagrato, che può fungere anche da accesso alla chiesa tramite il lungo corridoio che lo collega all’aula.
Un’apertura nello spigolo del vano rende visibile la custodia eucaristica dalla chiesa. La prossimità al presbiterio consente al celebrante di recarvisi direttamente. Una luce particolare e intensa giunge sul tabernacolo dal lucernario cilindrico sospeso.

La scelta dei banchi, modello San Michele di C.B.M. (sede Casella d’Asolo, Treviso) e realizzati in faggio evaporato di prima scelta certificato FSC, è stata la più appropriata per la loro linea semplice e moderna, che si fonde alla perfezione con l’interno della chiesa, ottenendo in questo modo armonia ed equilibrio.Progetto architettonico: Arch. Francesco Garofalo e Arch. Sharon Yoshie Miura, con Arch. Floriana Taddei
Collaboratori: Arch. Paul Blackmore, Arch. Claudia Pennese
Strutture: Ing. Antonio Michetti
Artista: Giovanna Aversa
Banchi: C.B.M., Casella d’Asolo (Treviso)
Impianto audio: Orion GT, Ospitaletto di Cormano (Milano)
Corpi illuminanti: Targetti Sankey, Firenze
Foto: Alberto MuciacciaArredi sacri e Restauri in legno per chiese e comunità
www.cbmchiesa.it

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